lunedì 22 luglio 2024

Ancora in Brembo con gli agonisti

Settimana scorsa mi è arrivato un messaggio da Alberto Zucchi, mi invitava ad una uscita sul Brembo sabato mattina. 

Sono arrivato in sede con largo anticipo per scegliere e preparare kayak ed attrezzatura. La scorsa volta con la Rainbow Zulu non mi ero trovato molto bene; ho perciò preparato una Perception Arc, più lunga e voluminosa. 

Alberto però non ha granché apprezzato la scelta… insomma… mi invitava caldamente a portare una Wavehopper.

E’ risaputo che non ho una grande confidenza coi K1 discesa, li avevo usati molte volte ma solo al lago; e non c’è mai stato feeling. Canoe troppo nervose per i miei gusti. L’idea di andarci in acqua mossa non mi entusiasmava, però alla fine ero stato invitato ad un allenamento di discesisti… non mi potevo presentare un’altra volta con un kayak da turismo. Se proprio si fosse rivelata una scelta tragica avrei trasbordato le rapide più impegnative. Alla fine la Perception è tornata sulla rastrelliera.

Come la scorsa volta sia gli Zucchi che Ugo hanno optato per il caricare sia i loro kayak da discesa in composito che le Wavehopper in plastica, decidendo poi cosa usare in base alle condizioni del fiume.

Da San Pellegrino a San Giovanni Bianco ci siamo fermati ad ispezionare alcune rapide.

Alberto
L’idrometro segnava 147cm, effettivamente più acqua della scorsa volta, ma comunque un livello medio-basso. Abbiamo ascoltato Ugo mentre suggeriva traiettorie (per me questo è un grosso problema, ho la memoria di un criceto e puntualmente non mi resta in mente nulla). Guardando il fiume anche gli altri hanno deciso che sarebbero scesi in Wavehopper; troppo il rischio di rovinare i kayak in carbonio contro i sassi.

L’imbarco a San Giovanni Bianco fortunatamente è subito a valle di una diga; questo mi ha aiutato molto perché improvvisamente mi è venuto in mente che, non solo la Wavehopper non mi era mai piaciuta, ma anche che non l’avevo mai usata ad Olginate in diga. Quel tempo speso lì per gli altri era puro riscaldamento; a me è stato utilissimo anche per riprendere un po’ di confidenza con questo tipo di scafo (che tra l’altro non usavo dall’estate scorsa) e saggiarne il comportamento in corrente facendo traghetti, entrate in corrente ed in morta.

Sono rimasto meravigliato, quella sensazione di traballamento nettamente avvertibile in acqua ferma sparisce completamente quando la si fa scivolare in corrente.

Dalle mie parti si dice “Ofelè fa el so mesté !” (il pasticcere fa il suo mestiere, detto dialettale per indicare il fatto che ogni artigiano è bravo a fare il proprio lavoro… ma non quello degli altri).
E questo è vero anche per le canoe. E’ un kayak da fiume, se lo usi in acqua piatta non è nel suo ambiente, semplicemente non è stato progettato ed ottimizzato per quello.

Buono il Feeling iniziale alla diga di San Giovanni, mi sono trovato bene anche sulla prima rapidella a raschiera in cui serve un po’ di controllo per schivare i massi affioranti… ma subito si avvicina la rapida della Irma (così si chiama sulle schede di CKFiumi, a quanto pare però è più famosa come il metanodotto). La scorsa volta l’ho tentata due volte, e per due volte mi ha buttato giù con una facilità disarmante. Mi sembrava impossibile, non c’era verso di non farmi risucchiare e frullare da questi vortici.

Apriva Ugo, subito dietro Sara, poi scendevo io e chiudeva Alberto. 

Una rapida formata da tre buchi, uno di fila all’altro. Avvicinandosi non hai una gran visuale su quello che c’è oltre, lo vedi come una netta riga nera. Sai che quello è il confine tra acque relativamente tranquille ed il putiferio che c’è dopo. Con il ricordo dell’altra volta avevo il cuore a 1000. Si prende fiato mentre si pagaia verso il punto prescelto per l'ingresso in rapida e giù nel primo buco, circondati da spumeggiante acqua bianca che ti schizza in faccia e offusca la vista. Quando pensi di esserne uscito e di poter riprendere fiato vieni inghiottito dal secondo, poi il terzo. Puoi solo pagaiare al massimo ed appoggiarti sull’acqua turbolenta cercando di tenere equilibrio, direzione e dando pancia dalla parte giusta cercando di anticipare ed essere pronto per il prossimo ostacolo.

Ugo

Alla fine di questa giostra liquida entro in morta, colpendo in pieno Sara sul fianco (la precisione in fiume è un’abilità per me ancora mooooooolto lontana). Ho un sorriso da ebete stampato in faccia e vorrei urlare di gioia come se avessi vinto un oro olimpico ma mi trattengo; limitandomi a dire, con tono pacato, “avete visto che stavolta sono rimasto dritto!”.

Poco dopo una rapida molto corta, più che una rapida vera e propria è un singolo passaggio. In sponda destra, a lato del salto, c’è una grande roccia piatta ed inclinata che forma una nicchia che guarda a valle, sotto la quale si forma un potente ritorno che ti spinge proprio lì sotto. Nessun problema nel scenderla. Decidiamo però di fermarci per giocare un po’. Insomma, per farla breve, io ed Alberto abbiamo fatto il bagno. Io sono anche riuscito a rimediare uno strappo ad un polpaccio uscendo. Ho preso la scusa di voler fare qualche foto per fermarmi un attimo a recuperare; per alcuni minuti sentivo un forte dolore appoggiando il piede e per tutta la giornata poi ha continuato a fare male quando era necessario spingere forte sul puntapiedi.

La rapida della Signora era molto sassosa e serviva manovrare parecchio, qualche colpetto di striscio l’ho preso. Una cosa che mi stupisce è il vedere come gli altri riescano a scegliere e percorrere linee pulite con grande disinvoltura, mentre io continuo ad interpretare male l’acqua e spesso a non riuscire a percorrere le traiettorie che ho in testa.
Ma il mio percorso di crescita in acqua mossa è appena cominciato, serve pazienza e trovare il modo di fare esperienza con qualcuno di esperto e competente.

La rapida del Sassone ha riportato alti i livelli di preoccupazione, i cm in più rispetto alla volta precedente si facevano vedere in tutta la loro forza. Anche qui però tutto bene. 

Iniziavo davvero a prenderci gusto!

Ma dopo la Irma era il ponte stradale quello che più mi preoccupava, la scorsa volta ero quasi terrorizzato avvicinandomi. Questa volta un po’ meno, sono passato con grande imprecisione nelle linee ma comunque restando dignitosamente a testa in su.

A questo punto con il livello attuale le difficoltà finiscono e, fino all’arrivo, si tratta solo di schivare sassi in un tratto di II grado.

Sbarcati a San Pellegrino si è deciso di rifarlo una seconda volta.

Il dato idrometrico nel frattempo era calato a 143cm; per cui si è optato per una discesa veloce onde evitare di vedere il livello diminuire ulteriormente e dover fare ancora più attenzione ai sassi.

Va tutto bene, nessun bagno. Io sono stanco ma abbastanza a mio agio al punto che, in uscita dalla signora, mi concedo addirittura un ingresso in morta con un aggressivo aggancio al posto del solito tranquillo appoggio. Sono riuscito ad avere all’ultimo saltino tutto come volevo: angolo, velocità, pancia e posizione della pagaia attiva. Ho quindi voluto osare un bell’aggancio. Con grande soddisfazione, l’unico ingresso in morta che mi ha portato esattamente nel punto che avevo visualizzato come target. Nessuno lo sa, ma mi sono dato una immaginaria pacca sulla spalla da solo dicendomi “Bravo Marco, ben fatto!”.

Comunque la differenza tra me ed i miei compagni di discesa era evidente non solo nelle rapide ma anche sui tratti tranquilli dove loro vanno davvero forte e non riesco proprio a stargli dietro.
Dopo il ponte della SP26 era davvero molto sassoso; probabilmente il fiume ha perso ancora qualche cm di livello e questo, unito alla stanchezza, mi porta a colpire qualche sasso. All'ingresso di San Pellegrino io sono davvero stravolto, prendo di striscio ancora qualche sasso che proprio non riesco ad evitare e, mentre Ugo rimane a giocare un po’ sull’ultimo spot del campo slalom, io mi lascio dolcemente scivolare in appoggio basso allo sbarco.

Stanco ma felice, ringrazio il Brembo per avermi concesso due discese davvero emozionanti ed avermi insegnato a cosa servono i kayak da discesa.

Un grosso grazie va anche ai discesisti del CK90 che mi hanno ancora una volta invitato ad una loro fantastica sessione di allenamento fuori casa.
Mi piacerebbe frequentare più spesso questo fiume, ad un'oretta di strada dalla sede del CK90 abbiamo un fiume bellissimo, dall'acqua pulita e fredda anche in estate. Torniamoci più spesso!

Sara 






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