mercoledì 25 ottobre 2023

mi sono intrufolato all'Argentario


Lo scorso fine settimana si sono svolti, all’Argentario, gli esami del corso istruttori FICK di kayak da mare; organizzato come di consueto da Sottocosta.

L’evento è stato anche occasione di ritrovo con alcuni membri del direttivo e, soprattutto, con i maestri formatori ed altri istruttori. Così ci sono andato anche io, assieme a Giorgio Racca (che gentilmente mi ha dato un passaggio, in settimana ho avuto un piccolo incidente ed ero a piedi).

Non ho seguito gli esami. Non mi sembrava corretto considerando che il prossimo anno vorrei affrontare anche io questo corso, qualora riuscissi a prepararmi adeguatamente prima dell’uscita del bando.

Quindi, mentre tutti erano interessati a fare da pubblico durante le prove, io ero nullafacente.

Passare due lunghe giornate chiuso nel bungalow di un campeggio sarebbe stato noioso, così ho portato con me due diversivi: un libro davvero molto molto interessante ed il kayak.


Il sabato c’era vento di Libeccio e sul tombolo di Feniglia arrivavano onde alte un metro e mezzo. In spiaggia alcuni surfisti locali la mattina ci hanno riferito che per il pomeriggio era previsto vento in diminuzione ed onda in leggero aumento. Il programma era deciso: libro nello zaino e dopo pranzo kayak in acqua!

Sono uscito con il Galbu che, avendo sostenuto tutti gli esami teorici in mattinata, ha voluto concedersi una pagaiata per scaricare un po’ la tensione ed approfittare della situazione di mare 3 e vento 3 per fare un ultimo ripasso delle manovre.  Ne ho approfittato anche io ripetendo con lui appoggi, roll, rienti-e-roll, salvataggi, risalite, rimorchi... 

Finite queste esercitazioni improvvisate ci siamo spostati più vicino a riva per giocare con alcuni treni di onde particolarmente alte che iniziavano a frangere già nella zona dei gavitelli rossi che indicano il limite della zona riservata ai bagnanti. Ho avuto modo di provare la pagaia nuova (la Shuna) anche in condizioni di surf, mi sono trovato davvero bene. Non vorrei sembrare come il classico pescatore che cattura una sardina ma poi si vanta di aver preso una balena: ci sono stati un paio di momenti in cui sono arrivati due treni di onde che -a naso- superavano di gran lunga quanto riportato su Windy. Come riferimento avevo un surfer in piedi sul SUP: quando mi trovavo nel cavo dell'onda successiva, spariva completamente.

Una volta sbarcato ero talmente felice che, quasi a voler ringraziare il mare per queste due ore di divertimento, mi ci sono tuffato con addosso tutta l'attrezzatura da kayak ed ho fatto un bel bagno con PFD, paraspruzzi, caschetto e calzari addosso.

Sono uscito dall'acqua con il classico sorriso da ebete che mi si stampa in faccia con il mare in queste condizioni. Rientrato al campeggio chi aveva passato la giornata in aula ad ascoltare tesine, esercizi di carteggio, meteorologia e le altre materie d'esame vedendomi esclamava: "ah, vedo che tu sei andato a divertirti!"


La sera siamo usciti per una cena di gruppo; i pensieri dei corsisti erano tutti ovviamente catalizzati dall'esame e le conversazioni riguardavano solo le interrogazioni di quel giorno ed i timori riguardanti le prove dell'indomani. Mi ha fatto però veramente piacere constatare che, pur provenendo da tutte le parti d'Italia ed avendo molti partecipanti grande differenza di età, il gruppo si sentiva davvero unito e si supportavano a vicenda quasi fossero amici di lunga data impegnati in una sfida comune.



La domenica mattina ho salutato i corsisti all'imbarco sulla spiaggia della Feniglia. Come previsto mare praticamente piatto e assenza di vento.

Mi sono cambiato e sono uscito in solitaria. Superata la baia ed il porto di Cala Galera a debita distanza per non interferire con gli esami, svoltisi in questa insenatura, mi sono avvicinato alla costa ed ho proseguito navigando sempre a poche spanne di distanza dalla scogliera. Dopo il frangiflutti di Porto Ercole la costa si fa subito interessante e quel po' di onda residua era sufficiente per sollevare schizzi d'acqua che spesso e volentieri mi arrivavano dritti in faccia come uno schiaffo. Eravamo partiti da casa con un clima freddo e piovoso, qui c'erano 25 gradi, un bel sole e acqua caldissima.

Non avevo una meta né un programma in termini di tempo. Pagaiavo molto lentamente soffermandomi spesso a studiare la forma sempre diversa che ogni onda prendeva infrangendosi contro una determinata roccia.



Sono arrivato fino ad aver di fronte l'Isolotto (è l'esatto nome del toponimo, evidentemente qui è il posto dove la fantasia dei toscani si è esaurita) ed ho così pensato di raggiungerlo per portare l'Xceed a rivedere lo sperone di roccia contro cui gli ho causato il primo graffio sul gel coat durante il camp del 2021.

L'ho fotografato:


Lo scoglio contro cui avevo graffiato l'Xceed

Una volta lì vuoi non girarci attorno? 

Nonostante sia di fatto poco più di uno scoglio, la sua circumnavigazione ha richiesto un po' di tempo. Nel lato più esposto vi era ancora del residuo di onda dal giorno precedente ed in alcuni punti mi sono fermato lunghi minuti a farmi cullare dal movimento del mare ascoltandone il rumore ed osservando i movimenti degli alti spruzzi. 


Sono tornato sulla Feniglia poco dopo le 11:00, a cala galera gli esami erano ancora in corso. Ho avuto quindi tempo di fare uno spuntino prima di sistemare l'attrezzatura e fare una doccia.

Nel pomeriggio, ad esami finiti, ho assistito al momento di riscontro ed ai saluti finali.


Chissà se per il prossimo anno riuscirò veramente ad affrontare questo corso anche io.


Per ora non posso che concludere congratulandomi con i neo-istruttori. Quest'anno non si è visto nessun rimandato.

Ecco qui una loro foto fatta da Felice al termine degli esami:


Buon lavoro ragazzi!






mercoledì 4 ottobre 2023

L'Adda con il CK90 - 2023


ingresso alle "stoppate", le paludi di Brivio

Come ogni anno, alla chiusura della stagione di corsi base, il CK90 organizza per i suoi iscritti la discesa dell’Adda con partenza dalla sede Gallavesa in Vercurago ed arrivo al traghetto leonardesco di Imbersago.


E’ l’unica pagaiata trasversale alle varie tipologie di soci, infatti vi prendono parte:


  • I “paperini” (come li chiama Roberta) ovvero neofiti freschi freschi di corso;

  • Gli "uccellatori" (come li chiama Jimmy) ovvero canonisti più esperti che, per qualche strano ed inspiegabile motivo, preferiscono pagaiare in lago o mare piuttosto che in un torrente di V grado in piena. Gente strana;

  • Gli "agoni" (come li chiama Felice) in questo caso non sono pesci da fare in carpione ma i ragazzi dell'agonismo;

  • Il settore giovanile (a cui non è ancora stato dato un soprannome);

  • Il neonato gruppo canoa canadese.


L'evento, organizzato da Roberta con l'instancabile Felice, è stato dedicato alla memoria di Jacopo. Un giovane ragazzo, socio del CK90 e figlio della Lolli (nostra tecnico), scomparso in giovanissima età.


In tutto eravamo circa 50, per la maggiore con kayak da mare/touring, una manciata di k1 discesa e due canoe canadesi.

Per la precisione di canadesi avevamo in acqua una Prospector 16 in assetto "C3" con Luca + Mery + la figlia Margherita di 3 anni e la nostra Swift in modalità "C 2 ½" con me + Gloria ed il suo pancione di 5 mesi.


Dopo il consueto briefing tenuto da Felice ci siamo imbarcati per il breve tragitto dalla sede alla spiaggetta di Guelglia dove abbiamo dato il via al carosello di trasbordo della diga di Olginate. Pensavo ci volesse più tempo in 50 ma, tutto sommato, considerando l'elevato numero di partecipanti non ci è voluto poi molto. Capita a volte di metterci di più con gli "agoni" che, anche se sono solamente 4 o 5, hanno capacità di fare casino peggio dei mille tra pagaie dimenticate non si sa dove, caschi non allacciati che cadono, canoe portate in coppia - anzi no portiamole una alla volta - anzi no torniamo a prendere anche l'altra che le portiamo ancora in coppia e paraspruzzi che non paraspruzzano (ma è paraspruzzi o parastruzzi?).

Ovviamente io ho eseguito il portage in maniera tradizionale, caricando la canoa sulle spalle grazie al giogo. Ormai sono completamente dentro al mood canadese e non accetto altri metodi di trasportare la canoa lungo un trasbordo. Anche nello sport è necessaria un minimo di etichetta, e poi adoro pavoneggiarmi con la mia canoa enorme ma leggerissima mentre gli altri canadesi armeggiano con le loro in plastica pesanti come macigni.


Reimbarcati valle della diga ci siamo poi raggrupparti nel lago di Olginate dove abbiamo fatto nuovamente il punto della situazione in vista della rapida del Lavello, per molti "paperini" primo approccio all' ambiente fluviale.

Uno solo è andato a bagno, tra l'altro canoista di buona esperienza in kayak da mare. Le canadesi finalmente iniziavano a sentirsi nel loro ambiente.


Superata questa rapida il fiume si fa placido e, come ha detto Felice, arrivati a questo punto ci eravamo lasciati alle spalle la parte faticosa (il trasbordo), alle spalle anche la parte adrenalinica (la rapida del Lavello), restava la parte più rilassante ed interessante dal punto di vista naturalistico.


Siamo entrati in uno specchio d’acqua laterale prima di imboccare il canale che taglia l’ansa di Monte Marenzo. E’ stata solo la seconda volta in cui riuscivo a percorrere questo ramo secondario, negli ultimi 3 anni è rimasto ostruito da alberi caduti.
Siamo riusciti a percorrere anche tutte le stoppate (aree paludose connesse al fiume), accedendo dall'ingresso più alto tramite uno stretto canale tra i canneti, prima di arrivare a Brivio sul lungofiume per la pausa pranzo.

Dopo essere ripartiti siamo passati sotto al ponte di Brivio. Abbiamo dovuto rinunciare a percorrere il suggestivo canale all’interno dell’area del Toffo; ci sarebbe voluto troppo tempo per far passare una cinquantina di canoe, una alla volta, attraverso la piccola chiusa che rappresenta l'unico accesso superiore. Siamo però entrati da sotto, dove di solito si sbuca, per fare un giro nella palude che all’interno del ponte su cui passa la pista ciclopedonale.


Proprio qui di fronte, in località Molinazzo di Arlate, il fiume si allarga ed il fondale si alza.  Vi sono due isolotti, uno dei quali ospita al suo interno uno splendido chiaro d’acqua. Troppo piccolo però per entrare così in tanti e comunque l'unico accesso a questa area era ostruito da rami e vegetazione depositati dalla recente piena di pochi giorni prima.
Abbiamo quindi circumnavigato un isolotto facendo un tratto di risalita. Davvero una gran fatica in canadese! Siamo stati però poco furbi dato che lo abbiamo affrontato dritto per dritto in piena corrente mentre avremmo fatto meno fatica a risalire stando all'interno dell'ansa, dove l'acqua corre meno e vi erano delle piccole morte, per poi traghettare alti ed imboccare il ramo successivo. Sono ragionamenti naturali ed istintivi per i fluviali, un po' meno per noi canoisti di acqua piatta, ma sto cominciando a metabolizzarli dato che la canadese è comunque sempre meno veloce rispetto ad un kayak da mare.


A quel punto ci restavano solo un paio di km, in cui il fiume si fa meno interessante e ci spinge dolcemente verso l’arrivo. Ecco dietro ad un’ansa apparire il traghetto leonardesco, ormeggiato in sponda destra.

Questa splendida giornata in questo magnifico tratto di fiume è terminata. Ci manca solo da caricare auto, furgone e carrelli per il rientro in sede.
Ultimamente, frequentando il GEB di Brivio, sto imparando a conoscere a fondo questo pezzo di Adda, ricco di fascino e di storia, in cui è sempre un vero piacere pagaiare; una vera e propria perla dietro casa.

passaggi stretti

Con il meteo siamo stati più che fortunati. Le intense piogge della settimana precedente avevano portato il fiume ad andare in piena. Nulla di sconvolgente, si sono sfiorati i 500m3/s, ma era un dato idrografico che non si vedeva da anni. Temevo si arrivasse a dover rimandare. Invece a partire da metà settimana, tornate condizioni di stabile bel tempo, il livello è pian piano sceso a regimi normali; domenica si era attorno agli abituali 190m3/s. La vegetazione, ancora folta, si stava colorando dei caldi toni dell’autunno. Condizioni davvero perfette.


Sono anche contento si stia diffondendo la passione e curiosità nei riguardi della canadese. Lo scorso anno ero in acqua solo io con la mia (a bordo me con l’allentatore Marco Arlati, aveva abbandonato all'ultimo i suoi "agoni" entusiasta della novità).

Quest’anno è stato fantastico non essere la pecora nera del gruppo. Sono state due canoe che, più che canadesi, rispettavano lo stile inuit delle Umiak: canoe aperte in cui la donna raccoglieva l'intero nucleo familiare per gli spostamenti stagionali. Margherita - 3 anni di vita con 2 stagioni di esperienza sia in canoa che in kayak- si è comportata davvero bene e sembrerebbe voler seguire le orme dei genitori: entrambi canoisti di riferimento.

Sono davvero molto felice sia stata presente anche Gloria nonostante sia stato necessario allargare di parecchio il PFD per farci stare la pancia.

Peccato che Matteo sia troppo iperattivo ed irrequieto per resistere una giornata in canoa, avrebbe apprezzato molto il continuo passar sotto alle fronde degli alberi ed ai ponticelli. Ma un'intera giornata confinato in un guscio galleggiante è semplicemente impensabile.


In molti hanno chiesto di replicare l’Open Day Canadese che era stato proposto lo scorso mese.

Sicuramente vedremo di trovare una giornata da dedicarci.



Link agli articoli degli anni precedenti:


martedì 3 ottobre 2023

In solitaria tra Sestri Levante e Deiva Marina

Sestri Levante - Baia del Silenzio

Nei giorni scorsi ho acquistato da Tuilik una pagaia che avevo in mente da tempo: una Werner Shuna. Ho poi avuto modo anche di montare sull’Xceed la bussola della Silva che Gloria mi aveva regalato lo scorso compleanno, ormai quasi un’anno fa.
Ho pensato fosse necessario inaugurare la nuova attrezzatura in acqua salata.
Lo so, è una scusa poco convincente, la verità è che semplicemente avevo voglia di sentire l’odore del mare.

La scorsa settimana avevo ferie, così ne ho approfittato! L’idea iniziale era quella di una navigazione attorno al promontorio di Portofino ma, avendo deciso oggi per domani, non sono riuscito ad organizzarmi né con la  ricerca di un punto di imbarco né nel recuperare una carta (necessaria, specie considerando che c’è di mezzo una AMP di tipo A).

Ho così ripiegato per andare a Riva Trigoso, dove sono sicuro di trovare parcheggio comodo letteralmente sul mare. O almeno così pensavo; per fortuna sono partito alle 5:00 ed alle 8:00 ero in posto, perché il parcheggio direttamente sulla spiaggia della Rena è stato tutto convertito in stalli per moto.
Lungo la strada ci sono 8 posti a disco orario (max 4 ore), una decina scarsi di posti a pagamento (a pagamento fino al 30/9 ed io sono andato - ovviamente- il 29/9) ed -incredibilmente- altri parcheggi per moto. Mi viene il vago sospetto che il Sindaco di Sestri Levante sia un appassionato motociclista.


giardini di roccia - Punta Manara

Mi imbarco con la spiaggia ancora deserta ed i chioschi chiusi, punto ad Ovest. Subito dopo il golfo di Riva Trigoso c’è Punta Manara che, da questo lato, offre costa verticale e splendidi giardini di roccia in cui è piacevole zigzagare.

Proprio sulla punta noto, alta su una roccia che si staglia a picco sul mare, un’edicola votiva e - come vedo una scala a pioli in ferro - decido di volerla raggiungere.
Sbarco direttamente sulla scogliera facendo uno di quegli atterraggi che con “il kayak bello” proprio bisognerebbe evitare. Mi arrampico sulle rocce e raggiungo la scala, il corrimano è completamente divelto e pericolante ma la scala in sé sembra solida e ben ancorata. Faccio una visita lampo, temo l’arrivo improvviso di qualche onda e di vedere il kayak prendere il largo da solo; ho dimenticato di assicurarlo alle rocce.

Sbarco a Punta Manara e la sua edicola votiva

L’edicola ospita un quadretto con il volto della Madonna sovrastata da una targa ad invocarne la protezione:

In mezzo ai pericoli, alle angosce, alle incertezze, alle tentazioni, leva lo sguardo alla stella del mare, invoca Maria in tuo soccorso.

 

Non so a quali tentazioni si riferisca, ma quella di una scaletta a pioli per inerpicarsi su una splendida scogliera per me è stata troppo forte.

Quando è stato il momento di reimbarcarsi sono arrivati 5 minuti di onde grosse causate dal passaggio di navi. Ho dovuto attendere un po’ prima di riuscire a tornare in acqua in sicurezza e senza fracassare il carbonio dell’Xceed.

il mio bellissimo kayak

Singolare il fatto che in tutte le navigazioni con kayak in composito c’è sempre un momento in cui capita di pensare “se avessi qui il mio Prijon…”. E' un pensiero stupido tanto quanto quello del tizio in Ferrari che si lamenta dello scarso bagagliaio, l'Xceed in acqua è davvero fantastico.

Percorso il lato di ponente di Punta Manara si arriva a Sestri, nella Baia del Silenzio; la più suggestiva delle due che caratterizzano la piccola penisola.

Superata punta Sestri ho dato una sbirciata alla Baia delle Favole. Prima di fare dietro front ho osservato verso ovest: il promontorio di Portofino era ben visibile, dopo circa 10nm di costa bassa. Sarà per la prossima volta.

Tornato a Riva Trigoso ho fatto un lungo taglione del golfo per proseguire la navigazione ad est del punto di partenza. Da qui fino a Deiva Marina ho pagaiato lungo la famosa " strada delle gallerie", oggi percorribile in macchina a senso alternato ma un tempo ferrovia, un percorso scavato nella roccia caratterizzato da numerosi tunnel stretti ed alti.

La costa da Riva Trigoso a Moneglia è veramente affascinante; si nota in maniera evidente la stratificazione delle rocce, a tratti è perfettamente verticale e perpendicolare alla linea di costa. La scogliera in questi punti prende a somigliare ad un gigantesco libro che si sta lentamente sfogliando in mare.

costa tra Moneglia e Riva Trigoso

In altri tratti questa specie di millefoglie rocciosa è disposta parallelamente al mare formando delle pareti piane ben uniformi.


Grotta Moneglia

Tra queste stratificazioni verticali si apre una piccola grotta, un tunnel stretto con una luce finale dalla quale si può sbirciare nell’insenatura successiva.

Si resta incantati pensando a quanti milioni di anni ci siano voluti a creare tutto questo. Guardando in acqua ci si accorge poi che il processo geologico è ancora in corso. Si notano sommersi blocchi squadrati di roccia: pezzettini di queste pagine di Pietra cadute in mare a causa dei fenomeni di erosione a cui tutta la Liguria è notoriamente soggetta.

Mi sono fermato per il pranzo al sacco su una spiaggetta di ciottoloni in cui ci eravamo fermati con Gloria mentre giravamo da queste parti nel 2016.
Eravamo due fidanzatini alle nostre prime esperienze in kayak, la primissima al mare se escludiamo il corso Foundation a Lerici. Ricordo con piacere quell'esperienza.

Poco dopo il punto in cui ho sostato vi è Moneglia, incastonata in una lunga insenatura, con spiagge sabbiose protette da barriere frangiflutti.

Muraglioni distrutti

Da qui a Deiva la costa diventa meno interessante; più che falesie rocciose è fatta di terra, ma non per questo smette di essere ripida. Qui sono più che mai evidenti i segni lasciati dal mare quando decide di volersi mangiare la costa. L'uomo tenta di rallentare questo processo, vi sono dei grossi e spessi muraglioni di contenimento in sasso e cemento, sembrano aver subito dei terribili bombardamenti ma sono stati vittima solo della potenza del mare.

Arrivato a Deiva Marina sono sbarcato in spiaggia per godermi un lungo momento di relax, fare un bel bagno ed una piccola merenda prima di riprendere a navigare verso il punto di partenza. 


Il posto da cui sono partito era proprio di fronte allo Scoglio dell’Asseu, il punto di interesse più instagrammato di questo tratto di costa. La mattina c’era una bellissima luce, morbida e calda; perfetta per il classico scatto bucolico. Potevo non fotografarlo?
E infatti non l’ho fatto.
Al pomeriggio - al contrario- il sole era alto sul mare, con una luce forte. A questo punto potevo solo  scegliere se fotografarne la silhouette in controluce oppure optare per un pessimo scatto con la Fincantieri come sfondo. Potevo anche optare per evitare questa fotografia.
Ovviamente ho fatto la scelta peggiore.

Scoglio dell'Asseu - Riva Trigoso (Sestri Levante)

Alle 16:30 ero già in auto, pronto per rientrare a casa.


Ho trovato una giornata fantastica; mare piatto, con una leggerissima e piacevole brezza di terra la mattina e di mare al pomeriggio.

Le spiagge si sono un po’ riempite dopo mezzogiorno ma si vede che la stagione turistica è ormai finita. In acqua pochissimi diportisti (molto tranquilli, probabilmente locali), qualche vela, dei pescherecci e molti canoisti di tutti i tipi (kayak da pesca, kayak da mare, surfski ed anche una canadese).


Stare in mare da solo, in una giornata del genere, è veramente un’esperienza rigenerante. Se devo essere sincero al lago in solitaria non mi sento mai completamente a mio agio; con il mare, pur vivendolo rarissime volte all’anno ed avendone ancora poca esperienza, trovo al contrario una grande sintonia.

Se è vero che in compagnia apprezzo il mare un po’ mosso, per avere quel pizzico di adrenalina di cui si sente la mancanza al lago, è altrettanto vero che in solitaria queste giornate di bonaccia sono un vero e proprio dono.

Dovrei fare più spesso queste piacevoli scorribande.

un altro tratto di costa caratteristico - Moneglia



a Numana per l' SK3

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