domenica 26 luglio 2020

Il primo vero roll è quello che non ti aspetti

Prima o poi doveva succedere... d'altronde il roll lo si impara apposta; serve a ritirarsi dritto se per sbaglio si finisce sott'acqua; non è solo un gioco per bagnarsi la testa quando si ha caldo e si pagaia in acqua piatta.

La domenica mattina in bella stagione sotto al ponte vecchio di Lecco si crea una situazione molto dinamica: qui è il punto dove la corrente del fiume è più forte, il Tivano soffia ancora vigoroso da nord ed i diportisti coi loro motoscafi risalgono l'Adda a tutta manetta per contrastare la corrende sollevando onde importanti che si muovono in direzione opposta al corso dell'acqua e del vento. Insomma, una strana "lavatrice".

Ieri mattina, con un bel gruppo del Ck90, dopo qualche mezz'oretta di esercizi e traini dalle parti di Vercurago ci siamo diretti al Ponte Vecchio per effettuare delle manovre anche li.
Al terzo passaggio tra gli archi, dopo aver aspettato che un motoscafo alzasse una bella onda da surfare, è finita che ho perso l'equilibrio.
Ho tentato, inutilmente, di recuperare l'assetto con un appoggio alto (manovra che non ho ancora ben digerito), ma alla fine mi sono ritrovato a testa in giù.
Diligentemente ho messo la pagaia sotto l'ascella destra, impungato la maniglia del paraspruzzi con la mano sinistra e svincolato un ginocchio dal premicosce. Tutto pronto per un'uscita bagnata da manuale: senza perdere nè pagaia nè il contatto con il kayak... ma mi sono fermato a riflettere.
Perchè non provare un eskimo? Aria nei polmoni per un tentativo ne ho!

Allora riprendo posizione nel pozzetto, ben saldo ai premicosce, ed incomincio la sequenza come ho fatto nelle prove durante le due serate in piscina ad inizio inverno e durante qualche uscita negli ultimi periodi in acqua piatta:
impugno la pagaia, posizione di partenza, pala fuori dall'acqua, pagaia perpendicolare allo scafo, colpo d'anca.
Prima ancora che finissi di ripassare mentalmente tutta la manovra ecco che mi ritrovo a faccia in su.
L'acqua sta sotto e l'aria sta sopra, molto bene! Davanti a me la terza arcata del ponte vecchio con ancora, stazionaria tra i piloni, l'onda che mi aveva buttato giù.

Mi guardo attorno poi mi avvicino ad una parte del gruppo che sostava vicino alla punta dell'isola Viscontea (canoisti che si stanno preparando a sostenere l'esame SK2); mi chiedono se l'abbia fatto apposta per combattere il caldo, probabilmente sopravvalutano di non poco le mie capacità. Rispondo di no, ed ammetto che ho stupidamente mancato un'appoggio.
Confesso che è il mio primo eskimo non intenzionale... ed è anche il primo in acque agitate oltre che il primo con pagaia europea; ancora fatico durante la pagaiata a capire come sono orientate le pale, figuriamoci a testa in giù per tirare un roll...

Rientrati in acque più tranquille di fronte a Vercurago decidiamo di proseguire il ripasso di alcune manovre come traini e salvataggi. Ne approfitto per vedere se poco prima ho avuto una gran botta di culo facendo numerosi roll... mi vengono tutti. E' ufficiale: lo so fare anche con la pagaia europea e non solo con la greenland a pala lunga! Certo la tecnica non sarà sopraffina (un paio sono usciti proprio a malo modo) ma non ne ho mancato uno. Sono rientrato soddisfatto!

Considerazione finale: durante l'estremo tentativo di recupero della posizione con l'appoggio alto devo aver tirato il fiato istintivamente; sono comunque rimasto colpito dal fatto che -in una situazione reale e non di ribaltamento intenzionale- quando si è a testa in giù si ha molto tempo per organizzare i pensieri, ripassare che tutto sia come deve essere (gambe ancorate a premicosce e puntapiedi, busto in posizione, pagaia impugnata correttamente ed in posizione,...). Per quanto rapido sia stato il tutto non è stata per nulla un'azione istintiva ma una manovra pensata ed eseguita passo-passo esattamente come durante i corsi.


PS: ovviamente avevo il kayak di Gloria. Col Prijon non sarei venuto su neanche a piangere in cinese. God bless Tiderace Pace 17 tour.




giovedì 9 luglio 2020

Idro e Ledro "attenti a quei due"

Lago di Ledro, poco dopo l'imbarco

Dato che c'è ancora l'obbligo di indossare le mascherine a coprire parte del volto ho evitato di mettere il passamontagna quando, venerdì sera, mi sono introdotto furtivamente nella sede canneto del CK90 per rubare il nuovo kayak di Gloria.
lago di Ledro
Questo fine settimana si è svolto un piccolo raduno sui laghi di Idro e Ledro e, sebbene l'ambiente di questi due piccoli bacini (il lago di Ledro è davvero minuscolo) si addica di più al tranquillo carattere del Prijon Touryak, non vedevo l'ora di provare anche io il Tiderace Pace 17.

Questo piccolo incontro è stato il primo con gli amici di Sottocosta dopo il cimento  svolto nei primissimi giorni di febbraio; il Covid ha ovviamente fatto saltare tutta la stagione primaverile ed anche il Kayak Camp, di cui non abbiamo fatto neanche in tempo a conoscerne il luogo designato per l'edizione 2020 (voci di corridoio parlavano del nord della Sardegna).

Lago di Ledro

Ci siamo ritrovati in 16 a pagaiare il sabato pomeriggio sul lago di Ledro che, per quanto piccolo, merita sicuramente la visita offrendo un'acqua incredibilmente cristallina e degli scorci paesaggistici molto interessanti non solo durante l'escursione in kayak ma anche durante il trasferimento in auto dalla valle del Chiese fino a qui. Il periplo del lago è di circa 5,5nm ed impegna poco più di un paio d'ore anche se percorso in tutta tranquillità.

La sera a cena è stata l'occasione di festeggiare i compleanni di Luciano e Giorgio. Il nome dato alla due giorni era "attenti a quei due" ed ancora adesso ci chiediamo se si riferisse ai due laghi o ai due festeggiati!

Lago d'Idro: la zona del biotopo
La domenica è stata interamente dedicata al periplo del lago d'Idro. Questa volta in 18 ci siamo imbarcati direttamente dal campeggio in cui abbiamo pernottato - Miralago, in località Baitoni- per  effettuare il giro in senso antiorario iniziando l'esplorazione, subito dopo l'imbarco, del biotopo del lago d'Idro; una porzione di lago particolarmente ricca di vegetazione (ciò che rimane di quello che era l'ambiente naturale attorno a questo lago prima che i benedettini bonificassero l'intera area); per qualche minuto abbiamo fatto lo slalom tra i salici bianchi ed i canneti avendo cura di fare meno rumore possibile per non disturbare gli svassi maggiori e le gallinelle d'acqua che qui regnano.
Poco oltre la foce del fiume Chiese si trova la spiaggia di Ponte Caffaro, dove siamo sbarcati per salire a piedi a visitare l'eremo di S. Giacomo, risalente al X secolo, che era la sede appunto dei frati Benedettini.
Nuovamente in acqua abbiamo proseguito la navigazione sfilando sotto la rocca d'Anfo; stupenda fortificazione militare risalente al XV secolo che - con varie modifiche- è restata in uso fino al 1917 a scopo difensivo e successivamente impiegata come caserma fino al 1975. In questo tratto frequentissimi sono gli avvistamenti di nidi di aironi cenerini sulle sommità degli alberi che crescono a pelo d'acqua.
Sbarco per la pausa pranzo a Lemprato, poco oltre il punto in cui il fiume Chiese esce dal lago prima di rientrare lungo la sponda orientale.

Una bella occasione per riprendere i contatti con alcuni amici di Sottocosta e, sopratutto, per esplorare due laghi in cui ancora non ero stato...





Lago d'idro: la zona del biotopo




Lago d'idro: sotto la Rocca d'Anfo

a Numana per l' SK3

Le due sorelle  La Certificazione Pagaia Azzurra - Sea Kayak di livello 3 era il mio obiettivo per il biennio 2020-21. Il primo freno a ques...