venerdì 18 dicembre 2020

la fine del secondo lockdown

 

Sono passati più di due mesi da quando sono riuscito a fare l'ultima pagaiata prima che fossimo sopraffatti dalla seconda ondata della pandemia. E quell'ultima uscita non fu neanche degna di nota dato che, in quel pomeriggio di inizio settembre, ho pagaiato gran poco: giusto un'oretta a fare roll e lunghi bagni per testare che tutta l'attrezzatura invernale fosse in ordine. Trovate delle infiltrazioni nella muta stagna (portata a riparare) e poi via, tutto nell'armadio fino ad oggi.

Tornare in canoa è stato davvero piacevole. Mi sono imbarcato a metà mattina ed ho pigramente pagaiato fino a Lecco con un Tivano teso che rendeva l'aria pungente. In Adda la corrente era abbastanza intensa; o forse sono solo io che ho perso l'abitudine di pagaiare ed avevo l'impressione di fare troppa fatica per risalire quel tratto di fiume che separa il lago di Garlate dal bacino principale del Lario. Dalle parti di Pescarenico, mentre ero in sponda sinistra, ho avvistato un martin pescatore che -complice la risalita controvento - si è fatto avvicinare più del solito.  Sebbene l'avifauna sia sempre abbondante e variegata sui nostri laghi l'incontro col "martino" non è poi tanto frequente ed è quindi sempre una gran gioia avvistare un'esemplare di questo variopinto uccellino!

Una veloce puntata alla statua di San Nicolò ed al lungolago di Lecco e poi subito in rientro verso la base di partenza.
Un paio di ore rilassanti... giusto per rimettere il sedere in kayak dopo parecchio tempo ed anche per testare -finalmente- la nuova macchina fotografica che mi ha regalato Gloria per il compleanno: una splendida Olympus TG-6, la mia prima fotocamera stagna!









martedì 13 ottobre 2020

Canoisti al Balbianello

 

entrando in darsena
 Sabato con Gloria ed Elisa abbiamo effettuato un'escursione con partenza dal porto di San Giovanni in  Bellagio. Diretti inizialmente verso sud, poco dopo l'imbarco abbiamo attraversato  sulla sponda opposta avendo come riferimento la penisola di Lavedo. L'idea iniziale era di esplorare il promontorio solo dall'acqua ma ad Elisa è venuta l'idea di sbarcare per fare un tour nei giardini di Villa Balbianello; il bigliettaio ci ha concesso di alare i nostri tre kayak in darsena (che onore!) e così ci siamo goduti un'oretta di visita. Vestiti da kayak di tutto punto con pantaloni in neoprene e giacca d'acqua ci aggiravamo tra i grandi platani e gli spettacolari scorci paesaggistici che si avevano dalla loggia noncuranti degli sguardi interrogativi che ci rivolgevano gli altri avventori in mocassini ed abiti firmati... sono però certo che Guido Monzino, grande esploratore e proprietario della villa fino alla sua morte nel 1988, preferisca accogliere nella sua ultima dimora (si trova seppellito qui nei giardini) dei kayaker nel bel mezzo di un'escursione piuttosto che i turisti arrivati col taxiboat.

Ripresa la navigazione ci siamo diretti alla vicina isola Comacina per effettuarne il periplo e, successivamente, rientrare sulla sponda bellagina dove siamo sbarcati per il pranzo al sacco a Lezzeno. 

Ripresa la pagiata in direzione nord in quel tratto di costa selvaggia ed impervia chiamata scogliera dei Grosgalli siamo stati accompagnati da numerosissimi avvistamenti di martin pescatore; di tutta l'avifauna presente sul nostro lago il "martino" è tra gli uccelli più rari ma spettacolari da osservare.

Una volta a San Giovanni Gloria è sbarcata mentre Elisa ed io abbiamo fatto un ultimo allungo fino alla punta spartivento di Bellagio e ritorno.

 

Vista la grande disponibilità e cortesia riservataci dal personale del FAI (ente a cui Guido Monzino ha lasciato in eredità Villa del Balbianello) si potrebbe considerare questa gradevole divagazione non-canoistica da accoppiare alle escursioni che prevedono il passaggio da queste parti.

spiando i kayak dal giardino
sito web di riferimento:

www.fondoambiente.it/luoghi/villa-del-balbianello

Prezzi ed orari (2020):

11€ visita libera, senza limiti di tempo dei giardini

22€ visita libera ai giardini + visita guidata di circa 45' agli interni

aperto dalle 10:00 alle 18:00 (17:00 da novembre a maggio)

chiuso lunedì e mercoledì non festivi



ecco due "cartoline" dal giardino... il Lario è sempre il Lario!





martedì 29 settembre 2020

l'Adda con il CK90


Domenica è stata una bella giornata... sotto tutti i punti di vista!
Anche il meteo ci ha fatto una grossa sorpresa: eravamo tutti pronti ad affrontare pioggia e vento ma inaspettatamente siamo tornati a casa abbronzati.

Con un bel gruppone di 35 canoisti siamo partiti dalle due sedi del CK90 in Vercurago pronti ad esplorare l'Adda.

Prima tappa obbligatoria la spiaggia di Gueglia dove siamo sbarcati per trasbordare a valle della diga di Olginate; trasbordo che mi sono ormai abituato a fare ultimamente dato che, con un gruppetto di altri inuit del Lario, abbiamo preso il vizio di venire qui a divertirci nella corrente tra le arcate del ponte... sempre con il disponibilissimo e pazientissimo Felice a farci da baby sitter.

Disceso questo brevissimo tratto di fiume le sponde si allontanano nuovamente per creare il lago di Olginate, un piccolissimo bacino circondato da canneti che offre un'insolita quanto piacevole vista su Calolziocorte (cittadina poco poetica vista dalla strada ma che da qui appare sotto ad una luce diversa) e sulle valli che lo sovrastano.

Rientrati nuovamente in Adda abbiamo affrontato l'unico tratto impegnativo della giornata: le rapide tra i ponti della ferrovia e della SP74. Corrente bella allegra per un secondo grado che ci ha regalato qualche minuto di adrenalina. In molti erano alla primissima esperienza in fiume ed il racconto delle emozioni è stato un po' come ricordavo la mia prima volta sul Ticino: le inaspettate sensazioni quando si mette la pala in acqua, l'ansia dello sfilare in corrente a tutta velocità a fianco dei mulinelli, lo strano comportamento del kayak quando ci si ritrova senza volerlo su una eddyline ed il rumore assordante di acqua mossa causato da alcune raschiere che, per quanto un suono non possa ribaltare una canoa, contribuisce non poco a creare un certo livello di inquietudine.

Di qui in poi, fino all'arrivo, il fiume è placido e permette una navigazione del tutto spensierata. Siamo entrati in un canale molto stretto che permette di tagliare di netto la prima ansa ed anche nei tratti successivi non abbiamo perso occasione di infilarci in ogni pertugio dove si potevano scoprire nei rami laterali e negli isolotti inaspettati laghetti privi di corrente con micro-paesaggi spettacolari formati da rami semi sommersi, alberi, canneti e folta vegetazione. 

Dalle parti di Monte Marenzo abbiamo fatto rendez-vous con un gruppetto di canoisti del CUS Pavia coi quali ci dovevamo incontrare al Lavello.  Ci hanno raggiunto qui  scendendo rapidissimi nonostante si siano imbarcati in ritardo mentre noi eravamo già avanti sul percorso. Per loro -agonisti in K1 discesa- non è stato difficile raggiungere noi turisti in kayak da mare.

Unica sosta a Brivio, poco prima del ponte, per il pranzo al sacco. Da li all'arrivo ad Imbersago - dove c'è il traghetto leonardesco - il fiume concede ancora qualche divagazione che ha ulteriormente appagato la nostra voglia di sentici dei piccoli esploratori. Grandissimo lo stupore nello scoprire dei piccoli scorci di paesaggio ai più sconosciuti seppur così vicini a casa.

Brivio, poco a valle del ponte

Lo sbarco è stato l'operazione più complessa di tutta la giornata.  Imbarsago era ancora piena di turisti attirati dalla bella giornata di inizio autunno. Abbiamo caricato i kayak sui carrelli e sulle auto che avevamo portato qui di prima mattina ma manovrare una quarantina di barche da 5 metri e più tra le innumerevoli auto che fanno manovra per entrare ed uscire dal parcheggio (tutti con una gran fretta come fossero parenti del Bianconiglio) ha creato qualche istante di tensione.

Il bilancio della giornata è stato molto positivo. Da ringraziare lo staff del CK90, come sempre  disponibilissimo, ed in particolare Roberta che è stata la promotrice di questa giornata.


A me ha fatto venire una gran voglia di tornare sul Ticino. Chissà che la presenza del CUS Pavia non sia l'occasione per stabilire ottimi contatti tra le due associazioni e non si possa organizzare una giornata in cui noi laghee ci possiamo portare in massa in trasferta da loro.








lunedì 31 agosto 2020

CanoaRaduno Iseo 2020

 

 Nonostante le previsioni meteo inclementi non potevamo certo mancare al Canoa Raduno di Iseo!

Anche la pandemia ci ha messo del suo per ridimensionare questa edizione; tanti gli assenti tra le "facce note" che solitamente ci fanno compagnia in questa occasione ma fa sempre piacere reincontrare i canoisti indigeni di Iseo e Sarnico.

Questa per noi è stata la quinta presenza. La due giorni sul Sebino è l'unico evento di cui non abbiamo mai saltato un'edizione da quando andiamo in kayak fino ad oggi.

La giornata di sabato ce ne siamo stati ad oziare in campeggio dato che il vento soffiava costante oltre i 40 km/h e le precipitazioni erano particolarmente violente mentre la domenica siamo usciti per un breve giro risalendo fino a Sulzano, attraversata su Peschiera Maraglio, Sensole, Isola di S. Paolo e rientro con toccata e fuga sulla sponda bergamasca dalle parti di Predore.

Dato che si è trattato del primo raduno ufficiale dai tempi del Cimento (tutti gli altri annullati causa COVID o meteo) sarebbe dovuto essere il primo evento pubblico in cui Gloria sfoggiava il suo nuovo kayak ma, purtroppo, qualche problema di digestione durante la notte l'ha messa KO. Così per lei niente pagaiata neanche la domenica. D'altronde alla veneranda età di 30 anni non tutti possono vantare un fisico idoneo a sopportare lo spiedo bresciano con polenta unta caratteristico del sabato sera.

Con grande -anzi grandissimo- spirito altruistico mi sono fatto io carico di portare in acqua il suo Pace 17, lasciando il Prijon a riposare sulle barre dell'auto.

La navigazione è stata caratterizzata da meteo tutto sommato clemente per la prima parte. Il vento si è alzato che avevamo già raggiunto Monte Isola e poi, a raffiche più o meno intense, ci ha accompagnato per tutta l'escursione. Tornati in vista della parte sud-occidentale del bacino il cielo ha ricominciato ad essere nuovamente nero e minaccioso ed anche le raffiche sono aumentate sia in frequenza che in intensità, ma ormai eravamo prossimi allo sbarco.

Con me e Gloria c'era anche Elisa a formare una piccola delegazione del CK90 in visita dagli amici dell'ATLS Iseo.







Link ai post degli anni precedenti:

2019

2018

2017

2016

domenica 26 luglio 2020

Il primo vero roll è quello che non ti aspetti

Prima o poi doveva succedere... d'altronde il roll lo si impara apposta; serve a ritirarsi dritto se per sbaglio si finisce sott'acqua; non è solo un gioco per bagnarsi la testa quando si ha caldo e si pagaia in acqua piatta.

La domenica mattina in bella stagione sotto al ponte vecchio di Lecco si crea una situazione molto dinamica: qui è il punto dove la corrente del fiume è più forte, il Tivano soffia ancora vigoroso da nord ed i diportisti coi loro motoscafi risalgono l'Adda a tutta manetta per contrastare la corrende sollevando onde importanti che si muovono in direzione opposta al corso dell'acqua e del vento. Insomma, una strana "lavatrice".

Ieri mattina, con un bel gruppo del Ck90, dopo qualche mezz'oretta di esercizi e traini dalle parti di Vercurago ci siamo diretti al Ponte Vecchio per effettuare delle manovre anche li.
Al terzo passaggio tra gli archi, dopo aver aspettato che un motoscafo alzasse una bella onda da surfare, è finita che ho perso l'equilibrio.
Ho tentato, inutilmente, di recuperare l'assetto con un appoggio alto (manovra che non ho ancora ben digerito), ma alla fine mi sono ritrovato a testa in giù.
Diligentemente ho messo la pagaia sotto l'ascella destra, impungato la maniglia del paraspruzzi con la mano sinistra e svincolato un ginocchio dal premicosce. Tutto pronto per un'uscita bagnata da manuale: senza perdere nè pagaia nè il contatto con il kayak... ma mi sono fermato a riflettere.
Perchè non provare un eskimo? Aria nei polmoni per un tentativo ne ho!

Allora riprendo posizione nel pozzetto, ben saldo ai premicosce, ed incomincio la sequenza come ho fatto nelle prove durante le due serate in piscina ad inizio inverno e durante qualche uscita negli ultimi periodi in acqua piatta:
impugno la pagaia, posizione di partenza, pala fuori dall'acqua, pagaia perpendicolare allo scafo, colpo d'anca.
Prima ancora che finissi di ripassare mentalmente tutta la manovra ecco che mi ritrovo a faccia in su.
L'acqua sta sotto e l'aria sta sopra, molto bene! Davanti a me la terza arcata del ponte vecchio con ancora, stazionaria tra i piloni, l'onda che mi aveva buttato giù.

Mi guardo attorno poi mi avvicino ad una parte del gruppo che sostava vicino alla punta dell'isola Viscontea (canoisti che si stanno preparando a sostenere l'esame SK2); mi chiedono se l'abbia fatto apposta per combattere il caldo, probabilmente sopravvalutano di non poco le mie capacità. Rispondo di no, ed ammetto che ho stupidamente mancato un'appoggio.
Confesso che è il mio primo eskimo non intenzionale... ed è anche il primo in acque agitate oltre che il primo con pagaia europea; ancora fatico durante la pagaiata a capire come sono orientate le pale, figuriamoci a testa in giù per tirare un roll...

Rientrati in acque più tranquille di fronte a Vercurago decidiamo di proseguire il ripasso di alcune manovre come traini e salvataggi. Ne approfitto per vedere se poco prima ho avuto una gran botta di culo facendo numerosi roll... mi vengono tutti. E' ufficiale: lo so fare anche con la pagaia europea e non solo con la greenland a pala lunga! Certo la tecnica non sarà sopraffina (un paio sono usciti proprio a malo modo) ma non ne ho mancato uno. Sono rientrato soddisfatto!

Considerazione finale: durante l'estremo tentativo di recupero della posizione con l'appoggio alto devo aver tirato il fiato istintivamente; sono comunque rimasto colpito dal fatto che -in una situazione reale e non di ribaltamento intenzionale- quando si è a testa in giù si ha molto tempo per organizzare i pensieri, ripassare che tutto sia come deve essere (gambe ancorate a premicosce e puntapiedi, busto in posizione, pagaia impugnata correttamente ed in posizione,...). Per quanto rapido sia stato il tutto non è stata per nulla un'azione istintiva ma una manovra pensata ed eseguita passo-passo esattamente come durante i corsi.


PS: ovviamente avevo il kayak di Gloria. Col Prijon non sarei venuto su neanche a piangere in cinese. God bless Tiderace Pace 17 tour.




giovedì 9 luglio 2020

Idro e Ledro "attenti a quei due"

Lago di Ledro, poco dopo l'imbarco

Dato che c'è ancora l'obbligo di indossare le mascherine a coprire parte del volto ho evitato di mettere il passamontagna quando, venerdì sera, mi sono introdotto furtivamente nella sede canneto del CK90 per rubare il nuovo kayak di Gloria.
lago di Ledro
Questo fine settimana si è svolto un piccolo raduno sui laghi di Idro e Ledro e, sebbene l'ambiente di questi due piccoli bacini (il lago di Ledro è davvero minuscolo) si addica di più al tranquillo carattere del Prijon Touryak, non vedevo l'ora di provare anche io il Tiderace Pace 17.

Questo piccolo incontro è stato il primo con gli amici di Sottocosta dopo il cimento  svolto nei primissimi giorni di febbraio; il Covid ha ovviamente fatto saltare tutta la stagione primaverile ed anche il Kayak Camp, di cui non abbiamo fatto neanche in tempo a conoscerne il luogo designato per l'edizione 2020 (voci di corridoio parlavano del nord della Sardegna).

Lago di Ledro

Ci siamo ritrovati in 16 a pagaiare il sabato pomeriggio sul lago di Ledro che, per quanto piccolo, merita sicuramente la visita offrendo un'acqua incredibilmente cristallina e degli scorci paesaggistici molto interessanti non solo durante l'escursione in kayak ma anche durante il trasferimento in auto dalla valle del Chiese fino a qui. Il periplo del lago è di circa 5,5nm ed impegna poco più di un paio d'ore anche se percorso in tutta tranquillità.

La sera a cena è stata l'occasione di festeggiare i compleanni di Luciano e Giorgio. Il nome dato alla due giorni era "attenti a quei due" ed ancora adesso ci chiediamo se si riferisse ai due laghi o ai due festeggiati!

Lago d'Idro: la zona del biotopo
La domenica è stata interamente dedicata al periplo del lago d'Idro. Questa volta in 18 ci siamo imbarcati direttamente dal campeggio in cui abbiamo pernottato - Miralago, in località Baitoni- per  effettuare il giro in senso antiorario iniziando l'esplorazione, subito dopo l'imbarco, del biotopo del lago d'Idro; una porzione di lago particolarmente ricca di vegetazione (ciò che rimane di quello che era l'ambiente naturale attorno a questo lago prima che i benedettini bonificassero l'intera area); per qualche minuto abbiamo fatto lo slalom tra i salici bianchi ed i canneti avendo cura di fare meno rumore possibile per non disturbare gli svassi maggiori e le gallinelle d'acqua che qui regnano.
Poco oltre la foce del fiume Chiese si trova la spiaggia di Ponte Caffaro, dove siamo sbarcati per salire a piedi a visitare l'eremo di S. Giacomo, risalente al X secolo, che era la sede appunto dei frati Benedettini.
Nuovamente in acqua abbiamo proseguito la navigazione sfilando sotto la rocca d'Anfo; stupenda fortificazione militare risalente al XV secolo che - con varie modifiche- è restata in uso fino al 1917 a scopo difensivo e successivamente impiegata come caserma fino al 1975. In questo tratto frequentissimi sono gli avvistamenti di nidi di aironi cenerini sulle sommità degli alberi che crescono a pelo d'acqua.
Sbarco per la pausa pranzo a Lemprato, poco oltre il punto in cui il fiume Chiese esce dal lago prima di rientrare lungo la sponda orientale.

Una bella occasione per riprendere i contatti con alcuni amici di Sottocosta e, sopratutto, per esplorare due laghi in cui ancora non ero stato...





Lago d'idro: la zona del biotopo




Lago d'idro: sotto la Rocca d'Anfo

domenica 28 giugno 2020

il lago di Endine



Dato che ci trovavamo qualche giorno a soggiornare nelle valli bergamasche, dalle parti di Clusone, ne abbiamo approfittato oltre che per andare a trovare Valentina e Michele sul lago d'Iseo anche per farci una pagaiatina sul lago d'Endine.











Per noi è stata una piacevole scoperta, anzi, una ri-scoperta. Non eravamo mai stati su questo lago (neanche senza kayak) e subito, a colpo d'occhio, abbiamo notato le grandi somiglianze coi piccoli laghi delle nostre zone... in primis con il lago del Segrino. Incastonato tra le montagne che fanno da sfondo è circondato da canneti; quei canneti a margine dei quali Gloria ed io abbiamo mosso i nostri primi passi in kayak nelle tranquille acque dei laghi di Pusiano ed Annone.
Avevamo un po' perso il ricordo di quella piacevole sensazione che si ha lasciandosi andare alla deriva vicino ad un fittissimo canneto, ascoltano i versi degli animali che vi abitano ed osservando in assoluto silenzio una folaga che porta in acqua i suoi piccolini o nel vedere da vicino un maestoso airone che prende il volo proprio sopra la tua testa.
La scelta di un giorno infrasettimanale, con pochissimo traffico sulla strada che percorre la sponda settentrionale e quasi nessun bagnante sulle rive, ha sicuramente aiutato a sottolineare quest'atmosfera di pace e di tranquillità.

Il lago ha uno sviluppo costiero di circa 7,5nm e si presta bene a pagaiate lente e rilassanti in un'acqua sempre liscia come l'olio e da un intenso colore verde scuro. Un piacevole "ritorno alle origini" in un lago che, se non fossimo già stati in zona per altro, probabilmente non avremmo mai considerato.





San Felice al Lago



martedì 23 giugno 2020

L'alto Sebino bresciano

Marone e la sua chiesa sul lago


Una pagaiata sulla parte settentrionale del lago d'Iseo l'avevamo da tempo nel "cassetto" dei progetti.
Domenica ci siamo ritrovati a Marone con Valentina e Michele, che si sono gentilmente offerti di farci da guida sul loro lago, per un giretto fino a Pisogne.

Imbarcati in tarda mattinata abbiamo fatto rotta nord, costeggiando lungo le sponde di Marone, Vello, Toline ed infine Pisogne dove siamo sbarcati per il pranzo al sacco presso il lido che ospita anche la sede del canoa club "il canneto".

Cielo sereno, vento da sud nella parte più settentrionale associato ad ondina bassa. Nel viaggio di ritorno lungo il tratto intermedio abbiamo navigato contro le pareti rocciose per non disturbare i numerosi kite e windsurf che viaggiavano a velocità davvero impressionanti approfittando del vento teso.





E' stata la seconda uscita di Gloria con il suo nuovo Tiderace ed ha potuto iniziare a prenderci confidenza con il vento e le ondine di lago testando la reattività dello scafo con e senza timone. Come potevamo aspettarci, essendo il Pace 17 pensato per i viaggi ed essendo la versione a più alto volume, resta con la prua troppo fuori dall'acqua quando si incontrano le ondine tipiche di lago basse ma ravvicinate, mentre in acqua totalmente piatta il rocker pronunciato non sembra influire più di quel tanto sulla lunghezza dell'opera viva. Prossimamente faremo delle prove di carico per capire quanto materiale serve per riportare la linea di galleggiamento a livelli più consoni e sfruttare a pieno le performance di quello scafo.
Valentina invece a bordo del suo splendido Resinvetro Iceberg era alle primissime esperienze e non si è fatta scoraggiare da una navigazione abbastanza impegnativa per una neofita... ma con Michele come insegnante sarebbe difficile immaginare il contrario.



sabato 13 giugno 2020

Prima uscita, nuovo kayak e primi roll!






Oggi, finalmente, siamo tornati in kayak dopo la quarantena!




Imbarco verso le 9 dalla sede canneto del CK90 con un bel Tivano; io nel mio caro vecchio Prijon mentre Gloria ha inaugurato il suo nuovo Tiderace Pace 17 tour.
Una pagaiata veloce fino al ponte della ferrovia, giusto per prendere le misure ed iniziare a fare le regolazioni a seggiolino e schienalino così da adattarli perfettamente alla conformazione di Gloria.

Tornati in sede mi sono concesso un breve giro-test anche io, giusto un paio di minuti in cui ho goffamente eseguito un paio di roll (i primi nelle acque del Lario).



martedì 2 giugno 2020

La flotta si espande


SPOILER: si, è un Tiderace Pace 17 G-core


Due cose erano assolutamente imprescindibili riguardo l'acquisto del nuovo kayak:

1- non avrei preso un kayak alla cieca, senza averlo provato possibilmente in situazioni diverse;
2- doveva essere una barca Made in Italy.

E così eccoci qui, oggi, con un Tiderace Pace 17 (costruzione G-core) che ci aspetta nella sede del CK90.  Kayak inglese in cui nè Gloria nè io abbiamo mai avuto modo di infilarci il sedere.
La coerenza con sè stessi prima di tutto.


E' bastata una sera, un post su Instagram di Tuilik che annunciava uno sconto su due kayak in giacenza (di quelli costruiti prima dell'accordo Tiderace - Nelo), per convincermi a mandare all'aria tutti i miei buoni propositi.
Ordinato al volo -ormai tre mesi fa- e ritirato ieri da Felice assieme ai nuovi arrivi del CK90 dato che sono ancora in quarantena.

Le premesse sono ideali. Avendo i nostri cari Prijon Touryak 470LV (che ci teniamo stretti stretti) cercavamo qualcosa di più veloce e più tecnico ma ugualmente sicuro e comodo come pozzetto.
Riguardo le performance sembra evidente che nessuno possa mettere in discussione quelle del Pace17, che è indubbiamente il punto di riferimento per le spedizioni ed i tour veloci pur consentendo una buona agilità.
Sul pozzetto mi sono sentito di rischiare. Le altre due barche di questa casa che ho pagaiato (il Vortex e l' Xplore-M) si sono rivelati molto comodi ed il Pace-17 con i suoi 405l di volume -di cui una generosa porzione a prua- non vedo come possa essere da meno.

Ad aver potuto scegliere avrei puntato sulla versione S, forse più adatta considerando che il maggior utilizzatore sarà probabilmente Gloria e che verrà impiegato al 99% in uscite di un giorno con carico molto leggero. Ma non ho saputo resistere alla tentazione dell'offerta.
Un kayak veloce, nato col timone ed - a quanto dicono i suoi utilizzatori - anche molto stabile... praticamente Gloria non avrà più scuse per dare bidone ai vari raduni ed escursioni.
Sulla carta, comunque, non vi sembrano essere grandi differenze fra le due taglie che presentano una differenza di volume quantificata in 30l e con minime variazioni di dimensione: la lunghezza dello scafo resta la medesima e la larghezza varia solo di 5mm (53cm contro 52,5). Non saprei se anche in altezza ci sia qualche millimetro di limatura...ma comunque non mi sembra un gran stravolgimento e con la taglia standard si avrebbe solo da guadagnare in spazio per le gambe ed i piedi. Al limite avrà bisogno di un carico extra di materiale per esprimersi al meglio.

L'unica cosa che mi fa rosicare è che ai raduni resterò l'unico col tozzo e cicciottoso plasticone, e dalle retrovie arrancherò come sempre guardando però avanti Gloria, nel gruppo di testa, con un filantissimo kayak da 5 metri e 22. Ecco a cosa serve la cima traino!
Inutile che ve lo dica, conto già di fare qualche incursione nella sede del CK90 ed impossessarmene per qualche mezza giornata!  ...e sono sicuro che entrambi ci troveremo molto, molto bene!

Tra l'altro questo 2020, nonostante i 3 mesi di forzata interruzione delle pagaiate, è stato un anno di grandi cambiamenti dal punto di vista dell'attrezzatura:
Ho preso un nuovo PFD della Kokatat, sempre da Tuilik, dato che il mio comincia a mostrare qualche segno di usura; solo un problema estetico, è ancora tutto perfettamente in ordine (mentre quello di Gloria sembra uscito ieri dal negozio, chissa perchè) ma anche li mi sono fatto attirare da un'offerta su un modello che ha una conformazione della parte posteriore molto alta, il che risulta più comodo con il pozzetto del Touryak che ha una mastra e un poggiaschiena particolarmente ingombranti.

Ho preso al volo anche una pagaia completamente in carbonio della WaveDesign (questa si Made in Italy). E' la versione più grande di quella che ha Gloria e spero che sia il pretesto, finalmente, per imparare ad usare come si deve l'europea.

Adesso cosa ci manca? ah si... tornare finalemente liberi e mettere tutto in acqua!


Gli amici del CK90 ce lo conserveranno ancora impacchettato fino a che potremo pagaiarci, spero prestissimo!!!

lunedì 27 aprile 2020

La pandemia del canoista

Luino - febbraio 2017


Oggiono in inverno
In molti hanno dato consigli su come un canoista potrebbe spendere del tempo durante l’isolamento forzato in casa. Si è parlato di manutenzione all’attrezzatura, letture, studi, visione di documentari, esercizio fisico in salotto, condivisione di esperienze in teleconferenza e pianificazione delle future navigazioni.
Tutte attività interessanti e stimolanti.
Io ne volgio proporre una noiosa, molto noiosa: la sistemazione dell’archivio fotografico.

Era uno dei "doveri" che rimandavo da troppo tempo, più o meno dal 2017. Ho dovuto mettere assieme 4 hard-disk ed un numero non ben precisato di schede SD (credo di averne in giro ancora qualcuna non censita nascosta in qualche zaino)… era una faccenda davvero necessaria.

Ho continuato il lavoro secondo un modello logico con cui anni fa avevo iniziato l’archivio e ne sto anche approfittando, visto che il tempo libero non manca, per aprire ogni cartella e fare pazientemente pulizia dei file che – obiettivamente – non ha senso tenere. Attualmente sono a circa metà dell’opera; la mole di immagini a cui sto lavorando in questi giorni non riguarda solo le uscite in kayak ma c’è praticamente di tutto.
Sto così liberando parecchi Gb di spazio, preziosi per chi ha una macchina che permette di avere file RAW, ed al contempo dando all’archivio un ordine che permetterà in futuro di recuperare facilmente le immagini in caso siano necessarie.
Sto anche pensando di acquistare altri hard disk o dello spazio in cloud per avere una seconda copia delle mie foto vista la non completa affidabilità di questi supporti nel lungo tempo.

Tombolo della Giannella visto dall'alto il giorno prima di fare il periplo dell'Argentario




C'è però un risvolto ad allietare questo duro compito. Aprendo le cartelle e facendo una carrellata delle singole immagini per decidere cosa tenere e cosa eliminare non è raro imbattersi in qualcosa che inizialmente non ci aveva colpito e che avevamo messo da parte.

Ecco qui, in questa pagina del blog, qualcuno di quegli scatti… con la speranza di poter tornare presto in acqua!


Avvicinamento a San Vigilio - Garda durante l'ultimo Concentrazioneskimokayak




lunedì 3 febbraio 2020

Cimento invernale 2020




Si parla da anni di SlowFood, SlowWine, SlowSmoke... e da oggi anche di SlowKayak!

Non ci sarebbe modo migliore per definire il 22° Cimento Invernale dell'alto Lario.
Acqua piatta, assenza di vento, temperatura fin troppo mite per i giorni della merla, lago deserto, una bella compagnia di amici, il solito ben di Dio che esce dai gavoni durante le soste  e due navigazioni: la prima caratterizzata da ville e borghi mentre la seconda dalla natura selvaggia della costa ovest del lago di Mezzola, circondati dal panorama mozzafiato della corona di monti che lo sovrastano. Il tutto percorso ad un'andatura lenta, molto lenta.

Villa La Gaeta

Quest'anno è stato per noi il primo cimento di due giorni, come si faceva "una volta".
Sbarco a Varenna
Sabato mattina il ritrovo è stato a Dervio, in 22 ci siamo imbarcati sulla sponda sud, protetti dal Tivano che ci ha fatto compagnia solo per i primi minuti di traversata mentre lasciavamo la sponda lecchese per raggiungere quella comasca ai piedi del castello di Santa Maria Rezzonico. Di li in poi, sebbene il cielo sia stato sempre completamente coperto non abbiamo più visto nè un alito di vento nè il minimo movimento di acqua.
Ci siamo messi a costeggiare in direzione Sud; punto di interesse indubbio di questo tratto di costa la maestosa Villa la Gaeta che merita qualche minuto di contemplazione, poi fino a Menaggio la strada è breve.
Da Menaggio a Varenna la traversata è lunga e noiosa, circa 1,8nm. Però tra un'occhiata a destra per ammirare la punta spartivento di Bellagio ed i Corni di Canzo sullo sfondo ed una chiacchierata tra amici tenendo sempre sotto controllo il traghetto che percorreva più o meno la nostra rotta (unica altra presenza che abbiamo trovato sul lago oltre ad un cabinato che veleggiava pigramente) è passata in fretta ed a Varenna siamo sbarcati poco a sud rispetto all'imbarcadero per la pausa pranzo.
Il rientro a Dervio è andato via liscio come il resto della navigazione.
Percorse in totale 11nm, solo un miglio in più rispetto a quanto previsto dall'organizzatore che questa volta, strano ma vero, ha correttamente misurato il percorso sulla carta.

L'indomani la classica del Cimento: ritrovo al porto di Gera Lario, risalita del Mera e giro in senso antiorario del lago di Mezzola con sosta sulla spiaggia a sud di San Fedelino. Visita al tempietto, di cui Luciano anche quest'anno custodiva la chiave, e poi rientro lungo l'impervia sponda occidentale.
Meteo ottimale con sole, acqua piatta e completa assenza di vento per un percorso di 10nm tonde (incredibile!). In acqua eravamo ben 49!

Sotto la scogliera, al sole. Sullo sfondo il Legnone


Il raduno del cimento, oltre che aprire come sempre le attività dell'anno di Sottocosta è stata anche occasione di iniziare i festeggiamenti dei 30 anni di fondazione del CK90, club che condivide con Luciano l'organizzazione di questo evento.


Link ai post degli anni precedenti:
2019
2018





Avvicinamento a Varenna


Sosta a sud di San Fedelino



lunedì 6 gennaio 2020

Pagaiata della Befana al CK90




Questa mattina prima pagaiata al CK90, questa volta non da ospite ma da socio!
Una rapida escursione dalla sede fino alla canottieri di Lecco e ritorno che ci ha visto impegnati poco meno di due ore, giusto per riprendere in mano la pagaia dopo i bagordi delle feste.
Prima dello sbarco qualcuno ha eseguito degli eskimo usando la scopa di saggina della befana a mo' di pagaia: una tradizione, forse un rito di questa associazione; un piccolo "cimento" in attesa di quello di Sottocosta all'estremo opposto del Lario.

Dopo essere venuto, nei giorni successivi al raduno nel ramo di Como di agosto, a passare un pomeriggio in questo club giusto per vedere come funziona sono oggi felice di esserne entrato a far parte assieme a Gloria (che però ha bigiato questa prima uscita). Il settore marino del CK90 si fa simpaticamente chiamare "inuit del Lario" ed è noto per essere un terreno fertile per la crescita dei kayaker che lo compongono e per il gruppo particolarmente festoso ed amichevole.


Felice esegue il primo eskimo con la scopa


Piccola nota triste: abbiamo ripescato dalle fredde acque del lago un defibrillatore che qualche vandalo ha ben pensato di lanciare dal lungolago. L'apparecchio, ovviamente inutilizzabile ed irreparabile, è stato consegnato alle forze dell'ordine. Non ci sono parole per descrivere certi comportamenti.

La Pocket Canyon a casa

foto Luca Cattaneo Non vedevo l'ora di mettere in acqua la mia nuova Pocket Canyon . Certo, non è stato un primo varo dato che l’avevo g...