mercoledì 17 gennaio 2024

La Pocket Canyon a casa

foto Luca Cattaneo

Non vedevo l'ora di mettere in acqua la mia nuova Pocket Canyon. Certo, non è stato un primo varo dato che l’avevo già pucciata nel Sile il giorno in cui sono andato a ritirarla.

Però la prima volta nelle acque di casa è sempre un’emozione!

foto Riccardo Galbusera

Così sabato scorso sono andato al CK90 per allestire la nuova canoa con i suoi air-bag. Si, perché una barca del genere andava inaugurata in diga! Non è certo una canadese da acqua piatta!

È arrivato anche Luca che si è offerto di seguirmi con un kayak da torrente per fare sicurezza: dopo averlo istruito sulle procedure da seguire in caso di bagno (recupera la canoa nuova e lascia pure il canoista in balia di sé stesso) siamo andati in acqua.

Pagaiatina di riscaldamento fino al trasbordo, portage rituale e via!

L’idea era di prenderci confidenza inizialmente a valle del ponte, magari in prima o terza arcata… ma visto che lo scafo mi trasmetteva sensazioni di piena sicurezza mi sono soffermato subito sotto la diga per qualche traghetto a pochi metri dalle paratoie, dove l’acqua è davvero bianca! Poi giù sotto al ponte dove vi è una situazione decisamente meno turbolenta ma più divertente e didattica.

e la Esquif divise le acque... ah no... quello era Mosè


in morta di fianco al secondo pilone

Ci ho preso confidenza per bene, facendo traghetti, entrate in corrente, entrate in morta ed anche qualche piccola surfatina sulle onde che si formano proprio in fondo all’ultima arcata.

Il livello non era altissimo, sotto la media stagionale, per cui in ultima arcata era possibile mettere i piedi in acqua e trascinare la canoa a monte per delle traghettate alte e ridiscese in seconda arcata (la più movimentata). Con la canadese salire e scendere al volo è davvero una comodità, specie rispetto ai kayak da slalom con cui vengo qui solitamente coi quali però, con questa portata, è anche possibile risalire di prepotenza pagaiando senza sbarcare.

La Pocket Canyon è una canoa che fa sentire sicuri anche i pagaiatori che non sono certo abituati a questo tipo di canoa in acqua mossa. Qualche incertezza ovviamente c’è stata; sono abituato a venire qui con K1 slalom o - più raramente - con dei kayak da mare quando il livello è più alto. Nei giochi tra una eddy e l’altra non sono ancora abituato ad avere la pagaia da un lato solo, ma questa piccola Esquif mi ha fatto divertire e sentire sicuro nonostante sia ben lontano dal padroneggiare la tecnica necessaria.

Piccolo inconveniente sul rientro dato che mi sono causato uno strappo muscolare caricandomi la canoa sulle spalle. La temperatura decisamente rigida e l’abitudine a non prestare troppa attenzione a questo movimento non hanno certo aiutato; la mia cara vecchia Swift è più leggera di questa Esquif, specie considerando che all’interno c’erano air-bag, sacca da lancio, due pagaie ed una sacca con cappuccio, una felpa e cellulare.

Tornati sul lago per raggiungere la sede abbiamo dato gli ultimi colpi di pagaia della giornata in una splendida luce rosa nella più assoluta quiete e tranquillità. Quando tornerà la primavera qui regnerà il caos più totale, per fortuna almeno l'inverno è tutto nostro!

Tramonto in rosa

Come prima uscita nelle acque di casa penso non sia andata male; Direi che abbiamo trovato un nuovo gioco per la diga, sarebbe bello riuscire ad allestire anche una Prospector NovaCraft sociale nella speranza di avere compagnia. Conto di fare ancora un paio di uscitine così e poi convincere Luca ad andare a fare un giro a San Pellegrino sul Brembo. C'erano un paio di spot interessanti a monte del campo slalom in cui si può passare qualche minuto ( o qualche ora) su delle giostre di acqua spumeggiante!







sabato 13 gennaio 2024

Roll della Befana 2024



Ci sono alcune peculiarità che contraddistinguono noi "inuit del Lario", braccio marino del CK90. Una di queste è una tradizione legata al giorno dell'Epifania.

Non c'è bisogno nemmeno di organizzare la cosa, tanto ormai si sa, non si scappa. Semplicemente - la sera del 5- qualcuno ha chiesto: "domani, per il roll, a che ora?". Ore 9 in sede, 9.30 in acqua così da essere come sempre a casa per il pranzo.
Alla fine eravamo 11, pagaiatina fino al Ponte Vecchio di Lecco e poi di ritorno davanti alla sede Gallavesa dove anche Monica del bar Melting Pot (locale frequentatissimo dai noi canoisti) e Luciano Belloni ci aspettavano in spiaggia per assistere a questa nostra usanza.

Dopo qualche roll di riscaldamento, ehmm... volevo dire... di raffreddamento, abbiamo sfoderato le scope di saggina per dare il via alle danze. Ben in 8 abbiamo eseguito la manovra con la scopa, tutti con successo. Parrebbe sia un record, mai così in tanti!

E' il nostro modo di concludere il periodo di pausa per le festività natalizie. Dopo il roll con la scopa ci si comincia a preparare per tutte le attivita: l'imminente cimento invernale in collaborazione con Sottocosta, il corso di roll in piscina, la ripresa delle attività all'asciutto,... di fatto è una specie di rito di apertura del nuovo anno per l'associazione.

foto Ellebi


Cosa mi resta da dire? Ah si, del meteo. C'è stata qualche goccia di pioggia, ma tanto ci saremmo bagnati comunque. E si, faceva freddo.



Link al video di Felice e Simona:

https://fb.watch/pyIGb-SoKc/



Link ai post degli anni precedenti:

2023

2020

giovedì 4 gennaio 2024

Sile alto con Leonardo di Ozone

Leonardo e la sua Spark al Mulino Cervara

 Mercoledì mi sono concesso un giorno di ferie. Dovevo ritirare la Pocket Canyon e, già che ero nel trevigiano, ne avrei approfittato per un giretto sul Sile; mi sembrava un fiume interessante ed alla portata di un pagaiatore non proprio esperto di ambiente fluviale.

I ragazzi di Ozone Kayak sono stati così gentili non solo da aprire il negozio apposta per me durante le vacanze natalizie (mentre erano peraltro impegnati a fare inventario) ma mi hanno anche “prestato” Leonardo che mi ha fatto da guida ed organizzato il recupero!

Alle 5:30 di mattina ero già in auto alla volta di Quinto di Treviso dove sono arrivato poco dopo le 9. Sistemati gli ultimi dettagli abbiamo caricato la mia nuova Pocket Canyon sul furgone di Ozone assieme ad una Spark e via, dopo aver lasciato la mia auto ai laghetti di Quinto ci siamo diretti a Morgano. Qui c’è la sede di Open Canoe Open Mind, sicuramente la più grande associazione Italiana (una APS) ad essere incentrata esclusivamente sulla canoa canadese. Ci siamo imbarcati dal loro bellissimo squero (nome tradizionale veneziano di quello che noi, popoli del Ducato di Milano, chiamiamo darsena).


primo tratto
Poter pagaiare in posti a me sconosciuti assieme ad un canoista locale lo considero sempre un vero privilegio; Leonardo mi racconta che qui il fiume è stato modificato dall'uomo ed infatti ha una larghezza aumentata (poco più di 10m a naso) e sponde regolari. E’ così per circa un chilometro, fino a quando si raggiunge uno slargo creato da una vecchia cava di sabbia che prende il nome di Palude Barbasso. A questo punto il fiume torna al suo aspetto naturale, decisamente più stretto e meno rettilineo, si infila in una fitta boscaglia di alberi - ora spogli per l’inverno - ma che in altre stagioni vanno a creare dei tunnel verdi dentro a cui il fiume corre sereno.
Percorso un’altro chilometrino si passa sotto ad un ponticello, preceduto in sponda destra da dei resti di chiuse metalliche ormai ridotte a brandelli di ruggine.
Si tratta di una piccola centrale elettrica, ho tentato di documentarmi su internet ma si trova poco o niente. Dovrebbe essere stata creata negli anni ‘30 per alimentare la filovia Venezia piazzale Roma - Mestre - Treviso e lavorava in corrente continua a 1200V analogamente alle primissime centrali idroelettriche create in Adda tra fine ‘800 ed i primissimi del ‘900, secondo la tecnologia di Thomas Edison, e che alimentavano Milano in corrente continua.

Tornando a questa piccola centralina elettrica sul Sile pare sia stata acquisita dall’Enel nel 1947 (e verosimilmente convertita a corrente alternata) per poi essere chiusa nel 1969.
Il comune di Quinto, nel 2010, voleva riattivarla per alimentare le scuole ma - a vedere le paratie - sospetto non si sia concluso niente. Resta la struttura ed il ponticello sotto cui si trova un salto di una quarantina di centimetri: la prima piccola rapida della mia nuova Esquif!


ponticello vecchia centrale elettrica

Poco più a valle abbiamo imboccato un canale laterale per addentrarci nell’Oasi di Cervara, dove abbiamo visto numerose cicogne che hanno nidificato in testa ad ogni traliccio della corrente e su numerosi alberi; siamo arrivati fino all'omonimo affascinante mulino del 1500 ancora attivo con la sua bella ruota di legno.


Mulino di Cervara

Appena usciti dall’Oasi si passa sotto al ponte di ferro tipo Bailey della vecchia linea ferroviaria Treviso - Ostiglia; anche qui storia curiosa: strada ferrata progettata nei primi del ‘900 come opera strategica in caso di conflitto contro l’Impero Austro-Ungarico, fu realizzata dopo la prima guerra mondiale e terminata nella sua interezza solo nel 1941.
Bombardata nel ‘44 venne riattivata poi solo a tratti nel dopoguerra per essere abbandonata negli anni ‘80 e definitivamente chiusa nel 1997.

Attualmente da Quinto di Treviso a Grisignano di Zocco il percorso ferroviario è stato convertito in ciclo-pedonale ed è molto apprezzato per le bellezze naturalistiche, paesaggistiche ed enogastronomiche (Leonardo mi ha consigliato una trattoria accessibile anche dal fiume in canoa, ma non avevo carta e penna per gli appunti, so che non ci crederete ma sono venuto via senza neanche bere n'ombra de vin).


Ci restano solo un altro paio di km di fiume da scendere, che si fa ancora più tortuoso, prima di arrivare nel laghetto superiore di Quinto, anche questo artificiale creato da una ex cava, dove abbiamo parcheggiato la mia auto per il recupero.


Che dire? E’ stata davvero una giornata super! Il meteo era coperto, con foschia in diradazione che ha contribuito a rendere ancora più affascinante questo paesaggio rurale invernale (lo so, sono strano, mi piace tantissimo andare in canoa sotto la pioggia e con la nebbiolina).

Sono stra felice anche della canoa. Non ho ancora sviluppato la sensibilità per comprendere a fondo il comportamento dello scafo di una canadese, comunque non bastano certo pochi km in acque tranquille per prendere confidenza con uno scafo; ma come mi aspettavo è una barca estremamente diversa dalla Temagami e diversa anche dalle altre canadesi che ho provato (Nova Craft Prospector 16 e 15 e poco altro).

Questa è davvero una trottolina, ho capito cosa intendono sui vari forum anglofoni quando scrivono che la canoa “gira su un francobollo”. Reagisce istantaneamente alle manovre pur non avendomi mai dato l’impressione di essere nervosa (sul placido Sile, non vedo l’ora di portarla in diga ed a San Pellegrino e vedere quanto ci mette per spararmi a bagno) e comunque non richiede maggior impegno rispetto ad una Prospector NC per andare dritta.
Ho forse già notato un piccolo problema di assetto, avevo questa impressione in acqua che si è confermata a casa guardando le foto che mi ha fatto Leonardo: quando sto in ginocchio con le chiappe appena appoggiate davanti al traverso del sedile il trim sembra buono, ma da seduto sulla panca ero decisamente impennato. Quando ci avrò preso confidenza e l’avrò conosciuta meglio deciderò se sia il caso di spostare leggermente più verso il giogo il seggiolino anteriore.


Chissà quante avventure mi aspettano con la la mia piccola Esquif!



portiamola a casa



mercoledì 20 dicembre 2023

La flotta si espande #5: ancora in Canada!

 


Sembrava brutto avere in famiglia 5 kayak da mare e solo una - pur bellissima - canoa canadese.

Così sono stato una facile vittima della sovrastimolazione pubblicitaria del black friday. Dopo la grandissima Temagami mi sarebbe piaciuto avere una più piccola e maneggevole canoa da usare prevalentemente in solo (magari per giocare in diga) pur mantenendo assetto e caratteristiche da tandem. Qualcosa con cui iniziare anche un percorso di crescita in acqua mossa. Insomma, l’esatto opposto della nostra fantastica Swift.

Così quando Ozone ha messo in offerta una splendida Esquif Pocket Canyon la scimmia nel mio cervello è andata completamente in fissa! Me l’ha prenotata Gloria, esausta di sentirmene parlare a qualsiasi ora del giorno e della notte.

La Pocket Canyon è una canadese da fiume, prodotta dal marchio più votato all' acqua bianca.
Forse, tra i vari modelli dell' Esquif, è la più venduto in Europa dato che predilige la maneggevolezza (in acqua e fuori) alla capacità di carico necessaria per i lunghi viaggi tanto tipici per i pagaiatori canadesi quanto impensabili per noi del vecchio mondo.

Ha una lunghezza di 14,5 piedi, simmetrica e con un rocker decisamente pronunciato. Bordi alti ed a flare dovrebbero garantire discese asciutte anche in condizioni di fiume ben più impegnative rispetto a quelle in cui conto di utilizzarla.
Prodotta in Quebec ha lo scafo in T-formex; un materiale identico al Royalex, molto diffuso nel mondo della canoa canadese ma sconosciuto per chi -come me- arriva dal mondo del kayak. Praticamente si tratta di un foglio di plastica triplo strato termoformato che rimane sottile e leggero (molto più leggero del polietilene ma comunque mediamente più pesante del composito).

Per ora è ancora nei magazzini di Ozone, la andrò a ritirare dopo le feste con calma. Pensavo di fare un primo varo nel Sile in solitaria, quando Leonardo di Ozone ha scoperto questa mia intenzione si è detto disponibile ad accompagnarmi durante la discesa. Come non approfittarne?


Mi resta ancora qualche giorno per decidere se l’allestimento finale con gli airbag sarà per il tandem o per il solo.



mercoledì 1 novembre 2023

Concentrazioneskimokayak 2023


 Cosa dire a proposito del Concentrazioneskimokayak 2023?

Potrei fare le lamentele da umarell, quelle in stile “non ci sono più le cose belle di una volta”.

Di questo storico raduno sul Garda avevo una specie di timore reverenziale, era un evento davvero molto tosto composto da due navigazioni impegnative: quella del sabato tra Torbole e Malcesine (a cui non ho mai preso parte) a lottare con i famosi venti del Benaco e la domenica una lunga pagaiata con la tradizionale ricerca del Pal del Vò ancorato da qualche parte in mezzo al nulla nella parte più ampia del bacino.

Quest’anno non c’è stato nulla di tutto questo. La pagaiata del ramo nord del lago non si fa più da due anni, proprio quando mi ero deciso ad affrontarla anche io, mentre domenica abbiamo navigato sulla classica Lazise – Punta San Vigilio stando sottocosta sia all’andata che al ritorno ed evitando la traversata in mezzo al lago cercando la secca del Vo’.


Organizzatore dell’evento Luciano che, con l’occhio bendato a causa di una ricaduta ad un noto problema all’occhio destro, era presente ma non ha potuto essere in acqua (correva il rischio di essere scambiato per pirata). Presenti, in veste di accompagnatori, anche Matteo e mamma Gloria.


Sirmione
Ritrovo sabato a Porto Bergamini, poco ad ovest del centro storico di Peschiera. Meta della navigazione la fortezza di Sirmione. Dopo il briefing, tenuto da Luciano con in mano la consueta groenlandese, la pagaia è idealmente passata di mano ai tecnici presenti (Fabio Capecchi, Antonella e me). A condurre il gruppo un grande aiuto è arrivato da Franco Soana che conosceva bene l’itinerario da fare ma non ricordava la spiaggia con il bar su cui avremmo dovuto sostare; io e Antonella chiudevamo mentre Fabio stava nel mezzo.


Il tratto di costa che separa Peschiera dalla punta di Sirmione non è poi molto interessante, anzi… è proprio noioso. Fortunatamente la buona compagnia ha reso comunque piacevole l’avvicinamento alla meta; in acqua eravamo 23 kayak  (tra cui due doppi, uno ad uso tandem ed uno con il pozzetto anteriore ad uso cuccia). Si trovano alcuni capanni da caccia all’anatra ed una distesa di palificazioni per la pesca, specie in Punta Grò.

ingresso a Porto Castello

Il Castello Scaligero è davvero un gran bel vedere; ancora meta di barche turistiche nonostante siamo a fine Ottobre. Siamo entrati nel porto del castello dal piccolo accesso sul lato orientale per sbucare dalla parte opposta e riprendere a navigare verso la punta sulla sponda occidentale.

Molto interessante anche la parte più settentrionale della penisola con un basso fondale di rocce piatte davvero molto particolare.


La pausa pranzo è stata sulla spiaggia del Lido delle Bionde. Sospetto il nome derivi dalla massiccia presenza di turiste tedesche in costume da bagno anche a fine ottobre. Da qui al punto di imbarco abbiamo fatto qualche taglio e la navigazione si è conclusa nei tempi previsti.


Il meteo è stato soleggiato, niente vento ed acqua piatta. Avevo dei calzoncini di neoprene leggeri e mi sono anche abbronzato! Praticamente una giornata di fine estate.


La sera ho fatto in tempo anche a fare un giretto a piedi per Lazise con Matteo e Gloria, doverosa la sosta al parco giochi prima della consueta cena di gruppo.

la darsena di Lazise
L’indomani mattina ci siamo svegliati sotto una pioggia leggera ma incessante. Cielo grigio con un ceiling basso; non potevamo certo aspettarci le temperature del giorno precedente. Così in meno di una settimana ho fatto il salto di due stagioni: lo scorso fine settimana all’Argentario era praticamente estate, qui il sabato una tiepida giornata autunnale e la domenica praticamente inverno con tuta stagna e cappello nord-ovest. E’ proprio il caso di dirlo: non ci sono più le mezze stagioni!


Trovati sulla spiaggia appena fuori dal campeggio eravamo solo in 11. Durante il briefing Luciano ha detto due parole in memoria di Andrea Bresil; la sera prima a tavola – parlando del più e del meno- avevo ricordato che proprio qui, un anno fa, è stata l’ultima volta che ci siamo visti.

All’imbarco questa volta c’era anche Matteo con la mantellina e gli stivaletti, ha controllato che nel mio kayak fosse tutto a posto e mi ha passato la pagaia in acqua.

Ruoli dei tecnici invertiti, questa volta la conduzione è toccata a me, la prima volta ad un raduno ufficilale. Che onore!

Avvicinamento a S. Vigilio

Abbiamo pagaiato sottococosta, entrando nei porticcioli storici di Lazise e Bardolino. Costeggiato anche il paese di Garda prima di arrivare all’incantevole Punta San Vigilio.

Posto stupendo con il bel tempo ma – devo dire – sotto la pioggia ha un fascino ancora più fiabesco.


Girata la punta, come sospettavamo, ci è arrivato il vento in faccia. Abbiamo così deciso di evitare la sosta nella Baia delle Sirene, dove avremmo solo preso del gran freddo, per tornare nell’insenatura tra San Vigilio e Garda dove avremmo potuto trovare riparo dal vento per pranzare in una situazione di maggiore confort.

Fortuna volle che l’unica mezz’oretta di tregua della pioggia abbia combaciato proprio con la nostra pausa pranzo quindi non è stato neanche necessario montare il tarp che Fabio aveva previdentemente portato.

Prima di ripartire abbiamo voluto fare una foto scherzosa in ricordo dei “vecchi tempi” in cui ognuno indicava con il dito la direzione in cui – secondo lui- si trovava il Pal del Vò. 

"è là, è là" - indicando il palo - foto Fabio Capecchi


Reimbarcati abbiamo tagliato di netto il golfo di Garda e puntato dritto su Bardolino; visto che eravamo addirittura in anticipo sulle previsioni ci siamo concessi nuovamente di rientrare a fotografare i due porticcioli prima di sbarcare al camping per concludere ufficialmente l’evento. 


greenland total black davanti a Villa Bernini - Lazise


Link agli articoli degli anni precedenti:

Concentrazioneskimokayak 2022

Concentrazioneskimokayak 2019

Concentrazioneskimokayak 2016



mercoledì 25 ottobre 2023

mi sono intrufolato all'Argentario


Lo scorso fine settimana si sono svolti, all’Argentario, gli esami del corso istruttori FICK di kayak da mare; organizzato come di consueto da Sottocosta.

L’evento è stato anche occasione di ritrovo con alcuni membri del direttivo e, soprattutto, con i maestri formatori ed altri istruttori. Così ci sono andato anche io, assieme a Giorgio Racca (che gentilmente mi ha dato un passaggio, in settimana ho avuto un piccolo incidente ed ero a piedi).

Non ho seguito gli esami. Non mi sembrava corretto considerando che il prossimo anno vorrei affrontare anche io questo corso, qualora riuscissi a prepararmi adeguatamente prima dell’uscita del bando.

Quindi, mentre tutti erano interessati a fare da pubblico durante le prove, io ero nullafacente.

Passare due lunghe giornate chiuso nel bungalow di un campeggio sarebbe stato noioso, così ho portato con me due diversivi: un libro davvero molto molto interessante ed il kayak.


Il sabato c’era vento di Libeccio e sul tombolo di Feniglia arrivavano onde alte un metro e mezzo. In spiaggia alcuni surfisti locali la mattina ci hanno riferito che per il pomeriggio era previsto vento in diminuzione ed onda in leggero aumento. Il programma era deciso: libro nello zaino e dopo pranzo kayak in acqua!

Sono uscito con il Galbu che, avendo sostenuto tutti gli esami teorici in mattinata, ha voluto concedersi una pagaiata per scaricare un po’ la tensione ed approfittare della situazione di mare 3 e vento 3 per fare un ultimo ripasso delle manovre.  Ne ho approfittato anche io ripetendo con lui appoggi, roll, rienti-e-roll, salvataggi, risalite, rimorchi... 

Finite queste esercitazioni improvvisate ci siamo spostati più vicino a riva per giocare con alcuni treni di onde particolarmente alte che iniziavano a frangere già nella zona dei gavitelli rossi che indicano il limite della zona riservata ai bagnanti. Ho avuto modo di provare la pagaia nuova (la Shuna) anche in condizioni di surf, mi sono trovato davvero bene. Non vorrei sembrare come il classico pescatore che cattura una sardina ma poi si vanta di aver preso una balena: ci sono stati un paio di momenti in cui sono arrivati due treni di onde che -a naso- superavano di gran lunga quanto riportato su Windy. Come riferimento avevo un surfer in piedi sul SUP: quando mi trovavo nel cavo dell'onda successiva, spariva completamente.

Una volta sbarcato ero talmente felice che, quasi a voler ringraziare il mare per queste due ore di divertimento, mi ci sono tuffato con addosso tutta l'attrezzatura da kayak ed ho fatto un bel bagno con PFD, paraspruzzi, caschetto e calzari addosso.

Sono uscito dall'acqua con il classico sorriso da ebete che mi si stampa in faccia con il mare in queste condizioni. Rientrato al campeggio chi aveva passato la giornata in aula ad ascoltare tesine, esercizi di carteggio, meteorologia e le altre materie d'esame vedendomi esclamava: "ah, vedo che tu sei andato a divertirti!"


La sera siamo usciti per una cena di gruppo; i pensieri dei corsisti erano tutti ovviamente catalizzati dall'esame e le conversazioni riguardavano solo le interrogazioni di quel giorno ed i timori riguardanti le prove dell'indomani. Mi ha fatto però veramente piacere constatare che, pur provenendo da tutte le parti d'Italia ed avendo molti partecipanti grande differenza di età, il gruppo si sentiva davvero unito e si supportavano a vicenda quasi fossero amici di lunga data impegnati in una sfida comune.



La domenica mattina ho salutato i corsisti all'imbarco sulla spiaggia della Feniglia. Come previsto mare praticamente piatto e assenza di vento.

Mi sono cambiato e sono uscito in solitaria. Superata la baia ed il porto di Cala Galera a debita distanza per non interferire con gli esami, svoltisi in questa insenatura, mi sono avvicinato alla costa ed ho proseguito navigando sempre a poche spanne di distanza dalla scogliera. Dopo il frangiflutti di Porto Ercole la costa si fa subito interessante e quel po' di onda residua era sufficiente per sollevare schizzi d'acqua che spesso e volentieri mi arrivavano dritti in faccia come uno schiaffo. Eravamo partiti da casa con un clima freddo e piovoso, qui c'erano 25 gradi, un bel sole e acqua caldissima.

Non avevo una meta né un programma in termini di tempo. Pagaiavo molto lentamente soffermandomi spesso a studiare la forma sempre diversa che ogni onda prendeva infrangendosi contro una determinata roccia.



Sono arrivato fino ad aver di fronte l'Isolotto (è l'esatto nome del toponimo, evidentemente qui è il posto dove la fantasia dei toscani si è esaurita) ed ho così pensato di raggiungerlo per portare l'Xceed a rivedere lo sperone di roccia contro cui gli ho causato il primo graffio sul gel coat durante il camp del 2021.

L'ho fotografato:


Lo scoglio contro cui avevo graffiato l'Xceed

Una volta lì vuoi non girarci attorno? 

Nonostante sia di fatto poco più di uno scoglio, la sua circumnavigazione ha richiesto un po' di tempo. Nel lato più esposto vi era ancora del residuo di onda dal giorno precedente ed in alcuni punti mi sono fermato lunghi minuti a farmi cullare dal movimento del mare ascoltandone il rumore ed osservando i movimenti degli alti spruzzi. 


Sono tornato sulla Feniglia poco dopo le 11:00, a cala galera gli esami erano ancora in corso. Ho avuto quindi tempo di fare uno spuntino prima di sistemare l'attrezzatura e fare una doccia.

Nel pomeriggio, ad esami finiti, ho assistito al momento di riscontro ed ai saluti finali.


Chissà se per il prossimo anno riuscirò veramente ad affrontare questo corso anche io.


Per ora non posso che concludere congratulandomi con i neo-istruttori. Quest'anno non si è visto nessun rimandato.

Ecco qui una loro foto fatta da Felice al termine degli esami:


Buon lavoro ragazzi!






mercoledì 4 ottobre 2023

L'Adda con il CK90 - 2023


ingresso alle "stoppate", le paludi di Brivio

Come ogni anno, alla chiusura della stagione di corsi base, il CK90 organizza per i suoi iscritti la discesa dell’Adda con partenza dalla sede Gallavesa in Vercurago ed arrivo al traghetto leonardesco di Imbersago.


E’ l’unica pagaiata trasversale alle varie tipologie di soci, infatti vi prendono parte:


  • I “paperini” (come li chiama Roberta) ovvero neofiti freschi freschi di corso;

  • Gli "uccellatori" (come li chiama Jimmy) ovvero canonisti più esperti che, per qualche strano ed inspiegabile motivo, preferiscono pagaiare in lago o mare piuttosto che in un torrente di V grado in piena. Gente strana;

  • Gli "agoni" (come li chiama Felice) in questo caso non sono pesci da fare in carpione ma i ragazzi dell'agonismo;

  • Il settore giovanile (a cui non è ancora stato dato un soprannome);

  • Il neonato gruppo canoa canadese.


L'evento, organizzato da Roberta con l'instancabile Felice, è stato dedicato alla memoria di Jacopo. Un giovane ragazzo, socio del CK90 e figlio della Lolli (nostra tecnico), scomparso in giovanissima età.


In tutto eravamo circa 50, per la maggiore con kayak da mare/touring, una manciata di k1 discesa e due canoe canadesi.

Per la precisione di canadesi avevamo in acqua una Prospector 16 in assetto "C3" con Luca + Mery + la figlia Margherita di 3 anni e la nostra Swift in modalità "C 2 ½" con me + Gloria ed il suo pancione di 5 mesi.


Dopo il consueto briefing tenuto da Felice ci siamo imbarcati per il breve tragitto dalla sede alla spiaggetta di Guelglia dove abbiamo dato il via al carosello di trasbordo della diga di Olginate. Pensavo ci volesse più tempo in 50 ma, tutto sommato, considerando l'elevato numero di partecipanti non ci è voluto poi molto. Capita a volte di metterci di più con gli "agoni" che, anche se sono solamente 4 o 5, hanno capacità di fare casino peggio dei mille tra pagaie dimenticate non si sa dove, caschi non allacciati che cadono, canoe portate in coppia - anzi no portiamole una alla volta - anzi no torniamo a prendere anche l'altra che le portiamo ancora in coppia e paraspruzzi che non paraspruzzano (ma è paraspruzzi o parastruzzi?).

Ovviamente io ho eseguito il portage in maniera tradizionale, caricando la canoa sulle spalle grazie al giogo. Ormai sono completamente dentro al mood canadese e non accetto altri metodi di trasportare la canoa lungo un trasbordo. Anche nello sport è necessaria un minimo di etichetta, e poi adoro pavoneggiarmi con la mia canoa enorme ma leggerissima mentre gli altri canadesi armeggiano con le loro in plastica pesanti come macigni.


Reimbarcati valle della diga ci siamo poi raggrupparti nel lago di Olginate dove abbiamo fatto nuovamente il punto della situazione in vista della rapida del Lavello, per molti "paperini" primo approccio all' ambiente fluviale.

Uno solo è andato a bagno, tra l'altro canoista di buona esperienza in kayak da mare. Le canadesi finalmente iniziavano a sentirsi nel loro ambiente.


Superata questa rapida il fiume si fa placido e, come ha detto Felice, arrivati a questo punto ci eravamo lasciati alle spalle la parte faticosa (il trasbordo), alle spalle anche la parte adrenalinica (la rapida del Lavello), restava la parte più rilassante ed interessante dal punto di vista naturalistico.


Siamo entrati in uno specchio d’acqua laterale prima di imboccare il canale che taglia l’ansa di Monte Marenzo. E’ stata solo la seconda volta in cui riuscivo a percorrere questo ramo secondario, negli ultimi 3 anni è rimasto ostruito da alberi caduti.
Siamo riusciti a percorrere anche tutte le stoppate (aree paludose connesse al fiume), accedendo dall'ingresso più alto tramite uno stretto canale tra i canneti, prima di arrivare a Brivio sul lungofiume per la pausa pranzo.

Dopo essere ripartiti siamo passati sotto al ponte di Brivio. Abbiamo dovuto rinunciare a percorrere il suggestivo canale all’interno dell’area del Toffo; ci sarebbe voluto troppo tempo per far passare una cinquantina di canoe, una alla volta, attraverso la piccola chiusa che rappresenta l'unico accesso superiore. Siamo però entrati da sotto, dove di solito si sbuca, per fare un giro nella palude che all’interno del ponte su cui passa la pista ciclopedonale.


Proprio qui di fronte, in località Molinazzo di Arlate, il fiume si allarga ed il fondale si alza.  Vi sono due isolotti, uno dei quali ospita al suo interno uno splendido chiaro d’acqua. Troppo piccolo però per entrare così in tanti e comunque l'unico accesso a questa area era ostruito da rami e vegetazione depositati dalla recente piena di pochi giorni prima.
Abbiamo quindi circumnavigato un isolotto facendo un tratto di risalita. Davvero una gran fatica in canadese! Siamo stati però poco furbi dato che lo abbiamo affrontato dritto per dritto in piena corrente mentre avremmo fatto meno fatica a risalire stando all'interno dell'ansa, dove l'acqua corre meno e vi erano delle piccole morte, per poi traghettare alti ed imboccare il ramo successivo. Sono ragionamenti naturali ed istintivi per i fluviali, un po' meno per noi canoisti di acqua piatta, ma sto cominciando a metabolizzarli dato che la canadese è comunque sempre meno veloce rispetto ad un kayak da mare.


A quel punto ci restavano solo un paio di km, in cui il fiume si fa meno interessante e ci spinge dolcemente verso l’arrivo. Ecco dietro ad un’ansa apparire il traghetto leonardesco, ormeggiato in sponda destra.

Questa splendida giornata in questo magnifico tratto di fiume è terminata. Ci manca solo da caricare auto, furgone e carrelli per il rientro in sede.
Ultimamente, frequentando il GEB di Brivio, sto imparando a conoscere a fondo questo pezzo di Adda, ricco di fascino e di storia, in cui è sempre un vero piacere pagaiare; una vera e propria perla dietro casa.

passaggi stretti

Con il meteo siamo stati più che fortunati. Le intense piogge della settimana precedente avevano portato il fiume ad andare in piena. Nulla di sconvolgente, si sono sfiorati i 500m3/s, ma era un dato idrografico che non si vedeva da anni. Temevo si arrivasse a dover rimandare. Invece a partire da metà settimana, tornate condizioni di stabile bel tempo, il livello è pian piano sceso a regimi normali; domenica si era attorno agli abituali 190m3/s. La vegetazione, ancora folta, si stava colorando dei caldi toni dell’autunno. Condizioni davvero perfette.


Sono anche contento si stia diffondendo la passione e curiosità nei riguardi della canadese. Lo scorso anno ero in acqua solo io con la mia (a bordo me con l’allentatore Marco Arlati, aveva abbandonato all'ultimo i suoi "agoni" entusiasta della novità).

Quest’anno è stato fantastico non essere la pecora nera del gruppo. Sono state due canoe che, più che canadesi, rispettavano lo stile inuit delle Umiak: canoe aperte in cui la donna raccoglieva l'intero nucleo familiare per gli spostamenti stagionali. Margherita - 3 anni di vita con 2 stagioni di esperienza sia in canoa che in kayak- si è comportata davvero bene e sembrerebbe voler seguire le orme dei genitori: entrambi canoisti di riferimento.

Sono davvero molto felice sia stata presente anche Gloria nonostante sia stato necessario allargare di parecchio il PFD per farci stare la pancia.

Peccato che Matteo sia troppo iperattivo ed irrequieto per resistere una giornata in canoa, avrebbe apprezzato molto il continuo passar sotto alle fronde degli alberi ed ai ponticelli. Ma un'intera giornata confinato in un guscio galleggiante è semplicemente impensabile.


In molti hanno chiesto di replicare l’Open Day Canadese che era stato proposto lo scorso mese.

Sicuramente vedremo di trovare una giornata da dedicarci.



Link agli articoli degli anni precedenti:


La Pocket Canyon a casa

foto Luca Cattaneo Non vedevo l'ora di mettere in acqua la mia nuova Pocket Canyon . Certo, non è stato un primo varo dato che l’avevo g...