gli equipaggi (foto di Nicola Orsini) |
Qualche settimana fa ho incrociato per caso Nicola Orsini, che passava dalle parti di Vercurago. Per farla breve mi sono auto invitato a Lodi, per una discesa dell' Adda in canadese fino a Pizzighettone. Andata buca il primo fine settimana disponibile causa livello del fiume impraticabile siamo riusciti a concludere per domenica 20.
Il fiume era ancora molto alto ed in pianura non pochi campi erano allagati. Sono arrivato all'ospedale di Lodi (luogo di imbarco) con largo anticipo e già dalla prima occhiata al fiume si vedeva l'acqua correre davvero veloce
Dei presenti conoscevo solo Nicola. In acqua c’era anche la sua compagna Simona, Sigfrido (veterano della canoa canadese) in solo e Paolo che, alle primissime esperienze con la pala singola, è salito in canoa con me.
imbarco dall'argine |
Sulle sponde molta plastica, trasportata dalle ultime piene e rimasta intrappolata tra i rami degli alberi fino ad un paio di metri di altezza sopra l’attuale livello dell’acqua.
Il fiume è un I° grado anche se l'ho trovato nella prima metà piuttosto diverso dall’Adda che sono abituato a frequentare tra Olginate ed Imbersago. Vi è una più netta differenza tra le zone di morta ed i filoni di corrente. In alcuni punti vi erano ampi mulinelli che creavano nelle morte delle forti controcorrenti al punto da vedere sulla riva la vegetazione piegata verso monte.
Situazioni che mi ricordo bene in Ticino. Probabilmente si creano anche dalle mie parti quando la diga di Olginate è completamente aperta ma non ho mai avuto modo di scendere con livelli del genere.
A 7km dalla partenza, in sponda destra, entriamo ad esplorare la lanca di Soltarico. Questa fino al 1976 era un’ansa del fiume ma, in occasione di una piena particolarmente violenta il corso d'acqua si è scavato una scorciatoia facendo diventare quella curva un ramo morto, cieco a monte. Ciò testimonia la continua e naturale evoluzione del tracciato del fiume che con la sua forza continua a plasmare queste terre morbide e tutto sommato pianeggianti. Le lanche rappresentano delle tranquille zone di morta dove abbonda la vegetazione, trovano riparo ai pesci nella fase riproduttiva e si crea un habitat particolarmente favorevole anche per l’avifauna.
nella Lanca di Soltarico |
Per la pausa pranzo ci siamo fermati a circa 18 km dalla partenza, in una specie di casetta-rifugio creata da un privato sulla sua proprietà e messa a disposizione degli amanti del fiume. La troviamo a pochi metri di distanza dall'acqua ed il fiume si presenta come un unico corso d’acqua; i locali mi raccontano però che solitamente è nascosta in una specie di piccolo ramo laterale e che quelle ramaglie che vediamo spuntare dall'acqua proprio di fronte sono degli alberelli che ricoprono un isolotto che adesso è abbondantemente sommerso.
rifugio fluviale |
Ci rimettiamo in canoa ed in breve tempo siamo nel punto dove il fiume Serio si unisce all’Adda, poco prima di passare sotto l’imponente ponte della ex SS591.
Fatto curioso: si passa sotto alla sua ampia campata e, dopo 4 km, si vede in lontananza un’altro ponte perfettamente identico avvicinarsi. Si tratta di un’illusione!
C’è solo un ponte; semplicemente dopo averlo passato il fiume descrive un’ampia ansa che torna su sè stessa creando una penisola larga meno di 150m.
Due anse dopo ci sarebbe un’altra piccola lanca ma… ce la siamo persa e siamo arrivati al porto di Formigara. Solitamente sarebbe protetto da una diga che in quel momento era appena sotto il pelo dell’acqua dandoci da lontano l’impressione fosse una raschiera.
Troviamo anche la nave Cremona semi affondata, una barca da lavoro lunga 38m. Mi raccontano essere in stato di abbandono da anni anche se fino a poco fa era normalmente ormeggiata e galleggiante. Ora giace su un fianco, con l’ancora divelta e con le sovrastrutture ricoperte da tronchi e detriti spinti dalle ultime piene.
di fronte al relitto |
Da qui mancano circa 5km Pizzighettone. Sbarchiamo poco prima dell’abitato in sponda destra, bel lontano dal ponte che segna l'inizio dei mortali pericoli rappresentati dallo sbarramento con le prese della centrale idroelettrica; ci sono dei moletti facilmente raggiungibili dalla strada con un comodo parcheggio sterrato.
Il meteo è stato clemente, eravamo preparati alla pioggia ma ha gocciolato un pochino fino a poco prima del mio arrivo a Lodi. Metà discesa l’abbiamo fatta con il cielo completamente coperto e nella seconda parte si è addirittura visto il sole; siamo sempre stati all'asciutto ed essendo stati tutti abbigliati ed equipaggiati come in invernale addirittura abbiamo sentito il caldo.
Dal punto di vista naturalistico ci sono stati avvistamenti di aironi bianchi, cormorani, un martin pescatore ed un non ben precisato tipo di rapace.
La giornata si è conclusa dopo il recupero con tanti saluti e l’idea di ritrovarci per fare il “mio” tratto di Adda, da Vercurago ad Imbersago. Ne ho decantato le bellezze e degli altri partecipanti solo Sigfrido lo ha percorso.
Spero di aver convinto soprattutto Simona, così da avere la presenza di una ragazza con cui far leva su Gloria. Non pagaia dalla discesa col CK90 del 2023, quando aveva il pancione.
Con grande sorpresa Sigfrido mi ha fatto dono di un barile; un accessorio da vero canoista canadese che ancora non avevo.
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