mercoledì 4 ottobre 2023

L'Adda con il CK90 - 2023


ingresso alle "stoppate", le paludi di Brivio

Come ogni anno, alla chiusura della stagione di corsi base, il CK90 organizza per i suoi iscritti la discesa dell’Adda con partenza dalla sede Gallavesa in Vercurago ed arrivo al traghetto leonardesco di Imbersago.


E’ l’unica pagaiata trasversale alle varie tipologie di soci, infatti vi prendono parte:


  • I “paperini” (come li chiama Roberta) ovvero neofiti freschi freschi di corso;

  • Gli "uccellatori" (come li chiama Jimmy) ovvero canonisti più esperti che, per qualche strano ed inspiegabile motivo, preferiscono pagaiare in lago o mare piuttosto che in un torrente di V grado in piena. Gente strana;

  • Gli "agoni" (come li chiama Felice) in questo caso non sono pesci da fare in carpione ma i ragazzi dell'agonismo;

  • Il settore giovanile (a cui non è ancora stato dato un soprannome);

  • Il neonato gruppo canoa canadese.


L'evento, organizzato da Roberta con l'instancabile Felice, è stato dedicato alla memoria di Jacopo. Un giovane ragazzo, socio del CK90 e figlio della Lolli (nostra tecnico), scomparso in giovanissima età.


In tutto eravamo circa 50, per la maggiore con kayak da mare/touring, una manciata di k1 discesa e due canoe canadesi.

Per la precisione di canadesi avevamo in acqua una Prospector 16 in assetto "C3" con Luca + Mery + la figlia Margherita di 3 anni e la nostra Swift in modalità "C 2 ½" con me + Gloria ed il suo pancione di 5 mesi.


Dopo il consueto briefing tenuto da Felice ci siamo imbarcati per il breve tragitto dalla sede alla spiaggetta di Guelglia dove abbiamo dato il via al carosello di trasbordo della diga di Olginate. Pensavo ci volesse più tempo in 50 ma, tutto sommato, considerando l'elevato numero di partecipanti non ci è voluto poi molto. Capita a volte di metterci di più con gli "agoni" che, anche se sono solamente 4 o 5, hanno capacità di fare casino peggio dei mille tra pagaie dimenticate non si sa dove, caschi non allacciati che cadono, canoe portate in coppia - anzi no portiamole una alla volta - anzi no torniamo a prendere anche l'altra che le portiamo ancora in coppia e paraspruzzi che non paraspruzzano (ma è paraspruzzi o parastruzzi?).

Ovviamente io ho eseguito il portage in maniera tradizionale, caricando la canoa sulle spalle grazie al giogo. Ormai sono completamente dentro al mood canadese e non accetto altri metodi di trasportare la canoa lungo un trasbordo. Anche nello sport è necessaria un minimo di etichetta, e poi adoro pavoneggiarmi con la mia canoa enorme ma leggerissima mentre gli altri canadesi armeggiano con le loro in plastica pesanti come macigni.


Reimbarcati valle della diga ci siamo poi raggrupparti nel lago di Olginate dove abbiamo fatto nuovamente il punto della situazione in vista della rapida del Lavello, per molti "paperini" primo approccio all' ambiente fluviale.

Uno solo è andato a bagno, tra l'altro canoista di buona esperienza in kayak da mare. Le canadesi finalmente iniziavano a sentirsi nel loro ambiente.


Superata questa rapida il fiume si fa placido e, come ha detto Felice, arrivati a questo punto ci eravamo lasciati alle spalle la parte faticosa (il trasbordo), alle spalle anche la parte adrenalinica (la rapida del Lavello), restava la parte più rilassante ed interessante dal punto di vista naturalistico.


Siamo entrati in uno specchio d’acqua laterale prima di imboccare il canale che taglia l’ansa di Monte Marenzo. E’ stata solo la seconda volta in cui riuscivo a percorrere questo ramo secondario, negli ultimi 3 anni è rimasto ostruito da alberi caduti.
Siamo riusciti a percorrere anche tutte le stoppate (aree paludose connesse al fiume), accedendo dall'ingresso più alto tramite uno stretto canale tra i canneti, prima di arrivare a Brivio sul lungofiume per la pausa pranzo.

Dopo essere ripartiti siamo passati sotto al ponte di Brivio. Abbiamo dovuto rinunciare a percorrere il suggestivo canale all’interno dell’area del Toffo; ci sarebbe voluto troppo tempo per far passare una cinquantina di canoe, una alla volta, attraverso la piccola chiusa che rappresenta l'unico accesso superiore. Siamo però entrati da sotto, dove di solito si sbuca, per fare un giro nella palude che all’interno del ponte su cui passa la pista ciclopedonale.


Proprio qui di fronte, in località Molinazzo di Arlate, il fiume si allarga ed il fondale si alza.  Vi sono due isolotti, uno dei quali ospita al suo interno uno splendido chiaro d’acqua. Troppo piccolo però per entrare così in tanti e comunque l'unico accesso a questa area era ostruito da rami e vegetazione depositati dalla recente piena di pochi giorni prima.
Abbiamo quindi circumnavigato un isolotto facendo un tratto di risalita. Davvero una gran fatica in canadese! Siamo stati però poco furbi dato che lo abbiamo affrontato dritto per dritto in piena corrente mentre avremmo fatto meno fatica a risalire stando all'interno dell'ansa, dove l'acqua corre meno e vi erano delle piccole morte, per poi traghettare alti ed imboccare il ramo successivo. Sono ragionamenti naturali ed istintivi per i fluviali, un po' meno per noi canoisti di acqua piatta, ma sto cominciando a metabolizzarli dato che la canadese è comunque sempre meno veloce rispetto ad un kayak da mare.


A quel punto ci restavano solo un paio di km, in cui il fiume si fa meno interessante e ci spinge dolcemente verso l’arrivo. Ecco dietro ad un’ansa apparire il traghetto leonardesco, ormeggiato in sponda destra.

Questa splendida giornata in questo magnifico tratto di fiume è terminata. Ci manca solo da caricare auto, furgone e carrelli per il rientro in sede.
Ultimamente, frequentando il GEB di Brivio, sto imparando a conoscere a fondo questo pezzo di Adda, ricco di fascino e di storia, in cui è sempre un vero piacere pagaiare; una vera e propria perla dietro casa.

passaggi stretti

Con il meteo siamo stati più che fortunati. Le intense piogge della settimana precedente avevano portato il fiume ad andare in piena. Nulla di sconvolgente, si sono sfiorati i 500m3/s, ma era un dato idrografico che non si vedeva da anni. Temevo si arrivasse a dover rimandare. Invece a partire da metà settimana, tornate condizioni di stabile bel tempo, il livello è pian piano sceso a regimi normali; domenica si era attorno agli abituali 190m3/s. La vegetazione, ancora folta, si stava colorando dei caldi toni dell’autunno. Condizioni davvero perfette.


Sono anche contento si stia diffondendo la passione e curiosità nei riguardi della canadese. Lo scorso anno ero in acqua solo io con la mia (a bordo me con l’allentatore Marco Arlati, aveva abbandonato all'ultimo i suoi "agoni" entusiasta della novità).

Quest’anno è stato fantastico non essere la pecora nera del gruppo. Sono state due canoe che, più che canadesi, rispettavano lo stile inuit delle Umiak: canoe aperte in cui la donna raccoglieva l'intero nucleo familiare per gli spostamenti stagionali. Margherita - 3 anni di vita con 2 stagioni di esperienza sia in canoa che in kayak- si è comportata davvero bene e sembrerebbe voler seguire le orme dei genitori: entrambi canoisti di riferimento.

Sono davvero molto felice sia stata presente anche Gloria nonostante sia stato necessario allargare di parecchio il PFD per farci stare la pancia.

Peccato che Matteo sia troppo iperattivo ed irrequieto per resistere una giornata in canoa, avrebbe apprezzato molto il continuo passar sotto alle fronde degli alberi ed ai ponticelli. Ma un'intera giornata confinato in un guscio galleggiante è semplicemente impensabile.


In molti hanno chiesto di replicare l’Open Day Canadese che era stato proposto lo scorso mese.

Sicuramente vedremo di trovare una giornata da dedicarci.



Link agli articoli degli anni precedenti:


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