domenica 24 luglio 2016

una settimana nel delta del Po


Imbarco - Sacca degli Scardovari, porticciolo zona Busa del Morto
Come descrivere il delta? Il delta è luogo di lotta, è teatro di una guerra infinita e senza tregua tra fiume e mare.
case galleggianti - Po delle Tolle
Il fiume trasporta sabbia e detriti che formano nuove terre che tendono a prolungare la Pianura Padana. Il mare, con le sua mareggiate, tenta più volte al giorno di riprendersi gli spazi che le nuove spiagge gli stanno portando via.
Scanni, bonelli, barene, lagune e sacche sono formazioni particolarissime che si trovano solo qui. Come se non bastassero queste due grandi forze della natura a plasmare questo territorio ci si è messo anche l'uomo che vuole strappare al fiume terre da coltivare ed acqua per irrigare e vuole sfruttare le ricche acque in cui lavorare e pescare. E non si pensi di sottovalutare il lavoro dell'uomo nel modellare quello che oggi è il delta. Pagaiando, camminando e girando in macchina si ha la falsa impressione di essere in un ambiente molto naturale e plasmato dal fiume e dal mare ma in realtà la presenza umana è ovunque: argini in roccia (pietre trasportate fin qui da molto lontano) che sono nascosti dalla rigogliosa vegetazione, canali dragati in continuazione per consentire il passaggio delle barche di pescatori, enormi idrovore che svuotano i campi dall'acqua dopo le piogge che ingrossano il fiume sono solo alcuni degli indizi che fanno intuire la presenza dell'uomo ovunque si posi lo sguardo.
Questa lotta a tre è però una battaglia anomala: pare che tutti ne escano, in qualche modo, vincitori.
uno dei tanti canali interni al bonello del Bacucco
Il fiume forma nuove spiagge di finissima sabbia che il mare sommerge in continuo e ricopre di tappeti di conchiglie; le acque si mischiano formando paludi e sacche di acqua salmastra in cui prosperano pesci e molluschi.
La vegetazione è molto varia ed abbondante, le acque sono popolate al punto che pagaiando si vedono in continuo pesci che saltano letteralmente fuori dall'acqua ed arrivano a volte a sbattere sui ponti dei kayak oppure passano velocemente sotto le chiglie sollevando dal fondo nuvole di sabbia; in aria è pieno di volatiti, alcuni fissi ed altri di passaggio.
E l'uomo ha infinite distese di campi da coltivare ed acque dolci e salate particolarmente pescose ed ideali per gli allevamenti ittici.
In realtà l'uomo qualche piccola battaglia l'ha persa, ma con se stesso: testimonianza ne sono i ruderi semi-sommersi che si vedono in tenuta Daccò ed in Punta del Polesine. Silos e magazzini costruiti nel secondo dopoguerra quando qui si coltivava il riso. Ora ci si può girare in kayak anche con la bassa marea perché tra gli anni '60 e '70 è finito tutto sott'acqua quando, a causa dell'estrazione di metano, il terreno è sprofondato di un paio di metri.

il canale -chiuso verso il mare- che dal Bacucco porta verso il faro di Goro


Qual'è il modo migliore per visitare questo poso? Secondo me esattamente come abbiamo fatto noi. Con un kayak o una canoa non troppo lunga, lentamente e senza troppe pianificazioni, che tanto qui sono tanto difficili quanto inutili.
La cartina è indispensabile, pena la certezza di perdersi. Ma non sperate che l'ambiente sia esattamente come è disegnato. Qui tutto cambia ogni anno, ad ogni stagione e ad ogni mareggiata; anche i pescatori locali si trovano spesso delle sorprese. Uno di loro ci ha detto di abbandonare l'idea di arrivare al faro di Goro dal Po di Gnocca senza uscire in mare, l'ampio canale è scomparso la scorsa stagione nel giro di due mesi, per non contare i labirinti di canneti con passaggi talmente stretti che sarebbero impossibili da rappresentare in mappa ad una scala utile.
Questo è l'ambiente ideale dei nostri Touryak, sono abbastanza lunghi da consentire una discreta velocità di crociera con poca fatica ma abbastanza corti da permetterci di esplorare anche questi stretti passaggi con la possibilità di girarsi quando si trova il percorso improvvisamente sbarrato.
Molto utile anche il grafico delle maree a portata di mano per calcolare il momento giusto per girovagare nelle zone di acqua bassa entrando quando la marea è bassa e comincia a crescere.
Dimenticatevi i soliti discorsi che con kayak si va ovunque senza la paura di arenarsi, qui non è raro ritrovarsi insabbiati mentre si esplora un allagamento e fa parte del bello di questo ambiente. Se avete a casa una pagaia vecchia e malconcia è l'occasione giusta per spolverarla: la si usa spesso in maniera impropria come bastone spingendosi sul fondo o contro le taglienti rocce di alcuni argini.

campo sulla spiaggia di Bonelli Levante

Abbiamo fatto 6 giorni di cui 5 in kayak ed uno di riposo.
Il primo giorno abbiamo esplorato la sacca degli Scardovari, con non poca fatica dato il forte vento era molto mosso anche l'interno della sacca. Un pescatore ci ha poi riferito che in mare aperto c'erano 2 m di onda. Abbiamo dormito e cenato in agriturismo.
Ruderi in tenuta Daccò
Il secondo e terzo giorno abbiamo esplorato l'allagamento in Bonelli Levante, la ex tenuta Daccò, il tratto finale del Po delle Tolle e la Busa del Bastimento; abbiamo pernottato in spiaggia sullo scanno di Bonelli dove abbiamo raccolto conchiglie, ossi di seppia e due particolarissimi pezzi di legno.

Rientrati in agriturismo la sera del terzo giorno ci siamo lavati, sistemati e diretti in una trattoria slowfood a Santa Giulia per una cena a base di pesce della sacca degli Scardovari.
Il giorno successivo ci siamo recati nuovamente a S. Giulia, attraversato il ponte di chiatte, percorso l'argine per circa 3 km verso il mare fino a raggiungere uno scivolo da cui ci siamo imbarcati nel Po di Gnocca che abbiano disceso fino al bonello del Bacucco che abbiamo esplorato a lungo in parte guidati da un gentilissimo pescatore locale. Abbiamo pagaiato anche nella punta del Polesine prima di rientrare nel Bacucco e sbarcare “da dietro” sulla spiaggia dei Gabbiani dove abbiamo mangiato qualcosa e ci siamo riposati prima di ripartire per percorrere il Po della Gnocchetta ed il canale che porta verso il faro di Goro. Anche qui ci siamo dedicati alla raccolta delle conchiglie.

Dopo un'altra notte in agriturismo ci siamo spostati in auto molto a Nord fino a Rosolina Mare.
Qui l'ambiente è molto diverso, le spiagge non sono selvagge ed in generale il posto ha un carattere ed una vocazione molto molto più improntata sul turismo tanto che a tratti ricorda la riviera romagnola. Dopo un giorno di riposo in campeggio mi sono imbarcato da solo ed ho pagaiato verso sud costeggiando tutta la spiaggia di Rosolina e quella dell'isola di Albarella.
barca in palude Pozzantini
A Sud dell'isola sono entrato tra due dighe nella foce del Po di Levante. Questo passaggio merita molta attenzione. La marea cresceva ed all'ingresso del canale l'acqua era decisamente turbolenta anche grazie al fatto che è un punto piuttosto trafficato anche da navi di discrete dimensioni.

All'interno della laguna l'acqua è piatta ma ci sono comunque delle strane correnti. Ho superato il porto del Circolo Nautico di Albarella e raggiunto Porto Levante stando vicino all'argine zigzagando tra i pali degli allevamenti e parecchi anziani del posto che se ne stavano chini nell'acqua armati di secchi intenti a pescare telline (stando fuori dalle vie segnate dalle briccole l'acuqa arriva al ginocchio). Dopo aver fatto un bel giro nella Sacca Cavallari ho imboccato il canale a sinistra del porto di Albarella per entrare nelle tranquille Paludi Pozzantini e Casonetto. Rientrato in mare a Porto Calieri sono tornato al campeggio per l'ora di pranzo.
Al pomeriggio siamo andati a visitare il Giardino Botanico Litoraneo del Veneto. Un'interessantissima passeggiata di due ore in cui si ha modo di apprezzare la differente vegetazione in questi delicati ambienti. Si segue un percorso che porta dalla pineta al mare e si osserva l'evoluzione della vegetazione sulle varie dune man mano che ci si avvicina alla spiaggia. Alcune deviazioni permettono anche di visitare gli habitat di acqua dolce ed acqua salmastra e portano fino ad un punto di osservazione nella laguna.

Dopo un'ulteriore notte in campeggio siamo rientrati a casa; abbiamo esplorato solo una piccolissima parte del delta, e ci ha lasciato un'impressione decisamente positiva. Un posto stupendo fatto di delicati equilibri tra grandi forze della natura, questo ambiente sembra fatto per essere visitato in kayak o in canoa. Torneremo sicuramente, in altri posti, su altre spiagge, su altri rami del fiume e magari in un'altra stagione ma il delta merita sicuramente di essere girato in kayak.



ruderi magazzino del riso - allagamento Punta del Polesine










passaggio vicino ad un gavitello per valutare la direzione della corrente



Giardino Botanico Litoraneo del Veneto
passeggiata rilassante ed interessante

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