Imbarco - Sacca degli Scardovari, porticciolo zona Busa del Morto |
Come descrivere il delta? Il delta è
luogo di lotta, è teatro di una guerra infinita e senza tregua tra
fiume e mare.
case galleggianti - Po delle Tolle |
Il fiume trasporta sabbia e detriti
che formano nuove terre che tendono a prolungare la Pianura Padana.
Il mare, con le sua mareggiate, tenta più volte al giorno di
riprendersi gli spazi che le nuove spiagge gli stanno portando via.
Scanni, bonelli, barene, lagune e
sacche sono formazioni particolarissime che si trovano solo qui. Come
se non bastassero queste due grandi forze della natura a plasmare
questo territorio ci si è messo anche l'uomo che vuole strappare al
fiume terre da coltivare ed acqua per irrigare e vuole sfruttare le
ricche acque in cui lavorare e pescare. E non si pensi di
sottovalutare il lavoro dell'uomo nel modellare quello che oggi è il
delta. Pagaiando, camminando e girando in macchina si ha la falsa
impressione di essere in un ambiente molto naturale e plasmato dal
fiume e dal mare ma in realtà la presenza umana è ovunque: argini
in roccia (pietre trasportate fin qui da molto lontano) che sono
nascosti dalla rigogliosa vegetazione, canali dragati in
continuazione per consentire il passaggio delle barche di pescatori,
enormi idrovore che svuotano i campi dall'acqua dopo le piogge che ingrossano il fiume sono solo alcuni degli indizi che fanno intuire la presenza
dell'uomo ovunque si posi lo sguardo.
Questa lotta a tre è però una
battaglia anomala: pare che tutti ne escano, in qualche modo,
vincitori.
uno dei tanti canali interni al bonello del Bacucco |
Il fiume forma nuove spiagge di
finissima sabbia che il mare sommerge in continuo e ricopre di
tappeti di conchiglie; le acque si mischiano formando paludi e sacche
di acqua salmastra in cui prosperano pesci e molluschi.
La vegetazione è molto varia ed
abbondante, le acque sono popolate al punto che pagaiando si vedono
in continuo pesci che saltano letteralmente fuori dall'acqua ed
arrivano a volte a sbattere sui ponti dei kayak oppure passano
velocemente sotto le chiglie sollevando dal fondo nuvole di sabbia;
in aria è pieno di volatiti, alcuni fissi ed altri di passaggio.
E l'uomo ha infinite distese di campi
da coltivare ed acque dolci e salate particolarmente pescose ed
ideali per gli allevamenti ittici.
In realtà l'uomo qualche piccola
battaglia l'ha persa, ma con se stesso: testimonianza ne sono i
ruderi semi-sommersi che si vedono in tenuta Daccò ed in Punta del
Polesine. Silos e magazzini costruiti nel secondo dopoguerra quando
qui si coltivava il riso. Ora ci si può girare in kayak anche con la
bassa marea perché tra gli anni '60 e '70 è finito tutto sott'acqua
quando, a causa dell'estrazione di metano, il terreno è sprofondato
di un paio di metri.
il canale -chiuso verso il mare- che dal Bacucco porta verso il faro di Goro |
Qual'è il modo migliore per visitare
questo poso? Secondo me esattamente come abbiamo fatto noi. Con un
kayak o una canoa non troppo lunga, lentamente e senza troppe
pianificazioni, che tanto qui sono tanto difficili quanto inutili.
La cartina è indispensabile, pena la
certezza di perdersi. Ma non sperate che l'ambiente sia esattamente
come è disegnato. Qui tutto cambia ogni anno, ad ogni stagione e ad
ogni mareggiata; anche i pescatori locali si trovano spesso delle
sorprese. Uno di loro ci ha detto di abbandonare l'idea di arrivare
al faro di Goro dal Po di Gnocca senza uscire in mare, l'ampio canale
è scomparso la scorsa stagione nel giro di due mesi, per non contare
i labirinti di canneti con passaggi talmente stretti che sarebbero
impossibili da rappresentare in mappa ad una scala utile.
Questo è l'ambiente ideale dei nostri
Touryak, sono abbastanza lunghi da consentire una discreta velocità
di crociera con poca fatica ma abbastanza corti da permetterci di
esplorare anche questi stretti passaggi con la possibilità di
girarsi quando si trova il percorso improvvisamente sbarrato.
Molto utile anche il grafico delle
maree a portata di mano per calcolare il momento giusto per
girovagare nelle zone di acqua bassa entrando quando la marea è
bassa e comincia a crescere.
Dimenticatevi i soliti discorsi che con
kayak si va ovunque senza la paura di arenarsi, qui non è raro
ritrovarsi insabbiati mentre si esplora un allagamento e fa parte del
bello di questo ambiente. Se avete a casa una pagaia vecchia e
malconcia è l'occasione giusta per spolverarla: la si usa spesso in
maniera impropria come bastone spingendosi sul fondo o contro le
taglienti rocce di alcuni argini.
campo sulla spiaggia di Bonelli Levante |
Abbiamo fatto 6 giorni di cui 5 in
kayak ed uno di riposo.
Il primo giorno abbiamo esplorato la
sacca degli Scardovari, con non poca fatica dato il forte vento era
molto mosso anche l'interno della sacca. Un pescatore ci ha poi
riferito che in mare aperto c'erano 2 m di onda. Abbiamo dormito e
cenato in agriturismo.
Ruderi in tenuta Daccò |
Il secondo e terzo giorno abbiamo
esplorato l'allagamento in Bonelli Levante, la ex tenuta Daccò, il
tratto finale del Po delle Tolle e la Busa del Bastimento; abbiamo
pernottato in spiaggia sullo scanno di Bonelli dove abbiamo raccolto
conchiglie, ossi di seppia e due particolarissimi pezzi di legno.
Rientrati in agriturismo la sera del
terzo giorno ci siamo lavati, sistemati e diretti in una trattoria
slowfood a Santa Giulia per una cena a base di pesce della sacca
degli Scardovari.
Il giorno successivo ci siamo recati
nuovamente a S. Giulia, attraversato il ponte di chiatte, percorso
l'argine per circa 3 km verso il mare fino a raggiungere uno scivolo
da cui ci siamo imbarcati nel Po di Gnocca che abbiano disceso fino
al bonello del Bacucco che abbiamo esplorato a lungo in parte guidati
da un gentilissimo pescatore locale. Abbiamo pagaiato anche nella
punta del Polesine prima di rientrare nel Bacucco e sbarcare “da
dietro” sulla spiaggia dei Gabbiani dove abbiamo mangiato qualcosa
e ci siamo riposati prima di ripartire per percorrere il Po della
Gnocchetta ed il canale che porta verso il faro di Goro. Anche qui ci
siamo dedicati alla raccolta delle conchiglie.
Dopo un'altra notte in agriturismo ci
siamo spostati in auto molto a Nord fino a Rosolina Mare.
Qui l'ambiente è molto diverso, le
spiagge non sono selvagge ed in generale il posto ha un carattere ed
una vocazione molto molto più improntata sul turismo tanto che a
tratti ricorda la riviera romagnola. Dopo un giorno di riposo in
campeggio mi sono imbarcato da solo ed ho pagaiato verso sud
costeggiando tutta la spiaggia di Rosolina e quella dell'isola di
Albarella.
barca in palude Pozzantini |
A Sud dell'isola sono entrato tra due
dighe nella foce del Po di Levante. Questo passaggio merita molta
attenzione. La marea cresceva ed all'ingresso del canale l'acqua era
decisamente turbolenta anche grazie al fatto che è un punto
piuttosto trafficato anche da navi di discrete dimensioni.
All'interno della laguna l'acqua è piatta ma ci sono comunque delle strane correnti. Ho superato il porto del Circolo Nautico di Albarella e raggiunto Porto Levante stando vicino all'argine zigzagando tra i pali degli allevamenti e parecchi anziani del posto che se ne stavano chini nell'acqua armati di secchi intenti a pescare telline (stando fuori dalle vie segnate dalle briccole l'acuqa arriva al ginocchio). Dopo aver fatto un bel giro nella Sacca Cavallari ho imboccato il canale a sinistra del porto di Albarella per entrare nelle tranquille Paludi Pozzantini e Casonetto. Rientrato in mare a Porto Calieri sono tornato al campeggio per l'ora di pranzo.
Al pomeriggio siamo andati a visitare
il Giardino Botanico Litoraneo del Veneto. Un'interessantissima
passeggiata di due ore in cui si ha modo di apprezzare la differente
vegetazione in questi delicati ambienti. Si segue un percorso che
porta dalla pineta al mare e si osserva l'evoluzione della
vegetazione sulle varie dune man mano che ci si avvicina alla
spiaggia. Alcune deviazioni permettono anche di visitare gli habitat
di acqua dolce ed acqua salmastra e portano fino ad un
punto di osservazione nella laguna.
Dopo un'ulteriore notte in campeggio
siamo rientrati a casa; abbiamo esplorato solo una piccolissima parte
del delta, e ci ha lasciato un'impressione decisamente positiva. Un
posto stupendo fatto di delicati equilibri tra grandi forze della
natura, questo ambiente sembra fatto per essere visitato in kayak o in canoa.
Torneremo sicuramente, in altri posti, su altre spiagge, su altri
rami del fiume e magari in un'altra stagione ma il delta merita sicuramente di
essere girato in kayak.
ruderi magazzino del riso - allagamento Punta del Polesine |
passaggio vicino ad un gavitello per valutare la direzione della corrente |
Giardino Botanico Litoraneo del Veneto passeggiata rilassante ed interessante |
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