Lazise sulla via del ritorno |
Una cena in compagnia... così è cominciato per me e Gloria il raduno Concentrazioneskimokayak 2016.
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Gelato?! |
Gloria è venuta ma non ha voluto portare il kayak per paura di non riuscire a tenere il passo. Ovviamente in molti hanno criticato la sua decisione!
Siamo arrivati a Lazise sabato in tarda mattinata mentre il resto del gruppo stava lottando con il vento tra Malcesine a Torbole; abbiamo montato la tenda con calma e fatto una passeggiata in paese approfittando della temperatura mite per gustarci un gigantesco gelato seduti su una panchina di fronte all'incantevole porto vecchio di Lazise.
Abbiamo tirato sera prima di raggiungere gli altri in pizzeria. Non si pensi che la cena sia solo un “atto dovuto” nei raduni di due giorni... la cena è in realtà il vero cuore dell'evento.
Rara occasione per poter scambiare con altri malati di kayak esperienze e consigli. Abbiamo conosciuto nuova gente e ritrovato qualcuno che conoscevamo già... con le solite promesse di andarli a trovare sui “loro laghi” ed invitarli a visitare i “nostri”.
La mattina, dopo una colazione in compagnia, ci prepariamo all'imbarco. Già dal pomeriggio precedente guardavo i kayak sui tetti delle auto sperando di trovarne qualcuno al mio livello. Purtroppo, una volta allineate tutte le 22 barche sulla spiaggia, ho avuto la conferma che io ero il kayak più corto (effettivamente 470cm sono il minimo per poter partecipare alle uscite di Sottocosta) e l'unico in polietilene.
Svettavano dal gruppo filantissimi Tiderace, Rockpool e Cscanoe. Ancora una volta il mio corto e cicciottoso Prijon avrebbe arrancato dietro a quelle belve nate per macinare miglia in mare.
Una nota di colore riguarda l'abbigliamento: io ed altri due avevamo la muta stagna, e guardacaso eravamo i tre più giovani del gruppo, mentre per la maggiore andava il neoprene; i più anziani del gruppo, kayaker dalla venerabile età, erano in giro in pantaloncini e maglietta.
Pal del Vò: trovato! |
Nuovamente in acqua ci siamo dati alla caccia al tesoro ricercando il “pal del Vò” pilone che emerge dalle acque e che segna la cima – sommersa – del monte Vò, punto più alto di una catena montuosa subacquea. La secca si trova più o meno sulla direttrice che unisce la punta di Sirmione con Garda e con la bella giornata che c'è stata il pilone era ben visibile poco dopo Punta San Virgilio.
Fatte le foto di rito attorno al palo abbiamo puntato nuovamente Garda per riprendere da li la navigazione di rientro sottocosta ripassando da Bardolino, dove abbiamo visitato il porticciolo che avevamo quasi ignorato all'andata, per tornare a Lazise ed ammirarla illuminata da una la luce calda che solo il sole autunnale che si avvia verso il tramonto può dare.
Il viaggio di ritorno, dopo pranzo, è stato abbastanza duro e non mi vergogno di ammettere che ho faticato a tenere il passo rimanendo costantemente in fondo al gruppo e raggiungendoli solo quando si fermavano a guardare qualcosa.
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Pausa pranzo all'ombra degli ulivi |
Tornati al campeggio giusto il tempo di caricare il tutto in macchina, fare una doccia veloce e salutare caldamente tutti prima di sottoporsi a quella masochistica pratica moderna che è la coda al casello.
In questa pagaiata ho collaudato la action cam Nilox che mi è stata regalata per il compleanno ed ho avuto modo di provare la pagaia Nunavik di Avatak.
Superfluo ringraziare gli amici di Sottocosta. Un ambiente molto bello e pulito capitanato dall'immancabile Luciano i cui “riti” (dall'augurare la buona giornata ad ognuno nome per nome poco dopo l'imbarco al grappino nel gavone passando per tanti piccoli gesti che fanno gruppo) in cui ci si trova subito a proprio agio nonostante sia un principiante con una barca poco marina ed abbia un pochino rallentato il gruppo sulla strada del ritorno.
Marco, col suo lunghissimo Voyager, chiude l'accesso alla darsena di S. Virgilio |
La barchetta sul laghetto |
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