In un ramo secondario |
Tutte le volte che mi capita un'assistenza ad una gara di skyrunning mi faccio sempre la stessa domanda: ma cosa si godono gli atleti della montagna ad andare in giro così?
Un piccolo assaggio della risposta l'ho
avuto due settimane fa alla Ticino Marathon; tre ore in cui si aveva
in testa una sola ed unica cosa: pagaiare senza sosta.
Alessandro in lanca Ayala |
Quando trovo qualcosa di bello mi piace
fermarmi, contemplare a lungo il paesaggio, fare delle foto,
insinuarmi fin dove l'acqua arriva e magari addirittura sbarcare e
fare qualche passo a piedi per guadagnare un punto di osservazione
diverso.
Sono quindi tornato a casa con
l'impressione di essermi perso gran parte di quello che il luogo
aveva da offrirmi. Ecco perchè con Marco EKO abbiamo pensato di
tornare qui a sole 2 settimane dalla maratona per ripercorrere il
tratto Vigevano-Bereguardo; ovvero esattamente la prima metà del
percorso di gara.
Alessandro e Michele giocano con la corrente |
Alessandro con uno splendido Rockpool
Isel e pagaia groenlandese ha preso subito confidenza con le
dinamiche del fiume ed è stato divertentissimo vedere un kayak così
spiccatamente marino entrare ed uscire dalle morte con un'agilità
impressionante per poi partire come un proiettile quando entrava in
corrente per sfruttare la sua spinta verso valle.
Ce la siamo presa comoda. Lasciata
un'auto a Bereguardo siamo risaliti con un mezzo solo fino a
Vigevano. Imbarcati alle 10:30 abbiamo cominciato l'esplorazione di
lanche, rami morti e rami secondari riuscendo a cogliere la vera
essenza di questo fiume che scorre incredibilmente selvaggio a due
passi da grosse città. Siamo anche sbarcati più volte: per qualche
trasbordo dopo essere finiti in fondo ad un ramo cieco, per
rifocillarci o anche solo per vedere da vicino un tronco spiaggiato
dalla forma particolare.
Spesso ci siamo infilati in canali
secondari con una vegetazione talmente folta che a tratti ci sembrava
di essere finiti in un documentario su qualche giungla tropicale.
I colori dell'autunno, l'apparente
sensazione di essere lontano dal caos delle città e la calma con cui
abbiamo affrontato questa escursione hanno fatto si che Alessandro la
definisse un'uscita zen.
In realtà oltre ai lunghi momenti di kayak-zen ci sono stati anche attimi altamente dinamici: la corrente non è mancata! Sebbene il fiume
fosse meno pieno di due settimane fa (e purtroppo anche un po' meno
pulito) la sua forza non è stata da meno.
Ci abbiamo giocato, l'abbiamo sfruttata
e spesso ci abbiamo anche combattuto risalendo qualche brevissimo
tratto con lo scopo di entrare in una lanca o in un ramo che si
trovava sulla sponda opposta alla nostra.
Non nascondo che ci sono state delle occasioni in cui
il fiume ci ha ricordato che se vuole ci può disarcionare e farci fare un bel bagno. Nei tratti in cui la corrente era più
forte, sui punti di transizione con le morte vieni letteralmente strattonato ed un
paio di volte mi è capitato di pensare “adesso finisco in acqua”.
E' il prezzo da pagare per voler utilizzare dei kayak con chiglia sul
fiume.
C'è da dire però che tutti avevamo
barche abbastanza stabili, mi chiedo ancora come abbiano fatto alcuni
atleti a fare la gara in K1 da velocità con barche che si ribaltano
solo a guardarle.
Abbiamo impiegato un'intera giornata per
percorrere un tratto di fiume che due settimane fa ha richiesto un'ora e mezza. Ma quella che abbiamo fatto oggi non era una semplice discesa ma una vera e propria esplorazione.
Lenta, con tantissime deviazioni ed assolutamente approfondita godendo a pieno del paesaggio. Ed in buona compagnia.
E per me è così che si va in kayak.
Marco ed Alessandro in un tratto particolarmente calmo |
L'ingresso di un canaletto pieno di pesci |
passaggi forzati per evitare un trasbordo |
passaggio molto wild |
Marco in formazione coi cigni |
Michele entra in una lanca |
Michele di fronte al ponte di chiatte di Bereguardo |
Bello il tuo blog, alla prossima gita assieme allora!
RispondiEliminaMichele