domenica 27 novembre 2016

Quando il Lario si sveglia d'autunno

foschia verso Lecco

Pagaiata mattutina con Marco di EKO Kayak sul Lario.
Un giretto ad anello di 10,8nm (20km) con partenza da Olcio, traversata su Vassena e poi risalita a Nord fino alla punta di Bellagio; da li nuova traversata verso il Grand Hotel di Varenna per poi riprendere sottocosta fino a ritornare al punto di partenza.

Pescatori alla Madonna del Moletto
Ma non è tanto importante il percorso. Non eravamo li per quello. Eravamo li per godere dello spettacolo dei primi deboli raggi di sole autunnali che pian piano diradano le caratteristiche foschie. Questa atmosfera quasi surreale ci ha fatto compagnia per tutta la prima metà del viaggio compresa la sosta alla Madonna del Moletto. Pagaiare con Marco è stato piacevole perchè ha un carattere simile al mio: si scambia qualche parola, si fanno quattro chiacchiere ma per il resto anche lui ama passare la maggior parte del tempo in silenzio ad ammirare la natura ed i giochi di luci. Per la maggior parte del tempo, al posto della pagaia, avevamo in mano la macchina fotografica... se non addirittura solo i nostri pensieri.

Prima travestata col sole che gioca a nascondino

Sembrava che la natura fosse impigrita e non volesse risvegliarsi: il sole sorto dalle Grigne rimaneva spesso nascosto dietro alle nubi senza farsi vedere, il lago piatto come una piscina che neanche aveva voglia di cullarci con il suo saliscendi e gli uccelli che dalle cime degli alberi si guardavano in giro spesso noncuranti della nostra presenza.

Solo verso le 11, quando eravamo già a Bellagio il sole ha definitivamente deciso di mostrarsi a pieno e da li in poi ci ha regalato dei colori vivi che non ti aspetteresti a fine Novembre.


il caratteristico scoglio dei cipressi


Dopo una seconda sosta a Varenna abbiamo costeggiato verso Sud e, riscaldati dal sole in faccia, ci siamo divertiti ad infilarci in un paio di piccole grotte non dopo esserci nascosti in una pianta che dal parco di Villa Monastero sviluppa una grossa chioma a pelo dell'acqua.









Coppia di ASA KDM 520 alla Madonna del Moletto
Ringrazio Marco EKO per la bella mattinata, non solo per la compagnia ma anche per avermi offerto la possibilità di utilizzare uno dei suoi kayak.

Ero da tempo curioso di provare il leggendario ASA KDM 520; una pietra miliare del kayak da mare made in Italy. Un kayak che, sebbene non nasconda il fatto che il progetto risale a qualche decina di anni fa (la ASA di Milano non esiste più già da un po'), ha ancora una nutrita schiera di appassionati che lo preferisce a barche di progettazione e costruzione più recente: kayaker “vecchio stampo” che più che a prestazioni e tecnicità guardano allo spirito escursionistico. Così quando mi ha detto che se volevo lasciare a casa la mia barca ne avrebbe caricate due delle sue non ho potuto che essere entusiasta della proposta!
Sono ben felice che la mia prima volta su un kayak in composito sia stata con questo storico kayak in un'atmosfera così speciale!










Arrivo a Varenna

giochi di luce...visti dall'ombra


Link al blog di Marco EKO:
https://ekokayak.wordpress.com/


lunedì 31 ottobre 2016

Concentrazioneskimokayak 2016

Lazise sulla via del ritorno



Una cena in compagnia... così è cominciato per me e Gloria il raduno Concentrazioneskimokayak 2016.

Gelato?!
Dopo aver fatto una chiacchierata qualche settimana fa con Luciano Belloni ed aver deciso che la navigazione di sabato sarebbe stata troppo impegnativa (causa distanza percorsa e presenza di forti venti nella zona più settentrionale del Benaco) abbiamo deciso di partecipare solo alla giornata di domenica. Ma non potevamo certo mancare alla cena.
Gloria è venuta ma non ha voluto portare il kayak per paura di non riuscire a tenere il passo. Ovviamente in molti hanno criticato la sua decisione!



Siamo arrivati a Lazise sabato in tarda mattinata mentre il resto del gruppo stava lottando con il vento tra Malcesine a Torbole; abbiamo montato la tenda con calma e fatto una passeggiata in paese approfittando della temperatura mite per gustarci un gigantesco gelato seduti su una panchina di fronte all'incantevole porto vecchio di Lazise.

Abbiamo tirato sera prima di raggiungere gli altri in pizzeria. Non si pensi che la cena sia solo un “atto dovuto” nei raduni di due giorni... la cena è in realtà il vero cuore dell'evento.
Rara occasione per poter scambiare con altri malati di kayak esperienze e consigli. Abbiamo conosciuto nuova gente e ritrovato qualcuno che conoscevamo già... con le solite promesse di andarli a trovare sui “loro laghi” ed invitarli a visitare i “nostri”.

La mattina, dopo una colazione in compagnia, ci prepariamo all'imbarco. Già dal pomeriggio precedente guardavo i kayak sui tetti delle auto sperando di trovarne qualcuno al mio livello. Purtroppo, una volta allineate tutte le 22 barche sulla spiaggia, ho avuto la conferma che io ero il kayak più corto (effettivamente 470cm sono il minimo per poter partecipare alle uscite di Sottocosta) e l'unico in polietilene.
Svettavano dal gruppo filantissimi Tiderace, Rockpool e Cscanoe. Ancora una volta il mio corto e cicciottoso Prijon avrebbe arrancato dietro a quelle belve nate per macinare miglia in mare.

Una nota di colore riguarda l'abbigliamento: io ed altri due avevamo la muta stagna, e guardacaso eravamo i tre più giovani del gruppo, mentre per la maggiore andava il neoprene; i più anziani del gruppo, kayaker dalla venerabile età, erano in giro in pantaloncini e maglietta.

Pal del Vò: trovato!
La navigazione prevedeva la partenza direttamente dal campeggio, poco a sud di Lazise, sfilando poi di fronte al centro storico dove abbiamo letteralmente invaso il piccolo e caratteristico porto storico; poi sempre verso nord costeggiando Bardolino e Garda prima di raggiungere Punta San Virgilio dove anche qui abbiamo invaso la darsena del palazzo di fine 1400 che ora ospita lussuosissimo hotel. Per la pausa pranzo ci siamo spinti ancor più a nord, poco oltre la baia delle sirene. Pausa che ha avuto fine con il tradizionale grappino di Luciano.


Nuovamente in acqua ci siamo dati alla caccia al tesoro ricercando il “pal del Vò” pilone che emerge dalle acque e che segna la cima – sommersa – del monte Vò, punto più alto di una catena montuosa subacquea. La secca si trova più o meno sulla direttrice che unisce la punta di Sirmione con Garda e con la bella giornata che c'è stata il pilone era ben visibile poco dopo Punta San Virgilio.
Fatte le foto di rito attorno al palo abbiamo puntato nuovamente Garda per riprendere da li la navigazione di rientro sottocosta ripassando da Bardolino, dove abbiamo visitato il porticciolo che avevamo quasi ignorato all'andata, per tornare a Lazise ed ammirarla illuminata da una la luce calda che solo il sole autunnale che si avvia verso il tramonto può dare.

Il viaggio di ritorno, dopo pranzo, è stato abbastanza duro e non mi vergogno di ammettere che ho faticato a tenere il passo rimanendo costantemente in fondo al gruppo e raggiungendoli solo quando si fermavano a guardare qualcosa.
Pausa pranzo all'ombra degli ulivi
A fine navigazione la traccia GPS segnava 14nm (26km) reali contro le 10nm previste dal programma. Questa giornata mi ha insegnato a prendere con le pinze le previsioni dei kayaker navigati che non si formalizzano di fronte a qualche miglio in più.

Tornati al campeggio giusto il tempo di caricare il tutto in macchina, fare una doccia veloce e salutare caldamente tutti prima di sottoporsi a quella masochistica pratica moderna che è la coda al casello.

In questa pagaiata ho collaudato la action cam Nilox che mi è stata regalata per il compleanno ed ho avuto modo di provare la pagaia Nunavik di Avatak.



Superfluo ringraziare gli amici di Sottocosta. Un ambiente molto bello e pulito capitanato dall'immancabile Luciano i cui “riti” (dall'augurare la buona giornata ad ognuno nome per nome poco dopo l'imbarco al grappino nel gavone passando per tanti piccoli gesti che fanno gruppo) in cui ci si trova subito a proprio agio nonostante sia un principiante con una barca poco marina ed abbia un pochino rallentato il gruppo sulla strada del ritorno.

Marco, col suo lunghissimo Voyager, chiude l'accesso alla darsena di S. Virgilio



La barchetta sul laghetto

venerdì 28 ottobre 2016

Bilancio del nostro primo anno alla pagaia

Per il varo una variante economica della tradizionale bottiglia di champagne
Poco più di un anno è passato dal varo dei nostri Prijon Touryak; che è stata anche la nostra prima volta in kayak.
Folle vero? Non eravamo mai stati col culo in un kayak e siamo “partiti in quinta” prendendo tutta l'attrezzatura e mettendoci in acqua senza neanche un minimo di idea, senza neanche andare ad un noleggio mezza giornata per provare a capire com'era questo kayak.

Ricordo perfettamente i primi problemi: Gloria che si infilava di prua nei canneti e non riusciva più ad uscirne ed io che più mi sforzavo di andar dritto e più andavo a destra al punto di convincermi di aver comprato un Prijon Chiquita; ed avevamo una tecnica di pagaiata che definirei “rozza” (non che adesso sia migliorata molto, ma quantomeno riusciamo a coprire buone distanze senza mandare in necrosi gli arti inferiori ed avere braccia e schiena dolenti per i giorni successivi).




Da allora abbiamo fatto tante cose belle. Io ho scoperto la bellezza dei nostri laghi che fino ad oggi avevo semplicemente ignorato ed ho imparato, nelle poche uscite in acqua salata, ad amare il mare. Abbiamo passato in kayak le ferie scoprendo che una parte d'Italia che credevo triste, sporca ed abbandonata è una piccola perla che merita di essere conosciuta ed apprezzata. Abbiamo soddisfatto la nostra fame di avventura caricando nei gavoni tenda e viveri per passare qualche notte bivaccando immersi nella natura e nella solitudine lontano da tutto e lontano da tutti. Abbiamo partecipato a qualche raduno e ad un corso scoprendo che quello degli appassionati di kayak da mare è un mondo fatto di bella gente con cui è sempre piacevole non solo pagaiare ma anche chiacchierare e condividere qualche momento. Tutto questo in un solo anno!

Riguardo le foto fatte in quella prima uscita, quando neanche potevamo immaginare un bilancio così positivo di questo primo anno di attività.


Ed ora mi chiedo: chissà quali altre avventure ci riserverà il futuro... domani intanto si parte alla volta del Garda per Concentrazioneskimokayak!


Gloria felice al primo sbarco

domenica 28 agosto 2016

CanoaRaduno Lago d'Iseo

Quando si è in 125 a sbarcare lo sport del kayak somiglia a tetris
Appena tornati dalla due giorni organizzata dall'Associazione Tempo Libero e Sport Iseo.
Un raduno veramente alla portata di tutti dove non ci si sente fuori luogo ad avere un kayak poco performante ed una tecnica da novellino.
La base di tutto è il lido di Sassabanek ed ai partecipanti è consentito pernottare in campeggio pagando solo 50 cent di tassa di soggiorno.
Unica nota negativa è che a causa di un guasto all'auto abbiamo dovuto lasciare a casa i nostri kayak e siamo quindi stati costretti a noleggiare in posto le barche (anche il costo del nolo per le due intere giornate di raduno è praticamente simbolico per i partecipanti).

Al nostro arrivo, ieri mattina, abbiamo avuto tutto il tempo di montare la tenda, preparare l'attrezzatura e pranzare prima che iniziassero le attività previste.
Nel primo pomeriggio ci siamo imbarcati ed attraversato il lago verso Predore, da qui abbiamo costeggiato tutta la parte sud del lago passando per Sarnico e dal cantiere della Riva per poi tornare ad Iseo sempre stando sottocosta. In acqua eravamo in 65.

non vi sono dubbi, questo raduno sportivo nuoce alla linea
Ma è stata sicuramente la serata il vero cuore dell'evento. Una grande,grandissima, festa tra amici. La cena a base di ottimo spiedo bresciano e polenta è stata profusamente bagnata da abbondanti bollicine locali (siamo o non siamo in Franciacorta?). Una volta riempita la pancia ha preso la parola Giovanni De Gennaro che ci ha raccontato la sua esperienza alle olimpiadi di Rio. Anche un gruppo di canoisti appena rientrati dalla discesa del fiume Colorado ci ha portato racconti, foto e video dei loro 15 giorni in kayak nel Grand Canyon.
E' stata fatta anche una piccola lotteria benefica, poi la serata è continuata con enormi vasi di ciliegie e prugne sotto spirito tra le chiacchiere e le risate. E' stata ovviamente una bella occasione per consolidare conoscenze fatte nei raduni precedenti e stringere nuove amicizie. Siamo andati avanti a far baldoria con liquori fatti in casa fino quasi a mezzanotte: degna di nota una scoperta scientifica fatta da un gruppo di veneti i quali sostenevano che “se sull'etichetta c'è scritto 40° e la temperatura è più bassa vuol dire che la bottiglia è da finire altrimenti va a male”. Dopo averli aiutati nel loro intento sono barcollato fino alla tenda dove ho ritrovato Gloria che stava già dormendo.

Questa mattina ci siamo imbarcati alla volta di Monte Isola, che abbiamo raggiunto dopo aver sfilato di fronte al lungolago di Iseo. Impossibile per i turisti ed i residenti presenti non notarci dato che oggi in acqua eravamo ben 125 kayak. Raggiunta l'isola si poteva scegliere tra il giro in kayak delle tre isole oppure una passeggiata al forte ed al santuario in vetta alla montagna. Abbiamo optato per la camminata. Alcuni invece si sono fermati nel punto di sbarco per concedersi un paio d'ore di relax.
Una volta rientrati ad Iseo, decisamente stanchi, c'è stato il pranzo di chiusura dell'evento. Pranzo per modo di dire dato che quando siamo sbarcati erano già le 16 ed era d'obbligo una doccia prima di sedersi al tavolo.

I pochi temerari che hanno guadagnato la vetta di Monte Isola
Il bilancio del week-end è senza dubbio positivo. Il raduno, nonostante le pochissime info che si trovano sul sito, è molto ben organizzato. In acqua c'è sempre almeno una barca appoggio, durante le pause l'organizzazione distribuisce acqua fresca e biscotti. In Kayak gli istruttori sono sempre ben riconoscibili dalla loro maglietta giallo fluo ed anche chi è alle prime armi si sente subito a suo agio. Dopo la pagaiata di sabato, con un piccolo gruppetto, siamo rimasti in acqua di fronte al lido approfittando della pazienza di un istruttore con cui abbiamo fatto parecchie prove di salvataggi assistiti ed anche qualche piccolo esercizio di “avvicinamento” alla manovra dell'eskimo.

Le percorrenze si sono aggirate attorno ai 15km al giorno (calcolo molto spannometrico) ma con i Rainbow Lampo a noleggio sembrava di percorrerne il doppio!




rimasugli di Floating Piers

martedì 23 agosto 2016

Manutenzione pagaia groenlandese

Lo so, solitamente è un'operazione che si fa dopo anni e anni di utilizzo ma il mio talento di far danni è noto ed io, previdente, avevo chiesto a Sergio di Avatak come "mettere le mani" sulla pagaia in caso di necessità.

Eh si, la mia bella Avatak è rimasta segnata da traumi subito al suo battesimo; alla prima uscita a Moneglia con un piccolo incidente in grotta e poi l'uso scellerato che ne ho fatto sul delta del Po sicuramente non le ha giovato.
In particolare il primo evento ha lasciato degli evidenti "morsi" ed il secondo ha avuto un'effetto abrasivo sulla finitura del dorso delle pale con, in alcuni punti, dei pezzi in cui il legno sembrava ingrigito ed opacizzato (segno che la vernice protettiva era del tutto stata rimossa).

Così, per non rischiare che -seppur in piccoli punti- l'acqua arrivasse ad intaccare il legno ho deciso di intervenire in maniera prematura rispetto alle previsioni.


Dopo l'ultima gita al lago di Pusiano ho approfittato del sole di agosto per lasciare qualche giorno la pagaia ad asciugare sul balcone... giusto per esser sicuro che se anche qualche molecola d'acqua è riuscita ad impregnare il legno sia evaporata prima di intervenire.

Ieri ho scartavetrato tutta la superficie con carta vetrata grana 180 ed ho poi rimosso accuratamente tutta la polvere con aria compressa seguita da una passata di panno asciutto.
Disposta poi la pagaia su due cavalletti appoggiandola sulle protezioni in vetroresina ho dato la prima mano di finitura satinata per esterni ed ho atteso fino ad oggi per dare la seconda, ed ultima, mano di vernice.

Ora avrà
qualche giorno di riposo per una completa asciugatura... ma non troppi: sabato si va al raduno sul Sebino e non ho la minima intenzione di lasciarla a casa!

lunedì 1 agosto 2016

...e quindi uscimmo a riveder le stelle!

tramonto sul Lario

Abbiamo visto la luce e l'oscurità, una stella cadente e qualche fuoco d'artificio, le nuvole coi lampi ed il cielo stellato; abbiamo pagaiato e chiacchierato.
Pagaiare sotto le stelle è una splendida esperienza, serata resa ancor più con la bella dalla compagnia di Sottocosta.

preparativi pre-imbarco
Arrivato al camping di Piona nel pomeriggio di sabato ho scaricato il mio kayak un po' preoccupato per il cielo nero, il forte vento e per il fatto che tutti gli altri kayak erano delle lunghe e performanti barche da mare in composito. Sarei stato l'unico tozzo k in polietilene.
A mettermi subito a mio agio è arrivato Giorgio, che ha attirato l'attenzione attorno al suo camper quando ha aperto il frigorifero ed allestito un aperitivo al volo.


Fatta conoscenza con gli altri partecipanti e preparata l'attrezzatura ci siamo persi in chiacchiere fino a quando è venuto il momento del briefing tenuto da Luciano. Purtroppo Giorgio, dopo aver minuziosamente preparato l'attrezzatura ha deciso di non venire perchè il vento non accennava a calare.
Lightstick!
Ci siamo imbarcati verso le 18.30 sotto un cielo ancora completamente coperto e con il vento che non accennava a calare. In acqua eravamo in 11. Dopo aver fatto il giro del laghetto di Piona siamo usciti ed abbiamo pagaiato verso sud. Il sole è tramontato che noi eravamo a Dorio; dopo il piccolo centro abitato siamo sbarcati su una spiaggetta per la cena al sacco e per aspettare che scendesse l'oscurità. Ci siamo ancora persi in chiacchere prima di allestire i kayak con lightstik ed altre lucine.
Nel frattempo le nuvole erano completamente sparite, da nord forti raffiche di vento caldo ci hanno accompagnato per tutta la navigazione.
Ci siamo diretti verso Dervio prima di invertire la rotta per tornare verso il campeggio. Pagaiare sotto le stelle è veramente piacevole. Ci si incanta ad ammirare il cielo stellato, le luci dei paesi rivieraschi, ad immaginare l'effetto delle onde che si intravedono nell'oscurità; ci si lascia cullare dal movimento dell'acqua mentre si cercano le costellazioni o mentre si guardano le luci dei paesi sulla riva opposta.
La costa, dal nostro lato è in questo tratto disabitata e quindi completamente buia; questo ha contribuito molto nel farci apprezzare la volta celeste.
Fortuna che al buio non si vedeva il sorriso da ebete che avevo stampato in faccia.
Sulla via del ritorno abbiamo visto anche una stella cadente, il cielo era magnifico ed in fondo si vedeva il bagliore dei lampi in Valtellina.
Avrei voluto che quella pagaiata non finisse così presto.

Purtroppo per altri impegni non mi sono potuto fermare per la notte in camping e per partecipare alla pagaiata della domenica; così questo bel raduno per me è finito dopo il rientro dalla notturna.

Ringrazio Luciano per l'organizzazione e tutti i partecipanti per la bellissima compagnia.

A quando la prossima notturna?

domenica 24 luglio 2016

una settimana nel delta del Po


Imbarco - Sacca degli Scardovari, porticciolo zona Busa del Morto
Come descrivere il delta? Il delta è luogo di lotta, è teatro di una guerra infinita e senza tregua tra fiume e mare.
case galleggianti - Po delle Tolle
Il fiume trasporta sabbia e detriti che formano nuove terre che tendono a prolungare la Pianura Padana. Il mare, con le sua mareggiate, tenta più volte al giorno di riprendersi gli spazi che le nuove spiagge gli stanno portando via.
Scanni, bonelli, barene, lagune e sacche sono formazioni particolarissime che si trovano solo qui. Come se non bastassero queste due grandi forze della natura a plasmare questo territorio ci si è messo anche l'uomo che vuole strappare al fiume terre da coltivare ed acqua per irrigare e vuole sfruttare le ricche acque in cui lavorare e pescare. E non si pensi di sottovalutare il lavoro dell'uomo nel modellare quello che oggi è il delta. Pagaiando, camminando e girando in macchina si ha la falsa impressione di essere in un ambiente molto naturale e plasmato dal fiume e dal mare ma in realtà la presenza umana è ovunque: argini in roccia (pietre trasportate fin qui da molto lontano) che sono nascosti dalla rigogliosa vegetazione, canali dragati in continuazione per consentire il passaggio delle barche di pescatori, enormi idrovore che svuotano i campi dall'acqua dopo le piogge che ingrossano il fiume sono solo alcuni degli indizi che fanno intuire la presenza dell'uomo ovunque si posi lo sguardo.
Questa lotta a tre è però una battaglia anomala: pare che tutti ne escano, in qualche modo, vincitori.
uno dei tanti canali interni al bonello del Bacucco
Il fiume forma nuove spiagge di finissima sabbia che il mare sommerge in continuo e ricopre di tappeti di conchiglie; le acque si mischiano formando paludi e sacche di acqua salmastra in cui prosperano pesci e molluschi.
La vegetazione è molto varia ed abbondante, le acque sono popolate al punto che pagaiando si vedono in continuo pesci che saltano letteralmente fuori dall'acqua ed arrivano a volte a sbattere sui ponti dei kayak oppure passano velocemente sotto le chiglie sollevando dal fondo nuvole di sabbia; in aria è pieno di volatiti, alcuni fissi ed altri di passaggio.
E l'uomo ha infinite distese di campi da coltivare ed acque dolci e salate particolarmente pescose ed ideali per gli allevamenti ittici.
In realtà l'uomo qualche piccola battaglia l'ha persa, ma con se stesso: testimonianza ne sono i ruderi semi-sommersi che si vedono in tenuta Daccò ed in Punta del Polesine. Silos e magazzini costruiti nel secondo dopoguerra quando qui si coltivava il riso. Ora ci si può girare in kayak anche con la bassa marea perché tra gli anni '60 e '70 è finito tutto sott'acqua quando, a causa dell'estrazione di metano, il terreno è sprofondato di un paio di metri.

il canale -chiuso verso il mare- che dal Bacucco porta verso il faro di Goro


Qual'è il modo migliore per visitare questo poso? Secondo me esattamente come abbiamo fatto noi. Con un kayak o una canoa non troppo lunga, lentamente e senza troppe pianificazioni, che tanto qui sono tanto difficili quanto inutili.
La cartina è indispensabile, pena la certezza di perdersi. Ma non sperate che l'ambiente sia esattamente come è disegnato. Qui tutto cambia ogni anno, ad ogni stagione e ad ogni mareggiata; anche i pescatori locali si trovano spesso delle sorprese. Uno di loro ci ha detto di abbandonare l'idea di arrivare al faro di Goro dal Po di Gnocca senza uscire in mare, l'ampio canale è scomparso la scorsa stagione nel giro di due mesi, per non contare i labirinti di canneti con passaggi talmente stretti che sarebbero impossibili da rappresentare in mappa ad una scala utile.
Questo è l'ambiente ideale dei nostri Touryak, sono abbastanza lunghi da consentire una discreta velocità di crociera con poca fatica ma abbastanza corti da permetterci di esplorare anche questi stretti passaggi con la possibilità di girarsi quando si trova il percorso improvvisamente sbarrato.
Molto utile anche il grafico delle maree a portata di mano per calcolare il momento giusto per girovagare nelle zone di acqua bassa entrando quando la marea è bassa e comincia a crescere.
Dimenticatevi i soliti discorsi che con kayak si va ovunque senza la paura di arenarsi, qui non è raro ritrovarsi insabbiati mentre si esplora un allagamento e fa parte del bello di questo ambiente. Se avete a casa una pagaia vecchia e malconcia è l'occasione giusta per spolverarla: la si usa spesso in maniera impropria come bastone spingendosi sul fondo o contro le taglienti rocce di alcuni argini.

campo sulla spiaggia di Bonelli Levante

Abbiamo fatto 6 giorni di cui 5 in kayak ed uno di riposo.
Il primo giorno abbiamo esplorato la sacca degli Scardovari, con non poca fatica dato il forte vento era molto mosso anche l'interno della sacca. Un pescatore ci ha poi riferito che in mare aperto c'erano 2 m di onda. Abbiamo dormito e cenato in agriturismo.
Ruderi in tenuta Daccò
Il secondo e terzo giorno abbiamo esplorato l'allagamento in Bonelli Levante, la ex tenuta Daccò, il tratto finale del Po delle Tolle e la Busa del Bastimento; abbiamo pernottato in spiaggia sullo scanno di Bonelli dove abbiamo raccolto conchiglie, ossi di seppia e due particolarissimi pezzi di legno.

Rientrati in agriturismo la sera del terzo giorno ci siamo lavati, sistemati e diretti in una trattoria slowfood a Santa Giulia per una cena a base di pesce della sacca degli Scardovari.
Il giorno successivo ci siamo recati nuovamente a S. Giulia, attraversato il ponte di chiatte, percorso l'argine per circa 3 km verso il mare fino a raggiungere uno scivolo da cui ci siamo imbarcati nel Po di Gnocca che abbiano disceso fino al bonello del Bacucco che abbiamo esplorato a lungo in parte guidati da un gentilissimo pescatore locale. Abbiamo pagaiato anche nella punta del Polesine prima di rientrare nel Bacucco e sbarcare “da dietro” sulla spiaggia dei Gabbiani dove abbiamo mangiato qualcosa e ci siamo riposati prima di ripartire per percorrere il Po della Gnocchetta ed il canale che porta verso il faro di Goro. Anche qui ci siamo dedicati alla raccolta delle conchiglie.

Dopo un'altra notte in agriturismo ci siamo spostati in auto molto a Nord fino a Rosolina Mare.
Qui l'ambiente è molto diverso, le spiagge non sono selvagge ed in generale il posto ha un carattere ed una vocazione molto molto più improntata sul turismo tanto che a tratti ricorda la riviera romagnola. Dopo un giorno di riposo in campeggio mi sono imbarcato da solo ed ho pagaiato verso sud costeggiando tutta la spiaggia di Rosolina e quella dell'isola di Albarella.
barca in palude Pozzantini
A Sud dell'isola sono entrato tra due dighe nella foce del Po di Levante. Questo passaggio merita molta attenzione. La marea cresceva ed all'ingresso del canale l'acqua era decisamente turbolenta anche grazie al fatto che è un punto piuttosto trafficato anche da navi di discrete dimensioni.

All'interno della laguna l'acqua è piatta ma ci sono comunque delle strane correnti. Ho superato il porto del Circolo Nautico di Albarella e raggiunto Porto Levante stando vicino all'argine zigzagando tra i pali degli allevamenti e parecchi anziani del posto che se ne stavano chini nell'acqua armati di secchi intenti a pescare telline (stando fuori dalle vie segnate dalle briccole l'acuqa arriva al ginocchio). Dopo aver fatto un bel giro nella Sacca Cavallari ho imboccato il canale a sinistra del porto di Albarella per entrare nelle tranquille Paludi Pozzantini e Casonetto. Rientrato in mare a Porto Calieri sono tornato al campeggio per l'ora di pranzo.
Al pomeriggio siamo andati a visitare il Giardino Botanico Litoraneo del Veneto. Un'interessantissima passeggiata di due ore in cui si ha modo di apprezzare la differente vegetazione in questi delicati ambienti. Si segue un percorso che porta dalla pineta al mare e si osserva l'evoluzione della vegetazione sulle varie dune man mano che ci si avvicina alla spiaggia. Alcune deviazioni permettono anche di visitare gli habitat di acqua dolce ed acqua salmastra e portano fino ad un punto di osservazione nella laguna.

Dopo un'ulteriore notte in campeggio siamo rientrati a casa; abbiamo esplorato solo una piccolissima parte del delta, e ci ha lasciato un'impressione decisamente positiva. Un posto stupendo fatto di delicati equilibri tra grandi forze della natura, questo ambiente sembra fatto per essere visitato in kayak o in canoa. Torneremo sicuramente, in altri posti, su altre spiagge, su altri rami del fiume e magari in un'altra stagione ma il delta merita sicuramente di essere girato in kayak.



ruderi magazzino del riso - allagamento Punta del Polesine










passaggio vicino ad un gavitello per valutare la direzione della corrente



Giardino Botanico Litoraneo del Veneto
passeggiata rilassante ed interessante

martedì 19 luglio 2016

Gente del Delta


Si è ormai concluso il nostro quarto giorno sul delta del Po; staremo in zona ancora un paio di giorni ma approfitto del Wi-Fi dell'agriturismo per parlare della gente che vive sul delta ed, in particolare, di come si ponga nei confronti di due turisti che si divertono a scorrazzare per canali e lagune in kayak.
Dimenticate le "ostilità" dei nostri laghi dove, se anche passi a 100 m dalla riva, il pescatore della domenica ti maledice a gran voce; dimenticatevi anche della poca educazione dei diportisti del lago che ti sfrecciano accanto coi loro grossi motoscafi.
Qui tutti ti salutano. Dal pascatore sulle case galleggianti a quello sulle barche, gli operai che lavorano sulle chiatte con gli escavatori, gli anziani che portano i nipoti in barca...tutti ti fanno almeno un cenno con la mano, molti si soffermano a scambiare due parole, danno consigli su quali canali prendere ed in quali spiagge fermarsi.
Oggi in auto abbiamo chiesto informazioni su dove potersi imbarcare nel Po di Gnocca. Un pescatore di vongole ci ha indicato uno scivolo sull'argine, poi lo abbiamo ritrovato in acqua con la sua barca a motore e ci ha accompagnato e guidato nel labirinto di canneti e laghetti nella zona del Bacucco, ci ha fatto sbarcare in un punto nascosto dell bonello ed in spiaggia si è fermato non poco a raccontarci aneddoti sulla zona.
Anche i diportisti sono molto educati; quando ci passano a fianco rallentano fin quasi alla nostra velocità, salutano come tutti e poi ridanno tutta manetta quando le loro onde non ci posso più infastidire.
Da noi il lago è uno svago per chiunque: c'è chi ci va a pesca, chi in barca,  chi in motoscafo,... ma tutti si sentono liberi di comportarsi come più gli piace senza preoccuparsi del fatto che magari qualcuno vuole vivere il lago in maniera diversa dalla sua.
Qui, chi vive SUL delta vive DEL delta; eppure tutti rispettano tutti.
Gran bel posto per pagaiare.

mercoledì 13 luglio 2016

Preparando la cambusa

c'è tutto?
Preparandoci per l'esplorazione del delta del Po.
Se il meteo ce lo concede l'idea è quella di girare nella foce del fiume per una settimana in kayak.

Organizzare la cambusa è divertente con primi e secondi liofilizzati, carni e legumi in scatola, tonno sott'olio, frutta secca e sciroppata, biscotti, gallette, marmellatine,...
Non mangeremo come fossimo in albergo ma ci fa sentire veramente come un'esploratore che si sta preparando ad una lunga avventura!

Se si riesce recupereremo in posto cibi freschi e magari un paio di pasti in trattoria ma preferisco partire con cibo  per i 5-7 giorni che ci siamo prefissati in modo da non farne un dramma se per caso i pochi paesini del delta fossero lontani dalle nostre tappe.

Completeranno il tutto 24 litri di acqua, qualche bottiglia di integratore di sali e l'immancabile moka con annesso sacchettino di caffè.
tutto impacchettato e compresso, pronto per essere inserito nei gavoni

mercoledì 15 giugno 2016

Pagaiata attorno a Moneglia

Moneglia vista dal mare
Il meteo per lo scorso fine settimana non prometteva nulla di buono. Siamo partiti lo stesso, coi kayak sul tetto, alla volta di Moneglia. Il primo tratto di strada è stato poco incoraggiante dato che da casa fino a Pavia si viaggiava a velocità ridotta sotto ad una pioggia che sembrava più il diluvio universale che una pioggerellina primaverile; fortunatamente prima di raggiungere l'appennino ligure è uscito un bel sole.
Raggiunto il camping “il Rospo” ben più tardi del previsto abbiamo montato in fretta e furia la tenda e siamo entrati in acqua.
imbarco difficile
Questo posto non è propriamente adatto ai kayak dato che per andare in mare bisogna fare una scala stretta e ripida che finisce direttamente in acqua. Abbiamo scelto di far base qui perchè, dopo aver fatto in settimana un giro di telefonate e di mail, questo è risultato l'unico camping sul mare tra quelli contattati che non si è mostrato infastidito dalle richieste di informazioni di un cliente (info su disponibilità e logistica, non ho chiesto nulla di strano).
Montata la tenda in fretta e furia abbiamo portato a fatica i kayak in acqua e ci siamo preparati alla navigazione. Ci imbarchiamo che è ormai tarda mattinata e puntiamo verso ovest. Il golfo di Moneglia è poco interessante, ci sono stabilimenti balneari che a quest'ora sono ancora vuoti. Costeggiamo e proseguiamo oltre, il litorale diventa ripido e roccioso, un meraviglioso susseguirsi di piccole baie tutte da esplorare. All'interno della roccia passa la famosa e caratteristica “strada delle gallerie” che abbiamo percorso per raggiungere Moneglia da Sestri Levante.

cercando l'ombra
In alcuni punti si vedono i vari strati di roccia che si sfogliano e sembrano cadere nel mare, si possono trovare anche delle piccole aperture “a misura di kayak” in cui ci si può infilare di poppa per cercare un poco di ombra e trovare refrigerio mentre ci si fa dolcemente cullare dal mare calmo.
Alla punta più esposta dopo Moneglia c'è anche una grotta molto bella, è un tunnel abbastanza lungo che attraversa un piccolo promontorio roccioso, l'apertura è larga circa un paio di metri e va via via stringendosi sbucando, con una piccolissima apertura, nella baia successiva. L'ho percorso tutto, sentendomi un grande esploratore. Alla fine ci si spinge con le mani sulla roccia perchè non c'è più spazio per manovrare la pagaia; a poche decine di centimetri dall'uscita un masso restringe il passaggio a meno di 50 cm. Dopo averci spanciato sopra ad un'ondata ed aver quasi rischiato l'uscita bagnata ho fatto retromarcia dato che di li neanche con un kayak ci si passa.
la roccia nera e l'azzurro mare
Proseguiamo la nostra navigazione senza fretta, non avendo una meta ben precisa ci soffermiamo spesso a guardare la costa e le onde che si frangono sugli scogli. Ci divertiamo a zigzagare tra gli scogli ed a passare sopra ai massi che vengono sommersi e scoperti ad ogni ondata, quasi sempre sbagliamo il calcolo dei tempi ed impattiamo con la pancia sulla roccia.
Giusto quando la fame si fa sentire arriviamo all'unica grossa spiaggia -di ciottoli- presente su questo tratto di costa, proprio sotto ad un ristorante posto in una valle tra due gallerie ben visibile anche dalla strada. Sbarchiamo per un bagno in mare (il mio primo dopo parecchi anni) ed il pranzo al sacco. Dopo esserci rifocillati proseguiamo oltre fino a raggiungere una punta con uno scoglio su cui e posata una statuetta... oltre vediamo il centro di Riva Trigoso ma decidiamo di rientrare dato che si sta alzando un po' di vento contrario al rientro. Il viaggio di ritorno è più veloce dato che tagliamo i golfi e non ci soffermiamo molto. Facciamo solo una pausa con sbarco sugli scogli a metà strada, tagliamo anche il golfo di Moneglia e raggiungiamo il campeggio.
Sbarco su una frana
Visto che è presto proseguiamo oltre verso Deiva per un paio di km, qui la costa è ben diversa, non è roccia ma terra ed è un'unica frana constellata di muraglioni e sbarramenti di massi che tentano di fermare la capacità di erosione del mare. Una volta rientrati al campeggio fatichiamo non poco per riportare kayak ed attrezzatura al piano della strada, facciamo una doccia, sistemiamo il materiale in macchina pronto per partire la mattina del giorno successivo, allestiamo la tenda per la notte e ci soffermiamo sdraiati sotto un pino a tirare l'ora di andare a mangiare.
La sera cena di pesce in un ristorantino, giro sul lungomare e tra le viuzze del centro storico e poi in tenda a riposare.
Veniamo svegliati verso le 6 da un'acquazzone, aspettiamo che perda di forza e smontiamo la tenda.
La mattinata la passiamo in auto, sotto ad un cielo nero e cupo a bighellonare tra le stradine di montagna tra Sestri e le cinque terre. Verso le 10 il cielo si apre ma il mare rimane molto mosso. A Riva Trigoso, sulla spiaggia all'inizio della strada delle gallerie, mettiamo i kayak in acqua litigando con onde alte più di un metro che formano una zona di surf. Ci rendiamo subito conto che le condizioni non sono adatte alla nostra esperienza e sbarchiamo dopo poche centinaia di metri sulla spiaggia successiva. Carichiamo tutto in auto e torniamo a casa.
Nonostante il secondo giorno sia andato veramente male siamo ben felici di aver portato i nostri Prijon in mare per la prima volta, siamo tutti e due soddisfatti anche dei nuovi acquisti (la mia pagaia ed il timone di Gloria).








mercoledì 8 giugno 2016

Gloria al timone!

Lo scorsa domenica il meteo ci ha tenuto chiusi in casa. Ne abbiamo approfittato per dotare il kayak di Gloria di timone.
Volendo in commercio si trovano kit "universali" coi quali si può risparmiare un po'; altrimenti avendo a disposizione qualche attrezzo (un trapano a colonna e poco altro) si potrebbe tentare un'autoscostruzione senza probabilmente incontrare troppe difficoltà.
L'originale costicchia un po'... ma viene fornito direttamente pronto all'installazione, ed il risultato è garantito... oltretutto un bel kayak nuovo merita di avere il SUO timone.
Qualche giorno prima sono andato al Tuttocanoa (importatore esclusivo per l'Italia di Prijon) per recuperare il set originale che è uguale per tutti i kayak monoposto di questa casa.

Non occorre aggiungere nulla. Tutti i cavi, moschettoni, elastici, viti e dadi sono già compresi nel kit.

Ansia da trapano
Si installa la "lama" direttamente sul supporto che sta a poppa di tutti i kayak Prijon (si usa la brugola del seggiolino); con trapano e punta da 4mm si fora dove si vorrà installare l'occhiello che tiene tese le cimette che si manovrano per armare o disarmare il timone, unica accortezza è quella di trovare un punto idoneo e che non disturbi troppo nel mettere o togliere il paraspruzzi.
La parte più lunga è giocare a rifare i nodi che tengono in tensione questo comando in maniera da trovare la misura giusta.

Ora basta far passare le cordicelle che comandano la direzione tramite la pedaliera nei passacime che già si trovano nel kayak. Si parte infilandole dal pozzetto proprio sotto ai premicosce; una volta arrivate a poppa si fanno dei nodi sui moschettoni ai lati della piastra che fa da bilanciere. Una volta fissate le cinghie regolabili ai pedali e tagliata la cimetta in eccesso il lavoro è fatto.


Prove coi tiranti
Per ora solo il kayak di Gloria è timonato, io voglio provare a farne a meno
Il kayak con timone è come la macchina col cambio automatico e mi sono convinto del fatto che sia meglio imparare a gestire kayak con la pagaia ed il baricentro prima di concedersi questa comodità... un po' come è meglio saper usare un cambio e una frizione prima di passare ai due pedali.


www.tuttocanoa.it
http://www.prijon.com/



Lavoro finito: approvato dalle due supervisori Aika e Maya

La Pocket Canyon a casa

foto Luca Cattaneo Non vedevo l'ora di mettere in acqua la mia nuova Pocket Canyon . Certo, non è stato un primo varo dato che l’avevo g...