lunedì 23 maggio 2016

prove tecniche di trekking nautico

Caricare tenda e viveri nei gavoni per partire all’esplorazione è la quintessenza del kayak da mare.
Fantasticando di varie mete possibili per un futuro più o meno prossimo ci siamo accorti che serviva un banco prova, qualcosa che fosse vicino e non troppo impegnativo ma che ci facesse provare l’esperienza di un piccolo trekking nautico. Mete ideali sono l’alto Lario ed il lago di Mezzola.

GIORNO 1:
distanza percorsa 25km – 13,5nm

Imbarco a Colico, da una spiaggia molto frequentata da appassionati di kitesurf.
Costeggiamo in direzione nord dove troviamo la foce dell'Adda.
Val la pena perdere qualche mezz'ora per risalirlo di un chilometrino o due. La primavera e l'acqua alta rendono le sue sponde, specie nelle prime centinaia di metri, veramente incantevoli; grandi alberi si alzano direttamente dall'acqua e si può addirittura avere l'occasione di pagaiare in un piccolo boschetto semisommerso o con la pancia del kayak che accarezza l’erba di un praticello allagato.
Ritornati nel lago proseguiamo verso La Punta (frazione di Sorico) dove facciamo un incontro davvero curioso e simpatico: il lago ha inondato parte dei prati di pertinenza di una fattoria. Sfiliamo a pochi centimetri da un vitello che se ne sta beatamente a mangiare le foglie di una pianticella immerso nell'acqua fino alla pancia.
Giungiamo al punto dove finisce il fiume Mera, lo risaliamo fino al bacino del lago di Mezzola. Rimaniamo affascinati da quanto sia diverso rispetto a come ce lo ricordavamo quest'inverno, le spiaggette sono sparite sott'acqua e le tonalità di marrone sono diventate di un verde acceso.
Anche la famosa cascatella è decisamente ingrossata e lungo il percorso non è raro vedere qualche piccolo rigagnolo d’acqua che esce dalle rocce e si butta nel lago. Terminate le pareti a strapiombo puntiamo il Mera settentrionale per raggiungere il tempietto di San Fedelino. Anche qui grande stupore. L'enorme spiaggia su cui avevamo pranzato tra la neve a gennaio è completamente sommersa e l'acqua arriva a pochissimi metri dalla chiesetta. Visto che è ancora presto per accamparci decidiamo di proseguire la risalita del Mera per qualche centinaio di metri. Qui il fiume si rivela in tutta la sua bellezza, di un azzurro che sembra disegnato a pastello in mezzo alla vegetazione. Rimaniamo stregati dai colori al punto che quei “centinaia di metri” diventano quattro chilometri; arriviamo nelle vicinanze di un ponte nei pressi di Casenda dove la corrente comincia a farsi sentire e  si trovano degli isolotti formati da accumuli di sabbia. Sotto il ponte avvistiamo una cascatella artificiale per cui impossibile proseguire oltre, si fa dietro-front e si ritorna a San Fedelino e poi nuovamente nel lago alla ricerca del punto in cui passeremo la notte. Fortunatamente manca molto a sera perché la spiaggia dove pensavo di piazzare la tenda è, come tutte le altre, più di un metro sott'acqua.
Ritorniamo alla cascata dove riusciamo a trovare un fazzoletto di terra in piano e senza sassi dove  la tenda ci sta a malapena; per le ore 19 circa è operativo anche il servizio cucina.
Il menù per la cena prevede penne al tonno e fagiolata (tutto cotto su fornelletto a legna) e come proseguimento di serata un bel pezzo di Grana Padano e l'immancabile fiaschetta col Whisky.
Ci fermiamo un po' a guardare la notte che arriva dopodiché ci mettiamo a letto.







GIORNO 2:
distanza percorsa 14,5km – 7,5nm

Ci svegliamo senza fretta. Saranno state le 7 o giù di lì. Per prima cosa si mette su la moka e ci si sciacqua la faccia direttamente nella cascata. Facciamo colazione, smontiamo il campo con calma e rimettiamo tutto nei gavoni. Vediamo sul lato opposto del lago Verceia avvolta in una nebbiolina fine che tra poco sparirà. Una piccola barchetta a motore con tre pescatori è, in un silenzio assoluto, l’unico segno della presenza umana sul lago da ieri sera.
Risaliamo sui kayak e torniamo a Sud, ripercorriamo il tratto di Mera che unisce i due laghi e di li a breve siamo nuovamente nel Lario. Improvvisamente passiamo da un paesaggio in cui la natura e la calma regnano sovrani ad un ambiente ben diverso, ci teniamo sulla costa occidentale dove le spiagge di Gera Lario e Domaso sono affollate di  turisti soprattutto tedeschi. Anche in acqua c’è un gran traffico: motoscafi di tutte le dimensioni, moto d’acqua, tavole da windsurf, kitesurf, laser,  barche a vela e catamarani.  Arrivati al punto più esposto decidiamo di attraversare per tornare verso Colico. L’acqua, come spesso accade da queste parti nel primo pomeriggio, diventa mossa per cui la traversata non è semplice. Oltretutto dobbiamo passare attraverso un folto gruppo di windsurf, stare attenti a dei motoscafi che sfrecciano a velocità folli ed evitare di passare attraverso il percorso di una regata di catamarani.
Raggiungiamo la zona del promontorio che sta a nord del laghetto di Piona. Anche questo tratto è molto bello e selvaggio. Proseguiamo l’esplorazione solo per un breve tratto verso sud, abbandoniamo l’idea di raggiungere il laghetto di Piona a causa del vento e dell’acqua agitata che dilatano i tempi di percorrenza e rendono tutto più faticoso. Giriamo i kayak e riprendiamo la navigazione verso nord. Finita la scogliera impervia si raggiunge subito il centro abitato con il lido, attraversiamo il porto con un gran traffico da diporto, passiamo di fianco ad un aliscafo ormeggiato e raggiungiamo il prato da cui la mattina precedente eravamo partiti.

Per le 14.30 siamo già in viaggio verso casa, abbastanza presto da evitare il solito traffico congestionato che caratterizza la SS36 la domenica.








lunedì 9 maggio 2016

La parte alta del ramo di Como

Ci si imbarca alle 8 nella frazione San Giovanni di Bellagio, proprio di fronte alla sede della locale
associazione canottieri. Decidiamo di esplorare prima la sponda opposta; così da trovare poi la
grotta sulla strada di ritorno, quando la luce arriva con la migliore angolazione per creare i tanto
agognati riflessi azzurri.
Passaggi segreti
Facciamo quindi una traversata del ramo in diagonale puntando il lido di Lenno.
Da qui cominciamo il giro attorno a punta Balbianello; l'idea di fare tutto il giro del promontorio che
ospita la celebre villa è stata azzeccata. Un bello spettacolo di sassi a picco nel lago con le fronde
e le verdi chiome degli alberi che arrivano ad accarezzare l'acqua. Poi Villa del Balbianello,
ritenuta da molti la più bella tra le ville del lago che ospita le ville più belle del mondo.
Da qui all'Isola Comacina la strada è poca. Ci giriamo attorno in senso antiorario ed una volta
ritornati sul punto più a nord dell'isola decidiamo di sbarcare per riposarci un attimo prima di
affrontare nuovamente la traversata per tornare sulla sponda da cui siamo partiti.
Questa volta attraversiamo perpendicolari rispetto alla costa così da minimizzare la distanza dato
che il traffico di barche a motore comincia ad essere non indifferente. Il punto di mira è la chiesa
di Lezzeno. Costeggiamo il paese diretti a nord stando a qualche decina di metri dalle spiagge per
non infastidire i pescatori. Il centro abitato finisce improvvisamente con un cantiere nautico, da qui
la costa ricomincia ad essere selvaggia ed assolutamente non antropizzata. E' la famosa scogliera
dei Grosgalli, dove le pareti a strapiombo sul lago formano gole e forre.
Si dice che qui streghe e maghi venivano a compiere i loro riti.
Costeggiando individuiamo una gola abbastanza ampia, con uno spazio pianeggiante rialzato di
Sbarco "creativo" ai sassi dei Grosgalli
circa un metro e mezzo dall'acqua. Penso che se fossi uno stregone potrebbe essere un buon posto
per fare riti magici, quindi decidiamo di tentare uno sbarco per vedere se ci troviamo una strega
che ci prepari una pozione per rendere più veloci i nostri kayak in cambio di un panino. Non c'è
neanche un accenno di spiaggetta per cui scendiamo aggrappandoci direttamente ai sassi e
leghiamo per bene i kayak che restano in acqua. Arrampicatici sul pianoro ci facciamo largo nella
vegetazione;
nessun segno di riti magici, ma solo della maleducazione di qualcuno che ha ben pensato di
grotta tra la vegetazione - scogliera dei Grosgalli
scaricarci dei rifiuti. La gola termina con l'ingresso di una grotta parzialmente coperta dalla
rigogliosa vegetazione primaverile. Non essendo amanti della speleologia torniamo sui kayak e
proseguiamo la navigazione verso Bellagio.
Arriviamo alla Grotta dei Bulberi che è quasi mezzogiorno. Troppo presto per godere dei riflessi
dato che il sole è ancora dietro al monte Nuvolone, ma anche fossimo arrivati più tardi le nuvole ci
avrebbero rovinato lo spettacolo; proseguiamo quindi la navigazione fino alla spiaggia che sta
sotto al Ponte del Diavolo dove sbarchiamo per il pranzo.
Dopo aver mangiato ed esserci riposati in un batter d'occhio siamo già al punto di partenza.
Passiamo oltre e raggiungiamo il centro di Bellagio con le sue ville ed i suoi giardini in fiore.
Attraversare l'imbarcadero di Bellagio una domenica di primavera non è per niente facile.
Ci sono i grossi traghetti che trasportano automobili su 3 rotte, gli aliscafi, i battelli di linea e
turistici che partono ed arrivano ad un ritmo frenetico; oltre ad una miriade di motoscafi. Sembrerà
assurdo ma gironzolando fuori dal porto di La Spezia c'è molto meno casino (o forse è solo
spalmato in molto più spazio).
Raggiunta la punta non resistiamo alla tentazione di guardare in giù nel ramo di Lecco.
Vedere là in fondo il monte Moregallo ed i corni di Canzo ci ha ricordato che tutte le belle cose
viste oggi sono sempre state li, dietro casa, ad aspettare che andassimo a scoprirle e ad apprezzarle.
Raggiungiamo anche il porto di Pescallo dove invertiamo la rotta zigzagando tra le barche
ormeggiate, doppiamo nuovamente la punta per rientrare nel ramo di Como, attraversiamo di gran
lena le rotte delle navi non dopo aver aspettato e calcolato il momento giusto. 8 ore esatte dopo
l'imbarco (che si traducono in 22,5km o 12 nm) siamo nuovamente a San Giovanni per caricare
attrezzatura e kayak in macchina.




Piccola incursione nel ramo di Lecco

La Pocket Canyon a casa

foto Luca Cattaneo Non vedevo l'ora di mettere in acqua la mia nuova Pocket Canyon . Certo, non è stato un primo varo dato che l’avevo g...