Caricare tenda e viveri nei gavoni per partire all’esplorazione è la
quintessenza del kayak da mare.
Fantasticando di varie mete possibili per un futuro più o meno prossimo ci
siamo accorti che serviva un banco prova, qualcosa che fosse vicino e non
troppo impegnativo ma che ci facesse provare l’esperienza di un piccolo
trekking nautico. Mete ideali sono l’alto Lario ed il lago di Mezzola.
GIORNO 1:
distanza percorsa 25km – 13,5nm
Imbarco a Colico, da una spiaggia molto frequentata da appassionati di
kitesurf.
Costeggiamo in direzione nord dove troviamo la foce dell'Adda.
Val la pena perdere qualche mezz'ora per risalirlo di un chilometrino o
due. La primavera e l'acqua alta rendono le sue sponde, specie nelle prime centinaia
di metri, veramente incantevoli; grandi alberi si alzano direttamente
dall'acqua e si può addirittura avere l'occasione di pagaiare in un piccolo
boschetto semisommerso o con la pancia del kayak che accarezza l’erba di un
praticello allagato.
Ritornati nel lago proseguiamo verso La Punta (frazione di Sorico) dove
facciamo un incontro davvero curioso e simpatico: il lago ha inondato parte dei
prati di pertinenza di una fattoria. Sfiliamo a pochi centimetri da un vitello
che se ne sta beatamente a mangiare le foglie di una pianticella immerso
nell'acqua fino alla pancia.
Giungiamo al punto dove finisce il fiume Mera, lo risaliamo fino al bacino
del lago di Mezzola. Rimaniamo affascinati da quanto sia diverso rispetto a
come ce lo ricordavamo quest'inverno, le spiaggette sono sparite sott'acqua e
le tonalità di marrone sono diventate di un verde acceso.
Anche la famosa cascatella è decisamente ingrossata e lungo il percorso non
è raro vedere qualche piccolo rigagnolo d’acqua che esce dalle rocce e si butta
nel lago. Terminate le pareti a strapiombo puntiamo il Mera settentrionale per
raggiungere il tempietto di San Fedelino. Anche qui grande stupore. L'enorme
spiaggia su cui avevamo pranzato tra la neve a gennaio è completamente sommersa
e l'acqua arriva a pochissimi metri dalla chiesetta. Visto che è ancora presto
per accamparci decidiamo di proseguire la risalita del Mera per qualche
centinaio di metri. Qui il fiume si rivela in tutta la sua bellezza, di un
azzurro che sembra disegnato a pastello in mezzo alla vegetazione. Rimaniamo
stregati dai colori al punto che quei “centinaia di metri” diventano quattro
chilometri; arriviamo nelle vicinanze di un ponte nei pressi di Casenda dove la
corrente comincia a farsi sentire e si trovano degli isolotti formati da
accumuli di sabbia. Sotto il ponte avvistiamo una cascatella artificiale per
cui impossibile proseguire oltre, si fa dietro-front e si ritorna a San
Fedelino e poi nuovamente nel lago alla ricerca del punto in cui passeremo la
notte. Fortunatamente manca molto a sera perché la spiaggia dove pensavo di
piazzare la tenda è, come tutte le altre, più di un metro sott'acqua.
Ritorniamo alla cascata dove riusciamo a trovare un fazzoletto di terra in piano
e senza sassi dove la tenda ci sta a
malapena; per le ore 19 circa è operativo anche il servizio cucina.
Il menù per la cena prevede penne al tonno e fagiolata (tutto cotto su
fornelletto a legna) e come proseguimento di serata un bel pezzo di Grana
Padano e l'immancabile fiaschetta col Whisky.
Ci fermiamo un po' a guardare la notte che arriva dopodiché ci mettiamo a
letto.
GIORNO 2:
distanza percorsa 14,5km – 7,5nm
Ci svegliamo senza fretta. Saranno state le 7 o giù di lì. Per prima cosa
si mette su la moka e ci si sciacqua la faccia direttamente nella cascata.
Facciamo colazione, smontiamo il campo con calma e rimettiamo tutto nei gavoni.
Vediamo sul lato opposto del lago Verceia avvolta in una nebbiolina fine che
tra poco sparirà. Una piccola barchetta a motore con tre pescatori è, in un silenzio assoluto, l’unico segno della presenza umana
sul lago da ieri sera.
Risaliamo sui kayak e torniamo a Sud, ripercorriamo il
tratto di Mera che unisce i due laghi e di li a breve siamo nuovamente nel
Lario. Improvvisamente passiamo da un paesaggio in cui la natura e la calma
regnano sovrani ad un ambiente ben diverso, ci teniamo sulla costa occidentale
dove le spiagge di Gera Lario e Domaso sono affollate di turisti soprattutto
tedeschi. Anche in acqua c’è un gran traffico: motoscafi di tutte le
dimensioni, moto d’acqua, tavole da windsurf, kitesurf, laser, barche a
vela e catamarani. Arrivati al punto più esposto decidiamo di
attraversare per tornare verso Colico. L’acqua, come spesso accade da queste
parti nel primo pomeriggio, diventa mossa per cui la traversata non è semplice.
Oltretutto dobbiamo passare attraverso un folto gruppo di windsurf, stare
attenti a dei motoscafi che sfrecciano a velocità folli ed evitare di passare
attraverso il percorso di una regata di catamarani.
Raggiungiamo la zona del promontorio che sta a nord
del laghetto di Piona. Anche questo tratto è molto bello e selvaggio. Proseguiamo
l’esplorazione solo per un breve tratto verso sud, abbandoniamo l’idea di
raggiungere il laghetto di Piona a causa del vento e dell’acqua agitata che
dilatano i tempi di percorrenza e rendono tutto più faticoso. Giriamo i kayak e riprendiamo la navigazione verso nord. Finita la scogliera impervia si raggiunge
subito il centro abitato con il lido, attraversiamo il porto con un gran traffico
da diporto, passiamo di fianco ad un aliscafo ormeggiato e raggiungiamo il
prato da cui la mattina precedente eravamo partiti.
Per le 14.30 siamo già in viaggio verso casa,
abbastanza presto da evitare il solito traffico congestionato che caratterizza
la SS36 la domenica.
Nessun commento:
Posta un commento