giovedì 7 novembre 2024

Concentrazioneskimokayak 2024


Anche quest'anno si è svolto il Concentrazioneskimokayak, storico incontro autunnale degli amici di Sottocosta sulla sponda veronese del lago di Garda, giunto ormai alla 23^ edizione.

Si trattava di uno dei tanti raduni organizzati negli anni da Luciano, ed è stato questo il primo incontro dopo la sua morte.
Gli Enzi, che non hanno voluto lasciare cadere questa bella tradizione, si sono occupati di dare continuità all'evento prendendosi cura tanto della parte logistica quanto della conduzione delle due navigazioni.

Base dell' evento il solito, ben attrezzato, camping Du Parc in Lazise.


l'invasione del porto vecchio di Lazise

La mattina di sabato 26 ottobre ci siamo presentati all' imbarco in una quindicina circa, sotto un cielo grigio che minacciava pioggia, per il più classico degli itinerari che ormai contraddistingue il concentrazioneskimokayak: Lazise, Bardolino, Garda, Punta San Vigilio e… ricerca del Pal del Vó! Non potevamo proprio rinunciare a questa “caccia al tesoro” tanto cara a Luciano.

al pal del Vò

Unica sosta con sbarco poco a nord di Garda.

La navigazione è stata estremamente tranquilla; lago piatto, neanche una bava di vento, traffico praticamente inesistente, temperatura tutto sommato gradevole e della pioggia che ci aspettavamo si è vista solo qualche sporadica gocciolina.

Punta San Vigilio

Una menzione particolare a Roberta che ha salvato un gabbiano ferito ed intrappolato in una lenza, avvistato dal gruppo penzolare stremato dalla prua di una barca a vela ormeggiata ad una boa.

l'inaspettato passeggero temporaneo

La sera ci siamo ritrovati tutti al ristorante per una cena in compagnia. Occasione sempre gradita di scambiare quattro chiacchiere non solo con i pagaiatori ma anche con gli accompagnatori. A catalizzare l' attenzione generale (specie del dopocena, quando Gli Enzi tirano fuori dal camper la loro vasta riserva di amari) i vari metodi insetticidi e repellenti sperimentati da Riccardo e Marina nei loro molti viaggi.


L' indomani mattina ci siamo ritrovati nuovamente sulla spiaggia esterna al campeggio, un gruppetto leggermente ristretto rispetto al giorno precedente. Questa volta navigazione verso sud con meta Peschiera del Garda. 

Al briefing si è presentato a sorpresa Checcobalanza, anche se impossibilitato a pagaiare. Ha comunque voluto essere presente per ricordare Luciano ed omaggiarci di un adesivo commemorativo.

il ponte di Porta Brescia

Dal campeggio a Peschiera la pagaiata è monotona, senza una buona compagnia di amici con cui parlare sarebbe una vera noia.

Peschiera, al contrario, è una vera perla. Abbiamo navigato tutti e quattro i canali che la attraversano e circondano le sue mura ricche di storia. 

Siamo tornati abbastanza presto, così da riuscire a sistemare e caricare l’attrezzatura ed addirittura fare un rapido aperitivo di chiusura prima di partire in tempo per evitare le immancabili code all' orario di chiusura dei parchi divertimento.

Il meteo è stato anche meglio del giorno precedente con assenza completa di precipitazioni e perfino qualche occhiata di sole.

Piroscafo Zanardelli

Noto sempre, in termini di abbigliamento, che questo è il raduno più vario di tutti.  Alcuni con la stagna, altri con il neoprene da mezza stagione e chi addirittura in calzoncini e giacca d’acqua leggera. Io ero in tuta stagna ed alla fine sono stato contento della scelta, ti rendi conto però di quanto la temperatura sia una percezione personale in quanto io così vestito stavo bene, mentre i turisti tedeschi di tutte le età (dai bambini alle nonnine) erano in costume a fare il bagno già alle 7 di mattina.

Sono stato davvero felice nel constatare che qualcuno ha deciso di prendersi l'impegno, non da poco, di portare avanti l'organizzazione di questi incontri. Incontri che sono si occasione per rivedere vecchi amici ma anche, come spesso accade, di fare nuove conoscenze. Grazie ad Enzo e Roberta, agli amici di Sottocosta ed... arrivederci al WISKIE!

Link agli articoli degli anni precedenti:

Concentrazioneskimokayak 2023

Concentrazioneskimokayak 2022

Concentrazioneskimokayak 2019

Concentrazioneskimokayak 2016







giovedì 24 ottobre 2024

l'Adda da Lodi a Pizzighettone

gli equipaggi (foto di Nicola Orsini)

Qualche settimana fa ho incrociato per caso Nicola Orsini, che passava dalle parti di Vercurago. Per farla breve mi sono auto invitato a Lodi, per una discesa dell' Adda in canadese fino a Pizzighettone. Andata buca il primo fine settimana disponibile causa livello del fiume impraticabile siamo riusciti a concludere per domenica 20.

Il fiume era ancora molto alto ed in pianura non pochi campi erano allagati. Sono arrivato all'ospedale di Lodi (luogo di imbarco) con largo anticipo e già dalla prima occhiata al fiume si vedeva l'acqua correre davvero veloce

Dei presenti conoscevo solo Nicola. In acqua c’era anche la sua compagna Simona, Sigfrido (veterano della canoa canadese) in solo e Paolo che, alle primissime esperienze con la pala singola, è salito in canoa con me.

imbarco dall'argine
Dopo aver portato due macchine all’arrivo ci siamo imbarcati calando le canoe e tutta l’attrezzatura giù dall’argine. 

Sulle sponde molta plastica, trasportata dalle ultime piene e rimasta intrappolata tra i rami degli alberi fino ad un paio di metri di altezza sopra l’attuale livello dell’acqua.

Il fiume è un I° grado anche se l'ho trovato nella prima metà piuttosto diverso dall’Adda che sono abituato a frequentare tra Olginate ed Imbersago. Vi è una più netta differenza tra le zone di morta ed i filoni di corrente. In alcuni punti vi erano ampi mulinelli che creavano nelle morte delle forti controcorrenti al punto da vedere sulla riva la vegetazione piegata verso monte.

Situazioni che mi ricordo bene in Ticino.  Probabilmente si creano anche dalle mie parti quando la diga di Olginate è completamente aperta ma non ho mai avuto modo di scendere con livelli del genere.

A 7km dalla partenza, in sponda destra, entriamo ad esplorare la lanca di Soltarico. Questa fino al 1976 era un’ansa del fiume ma, in occasione di una piena particolarmente violenta il corso d'acqua si è scavato una scorciatoia facendo diventare quella curva un ramo morto, cieco a monte. Ciò testimonia la continua e naturale evoluzione del tracciato del fiume che con la sua forza continua a plasmare queste terre morbide e tutto sommato pianeggianti. Le lanche rappresentano delle tranquille zone di morta dove abbonda la vegetazione,  trovano riparo ai pesci nella fase riproduttiva e si crea un habitat particolarmente favorevole anche per l’avifauna.

nella Lanca di Soltarico

Per la pausa pranzo ci siamo fermati a circa 18 km dalla partenza, in una specie di casetta-rifugio creata da un privato sulla sua proprietà e messa a disposizione degli amanti del fiume. La troviamo a pochi metri di distanza dall'acqua ed il fiume si presenta come un unico corso d’acqua; i locali mi raccontano però che solitamente è nascosta in una specie di piccolo ramo laterale e che quelle ramaglie che vediamo spuntare dall'acqua proprio di fronte sono degli alberelli che ricoprono un isolotto che adesso è abbondantemente sommerso.

rifugio fluviale

Ci rimettiamo in canoa ed in breve tempo siamo nel punto dove il fiume Serio si unisce all’Adda, poco prima di passare sotto l’imponente ponte della ex SS591.
Fatto curioso: si passa sotto alla sua ampia campata e, dopo 4 km, si vede in lontananza un’altro ponte perfettamente identico avvicinarsi. Si tratta di un’illusione!
C’è solo un ponte; semplicemente dopo averlo passato il fiume descrive un’ampia ansa che torna su sè stessa creando una penisola larga meno di 150m.

Due anse dopo ci sarebbe un’altra piccola lanca ma… ce la siamo persa e siamo arrivati al porto di Formigara. Solitamente sarebbe protetto da una diga che in quel momento era appena sotto il pelo dell’acqua dandoci da lontano l’impressione fosse una raschiera.
Troviamo anche la nave Cremona semi affondata, una barca da lavoro lunga 38m. Mi raccontano essere in stato di abbandono da anni anche se  fino a poco fa era normalmente ormeggiata e galleggiante. Ora giace su un fianco, con l’ancora divelta e con le sovrastrutture ricoperte da tronchi e detriti spinti dalle ultime piene.

di fronte al relitto

Da qui mancano circa 5km Pizzighettone. Sbarchiamo poco prima dell’abitato in sponda destra, bel lontano dal ponte che segna l'inizio dei mortali pericoli rappresentati dallo sbarramento con le prese della centrale idroelettrica; ci sono dei moletti facilmente raggiungibili dalla strada con un comodo parcheggio sterrato.

Il meteo è stato clemente, eravamo preparati alla pioggia ma ha gocciolato un pochino fino a poco prima del mio arrivo a Lodi. Metà discesa l’abbiamo fatta con il cielo completamente coperto e nella seconda parte si è addirittura visto il sole; siamo sempre stati all'asciutto ed essendo stati tutti abbigliati ed equipaggiati come in invernale addirittura abbiamo sentito il caldo.

Dal punto di vista naturalistico ci sono stati avvistamenti di aironi bianchi, cormorani, un martin pescatore ed un non ben precisato tipo di rapace. 

La giornata si è conclusa dopo il recupero con tanti saluti e l’idea di ritrovarci per fare il “mio” tratto di Adda, da Vercurago ad Imbersago. Ne ho decantato le bellezze e degli altri partecipanti solo Sigfrido lo ha percorso.
Spero di aver convinto soprattutto Simona, così da avere la presenza di una ragazza con cui far leva su Gloria. Non pagaia dalla discesa col CK90 del 2023, quando aveva il pancione. 

Con grande sorpresa Sigfrido mi ha fatto dono di un barile; un accessorio da vero canoista canadese che ancora non avevo.





mercoledì 28 agosto 2024

Ciao Luciano


Oggi la comunità dei kayaker marini italiani perde un suo storico pilastro. Forse IL suo storico pilastro.

Non esagero nel dire che non esiste in questa nazione un canoista marino di buon livello, non solo che non lo conosca, ma che non abbia da raccontare qualche simpatico aneddoto vissuto assieme al mitico "ElleBi"

Anche Gloria ed io dobbiamo tanto a Luciano. Se una sua parente non ce lo avesse presentato probabilmente il nostro curriculum canoistico non sarebbe andato oltre a qualche giretto sui laghetti vicino casa. Se abbiamo cominciato a prendere seriamente il kayak è solo perché mentre eravamo alle prime armi lui ogni tanto passava a trovarmi al lavoro, guardacaso la settimana che precedeva qualche raduno, e diceva "senti un po', cos'è che fate il prossimo weekend? perchè noi saremo sul Garda". Poi sparava cifre palesemente sottostimate sulle distanze dei percorsi previsti, decantandone le bellezze, ed alla fine salutava dicendo "allora vi segno!".


tradizionale aperitivo
Gli amici di Sottocosta lo ricorderanno non solo per il gran quantitativo di eventi organizzati e per il costante impegno nel tenere in piedi l'associazione, ma anche per i suoi riti.
Come il saluto, fatto persona per persona con gli auguri di una buona giornata, all'inizio di ogni navigazione; la pausa pranzo che comincia con il suo aperitivo (un Ritz con sopra una fettina di salame ed un ricciolo di maionese) e si conclude con un goccino del suo grappino alla liquirizia. Ed alla fine della pagaiata una calorosa stretta di mano ed i ringraziamenti per la bella giornata trascorsa assieme.

E vogliamo dimenticare gli striscioni, o i discorsi in rima per i grandi eventi? A casa abbiamo una scatola che custodisce quello fatto per il nostro matrimonio, srotolato con discorso e gran cerimoniale pochi giorni dopo all'Isola d'Elba. Davvero un dolce ricordo.


Una persona come non ne fanno più che sicuramente mancherà a tutti.




lunedì 22 luglio 2024

Ancora in Brembo con gli agonisti

Settimana scorsa mi è arrivato un messaggio da Alberto Zucchi, mi invitava ad una uscita sul Brembo sabato mattina. 

Sono arrivato in sede con largo anticipo per scegliere e preparare kayak ed attrezzatura. La scorsa volta con la Rainbow Zulu non mi ero trovato molto bene; ho perciò preparato una Perception Arc, più lunga e voluminosa. 

Alberto però non ha granché apprezzato la scelta… insomma… mi invitava caldamente a portare una Wavehopper.

E’ risaputo che non ho una grande confidenza coi K1 discesa, li avevo usati molte volte ma solo al lago; e non c’è mai stato feeling. Canoe troppo nervose per i miei gusti. L’idea di andarci in acqua mossa non mi entusiasmava, però alla fine ero stato invitato ad un allenamento di discesisti… non mi potevo presentare un’altra volta con un kayak da turismo. Se proprio si fosse rivelata una scelta tragica avrei trasbordato le rapide più impegnative. Alla fine la Perception è tornata sulla rastrelliera.

Come la scorsa volta sia gli Zucchi che Ugo hanno optato per il caricare sia i loro kayak da discesa in composito che le Wavehopper in plastica, decidendo poi cosa usare in base alle condizioni del fiume.

Da San Pellegrino a San Giovanni Bianco ci siamo fermati ad ispezionare alcune rapide.

Alberto
L’idrometro segnava 147cm, effettivamente più acqua della scorsa volta, ma comunque un livello medio-basso. Abbiamo ascoltato Ugo mentre suggeriva traiettorie (per me questo è un grosso problema, ho la memoria di un criceto e puntualmente non mi resta in mente nulla). Guardando il fiume anche gli altri hanno deciso che sarebbero scesi in Wavehopper; troppo il rischio di rovinare i kayak in carbonio contro i sassi.

L’imbarco a San Giovanni Bianco fortunatamente è subito a valle di una diga; questo mi ha aiutato molto perché improvvisamente mi è venuto in mente che, non solo la Wavehopper non mi era mai piaciuta, ma anche che non l’avevo mai usata ad Olginate in diga. Quel tempo speso lì per gli altri era puro riscaldamento; a me è stato utilissimo anche per riprendere un po’ di confidenza con questo tipo di scafo (che tra l’altro non usavo dall’estate scorsa) e saggiarne il comportamento in corrente facendo traghetti, entrate in corrente ed in morta.

Sono rimasto meravigliato, quella sensazione di traballamento nettamente avvertibile in acqua ferma sparisce completamente quando la si fa scivolare in corrente.

Dalle mie parti si dice “Ofelè fa el so mesté !” (il pasticcere fa il suo mestiere, detto dialettale per indicare il fatto che ogni artigiano è bravo a fare il proprio lavoro… ma non quello degli altri).
E questo è vero anche per le canoe. E’ un kayak da fiume, se lo usi in acqua piatta non è nel suo ambiente, semplicemente non è stato progettato ed ottimizzato per quello.

Buono il Feeling iniziale alla diga di San Giovanni, mi sono trovato bene anche sulla prima rapidella a raschiera in cui serve un po’ di controllo per schivare i massi affioranti… ma subito si avvicina la rapida della Irma (così si chiama sulle schede di CKFiumi, a quanto pare però è più famosa come il metanodotto). La scorsa volta l’ho tentata due volte, e per due volte mi ha buttato giù con una facilità disarmante. Mi sembrava impossibile, non c’era verso di non farmi risucchiare e frullare da questi vortici.

Apriva Ugo, subito dietro Sara, poi scendevo io e chiudeva Alberto. 

Una rapida formata da tre buchi, uno di fila all’altro. Avvicinandosi non hai una gran visuale su quello che c’è oltre, lo vedi come una netta riga nera. Sai che quello è il confine tra acque relativamente tranquille ed il putiferio che c’è dopo. Con il ricordo dell’altra volta avevo il cuore a 1000. Si prende fiato mentre si pagaia verso il punto prescelto per l'ingresso in rapida e giù nel primo buco, circondati da spumeggiante acqua bianca che ti schizza in faccia e offusca la vista. Quando pensi di esserne uscito e di poter riprendere fiato vieni inghiottito dal secondo, poi il terzo. Puoi solo pagaiare al massimo ed appoggiarti sull’acqua turbolenta cercando di tenere equilibrio, direzione e dando pancia dalla parte giusta cercando di anticipare ed essere pronto per il prossimo ostacolo.

Ugo

Alla fine di questa giostra liquida entro in morta, colpendo in pieno Sara sul fianco (la precisione in fiume è un’abilità per me ancora mooooooolto lontana). Ho un sorriso da ebete stampato in faccia e vorrei urlare di gioia come se avessi vinto un oro olimpico ma mi trattengo; limitandomi a dire, con tono pacato, “avete visto che stavolta sono rimasto dritto!”.

Poco dopo una rapida molto corta, più che una rapida vera e propria è un singolo passaggio. In sponda destra, a lato del salto, c’è una grande roccia piatta ed inclinata che forma una nicchia che guarda a valle, sotto la quale si forma un potente ritorno che ti spinge proprio lì sotto. Nessun problema nel scenderla. Decidiamo però di fermarci per giocare un po’. Insomma, per farla breve, io ed Alberto abbiamo fatto il bagno. Io sono anche riuscito a rimediare uno strappo ad un polpaccio uscendo. Ho preso la scusa di voler fare qualche foto per fermarmi un attimo a recuperare; per alcuni minuti sentivo un forte dolore appoggiando il piede e per tutta la giornata poi ha continuato a fare male quando era necessario spingere forte sul puntapiedi.

La rapida della Signora era molto sassosa e serviva manovrare parecchio, qualche colpetto di striscio l’ho preso. Una cosa che mi stupisce è il vedere come gli altri riescano a scegliere e percorrere linee pulite con grande disinvoltura, mentre io continuo ad interpretare male l’acqua e spesso a non riuscire a percorrere le traiettorie che ho in testa.
Ma il mio percorso di crescita in acqua mossa è appena cominciato, serve pazienza e trovare il modo di fare esperienza con qualcuno di esperto e competente.

La rapida del Sassone ha riportato alti i livelli di preoccupazione, i cm in più rispetto alla volta precedente si facevano vedere in tutta la loro forza. Anche qui però tutto bene. 

Iniziavo davvero a prenderci gusto!

Ma dopo la Irma era il ponte stradale quello che più mi preoccupava, la scorsa volta ero quasi terrorizzato avvicinandomi. Questa volta un po’ meno, sono passato con grande imprecisione nelle linee ma comunque restando dignitosamente a testa in su.

A questo punto con il livello attuale le difficoltà finiscono e, fino all’arrivo, si tratta solo di schivare sassi in un tratto di II grado.

Sbarcati a San Pellegrino si è deciso di rifarlo una seconda volta.

Il dato idrometrico nel frattempo era calato a 143cm; per cui si è optato per una discesa veloce onde evitare di vedere il livello diminuire ulteriormente e dover fare ancora più attenzione ai sassi.

Va tutto bene, nessun bagno. Io sono stanco ma abbastanza a mio agio al punto che, in uscita dalla signora, mi concedo addirittura un ingresso in morta con un aggressivo aggancio al posto del solito tranquillo appoggio. Sono riuscito ad avere all’ultimo saltino tutto come volevo: angolo, velocità, pancia e posizione della pagaia attiva. Ho quindi voluto osare un bell’aggancio. Con grande soddisfazione, l’unico ingresso in morta che mi ha portato esattamente nel punto che avevo visualizzato come target. Nessuno lo sa, ma mi sono dato una immaginaria pacca sulla spalla da solo dicendomi “Bravo Marco, ben fatto!”.

Comunque la differenza tra me ed i miei compagni di discesa era evidente non solo nelle rapide ma anche sui tratti tranquilli dove loro vanno davvero forte e non riesco proprio a stargli dietro.
Dopo il ponte della SP26 era davvero molto sassoso; probabilmente il fiume ha perso ancora qualche cm di livello e questo, unito alla stanchezza, mi porta a colpire qualche sasso. All'ingresso di San Pellegrino io sono davvero stravolto, prendo di striscio ancora qualche sasso che proprio non riesco ad evitare e, mentre Ugo rimane a giocare un po’ sull’ultimo spot del campo slalom, io mi lascio dolcemente scivolare in appoggio basso allo sbarco.

Stanco ma felice, ringrazio il Brembo per avermi concesso due discese davvero emozionanti ed avermi insegnato a cosa servono i kayak da discesa.

Un grosso grazie va anche ai discesisti del CK90 che mi hanno ancora una volta invitato ad una loro fantastica sessione di allenamento fuori casa.
Mi piacerebbe frequentare più spesso questo fiume, ad un'oretta di strada dalla sede del CK90 abbiamo un fiume bellissimo, dall'acqua pulita e fredda anche in estate. Torniamoci più spesso!

Sara 






martedì 16 luglio 2024

Idro e Ledro "attenti a quei due" 2024

L'incontro sui laghi di Idro e Ledro è ormai diventato un appuntamento consolidato nel calendario di Sottocosta.


Un bel fine settimana a godere della fresca aria del Trentino giusto un paio di settimane dopo esser stati in qualche caldissima località per il Sottocosta Kayak Camp.

Quest'anno sono andato con la famiglia al completo.
Ovviamente non potevo pensare di abbandonare Gloria in spiaggia con i due bambini, per cui non abbiamo preso parte ufficialmente all'evento ma eravamo presenti giusto per la compagnia.

Però il richiamo dell'acqua è forte... ed ho pensato che abbandonare in spiaggia Gloria con solo uno dei due bimbi forse si poteva fare. Perfetto; Federico sarebbe stato con la mamma mentre io e Matteo ci saremmo goduti qualche simpatico giretto in canoa canadese!
Certo, presentarsi ad un raduno di kayak da mare in canadese è coerente come andare ad un track day per supercar con un autoarticolato.
Motivo per cui non abbiamo neanche fatto l'iscrizione all'evento, ma solo prenotato per cena; il vero cuore del raduno.

Siamo arrivati a Ledro con la nostra bellissima Swift sul tetto. Questa canoa è con noi ormai da due anni ed è stato il suo primo viaggio fuori dalle acque di casa da quando sono andato a ritirarla in Carinzia.
Una nota simpatica è stata il giorno prima della partenza; vado a fare rifornimento con la macchina già carica ed al distributore si ferma un tizio, ex canoista, appositamente per guardarla da vicino. Mi racconta della sua vecchia Old Town, poi mi stringe la mano dicendomi "complimenti, è raro in Italia vedere una barca così bella!".
Qualche intenditore dalle mie parti c'è; decenni fa sul Lago di Pusiano vi era una scuola di canoa canadese (si chiamava "il canneto") che ha avuto anche l'onore di ospitare Backy Mason.


Appena arrivati a Ledro una grande sorpresa: Caterina e Marco si sono presentati con un mega regalo per Matteo! Una pagaia per canadese a coda di lontra personalizzata con il nome sull'oliva e disegni di medusa e cavalluccio marino sulla pala.
E' stato il primo regalo ricevuto da Matteo per il suo 3° compleanno, festeggiato la settimana successiva. Chi conosce la storia di questo raduno, e del suo nome, ha ipotizzato che in futuro questo evento sarà forse da rinominare in "attenti a quei 3".

La parte meno bella della giornata è stata il meteo: il cielo era scuro e soffiava un bel vento. Nulla di preoccupante in kayak da mare... ma per una canadese da 17'6" dal bordo libero abbondante non è il massimo, specie se condotta da solo.


Così, mentre gli altri partivano per il periplo del lago, noi siamo rimasti in zona spiaggia. Ci siamo avvicinati alla cascata (artificiale) formata dal torrente Massangla proprio dove si getta nel lago; qui abbiamo ripescato una palla alla deriva e poi siamo subito sbarcati per giocare un po' nell'acqua. Matteo è rimasto a lungo a mollo nonostante il lago freddino ed il vento.
Ecco, se c'è un talento innato in questo bambino è proprio quello di scovare ogni minima opportunità per prendere un bel raffreddore!

La sera cena a base di pesce di lago a Baitoni. Ricordo due anni fà, Matteo aveva appena un anno e mangiò un gran quantitativo di pasta con il persico e filetto di salmerino. Quest'anno solo pasta in bianco.

Non è mancata la torta per gli 87 anni di Luciano a fine serata.

Per la notte siamo stati da Giorgio ed Ines.
Per sdebitarsi dell'ospitalità Matteo si è esibito in un gran concerto di tosse durato dal tramonto all' alba.

L'indomani mattina ritrovo sulla spiaggia di Baitoni, meteo perfetto previsto fino a mezzogiorno.
Tradizionale temporale pomeridiano annunciato dopo pranzo. La nostra idea è comunque quella di mangiare al locale e poi partire subito.
Scelta dell' orario azzeccatissima in quanto sono riuscito a dover caricare la canoa sotto al diluvio universale e ad onorare, anche quest'anno,  un'altra tradizione di questo raduno: ovvero l'oretta fermo in coda per incidente sulla provinciale che percorre la Valsabbia.  Tutti gli anni la stessa storia; non c'è modo di evitarlo.
Ragazzi io ve lo dico, l'anno prossimo o mi portate in elicottero, o io non vengo.

Comunque in acqua siamo stati al seguito del gruppo per il primo tratto della navigazione all'interno del biotopo del lago d'Idro e risalendo la foce del Chiese fino allo stramazzo sotto al ponte pedonale.
Le abbondanti piogge degli ultimi periodi hanno assicurato una discreta correntina con una bella vena d'acqua che correva veloce proprio al centro del canale e due tranquille e molto ampie morte ai lati; abbiamo approfittato per fare un paio di traghetti.
Qui abbiamo salutato il gruppo di kayaker; loro proseguivano mentre noi siamo rientrati per fare un po' di vita da spiaggia.

Andiamo?

Per Matteo è stato un evento importante: la prima volta in canoa fuori dal lago di Garlate. La cornice è stata fantastica; con acqua pulita, una bella compagnia ed un meteo tutto sommato buono.
In Trentino ci sono dei laghetti troppo piccoli per il kayak da mare in cui mi piacerebbe pagaiare con la canadese; quest'anno -tra l'altro- di acqua ne abbiamo in abbondanza per cui sarebbe stata la stagione giusta.
Mi viene in mente che Marco e Caterina vanno anche in canadese, e un paio di altri amici al CK90 potrebbero aggregarsi con piacere... Chissà che questo raduno non possa per un anno diventare multidisciplina.
La canadese, tra i suoi pregi, ha quello di costringere il canoista ad affinare alcune tecniche... Anche il più irriducibile dei lupi di mare ne trarrebbe un grande vantaggio.









lunedì 8 luglio 2024

Sottocosta KayakCamp - Maratea 2024

 

Mi trovo davvero in difficoltà nello scrivere questo articolo. Non perché manchino le idee sui contenuti, ma perché le cose da dire sarebbero davvero tante, troppe.

Già di per sé il Camp è sempre qualcosa di eccezionale, quest’anno abbiamo voluto fare qualcosa di più. Molto di più. Organizzarlo è stato faticoso; se per i partecipanti tutto è iniziato il 15 giugno, per chi ci lavorava più o meno è iniziato alla fine dell’anno scorso.

Verso aprile è arrivata l’ansia; cominciavo a pensare che forse avevamo fatto il passo più lungo della gamba. Quando si sono aperte le iscrizioni poi è partito l'effetto valanga: solitamente i partecipanti erano attorno al centinaio, quota che abbiamo raggiunto in circa una settimana. Ormai il Camp non era più un progetto ma qualcosa di concreto ed imminente.

Iscrizioni chiuse a fine maggio superati di poco i 170 iscritti.

A marzo sono iniziate anche le riunioni coi tecnici. Con Roberta, referente nazionale degli istruttori, ci si sentiva quotidianamente mentre altri del direttivo si interfacciavano in continuazioni con Enrico ed Emanuela di FlyMaratea, i nostri agganci sul territorio.

Alla serata di apertura ero davvero emozionato, ormai c’eravamo e non potevamo far altro se non mettere in atto i piani e vedere se questi lunghi mesi di lavoro avrebbero portato al risultato sperato.

Come è andata alla fine conviene però lo chiediate a qualcun altro. Non sarei obiettivo. Io posso dire che - considerando questo primo anno di un nuovo format come un test-  sono soddisfatto, anche se abbiamo lunghe paginate di appunti piene di cose su cui aggiustare il tiro per il prossimo anno.

Le novità sono state principalmente nel campo delle relazioni esterne. Abbiamo avuto in apertura ospiti del comune. Poi una serata culturale con un geologo del CAI ad illustrare le caratteristiche del territorio, esperti di Legambiente  per la fauna marina, la ProLoco e l’assessore alla cultura per storia e tradizioni.

Si è iniziato a dare un po' di corpo ed importanza ai workshop a terra, non più relegati al solo ruolo di "piano B" in caso di maltemo. Altra novità era la presenza ufficiale di alcuni costruttori che - sebbene non avessero stand fisici - hanno messo a disposizione kayak e pagaie da provare. 

Altro grande passo: per la prima volta Sottocosta ha presentato il kayak da mare al pubblico in un evento denominato “kayak fest” al porto di Maratea con dimostrazioni, intervento del comandante della Capitaneria di Porto, del Sindaco, di rappresentanti della Regione Basilicata e degli sponsor. Poi Guido Grugnola a parlare del suo giro d’Italia in kayak, Luciano Belloni e Gaudenzio Coltelli per la storia di Sottocosta e di questa disciplina in Italia. La chiusura della serata è andata a Giacomo della Gatta, kayaker che vanta uno dei curriculum più importanti in Italia, con un pensiero che racchiude l’essenza del nostro navigare in mare.


Oltre a tutto questo, ovviamente, c’era anche il “solito” camp con navigazioni, uscite didattiche, incontri dei tecnici e gli immancabili momenti di convivialità.

Personalmente posso dire che è stato sfiancante, ho passato più tempo al PC o al telefono che in canoa. Abbiamo creato apposta per il Camp un sito che era da aggiornare quotidianamente con foto ed articoli, pubblicare qualcosa anche su FaceBook ed Instagram, mandare i piani di navigazione alla Guardia Costiera la mattina e le conferme di rientro al pomeriggio.

Ho però voluto, come sempre, cercare di approfittare il più possibile della presenza di tecnici che per questione di distanza purtroppo vedo raramente. Mi sono affiancato a molte attività in acqua talvolta attivamente, altre volte meno. 

Arrivato a giovedì mi sono però accorto che ero stato due volte verso Sud all’Isola di Dino ed avevo fatto qualche uscita puramente didattica di fronte al campeggio; mi rimaneva solo un’ultima possibilità di navigare nello splendido tratto di costa tra Castrocucco e Maratea.

Per fortuna ci sono riuscito l’indomani, mentre molti erano impegnati nell’esame Pagaia Azzurra.  

Al Pilates sono stato presente solo due volte, per il corpo grande dolore e sofferenza, ma per la mente un’oretta di pace.

Ora che il Sottocosta Kayak Camp 2024 è finito si è già aperto il cantiere per Sottocosta Kayak Camp 2025. Chissà come sarà, chissà dove sarà.

Spero solo di non partecipare da solo, come quest’anno, ma di poter portare Gloria ed i bimbi.


ALTRE FOTO SULL'ALBUM FLICKR

gruppo felice all'Isola di Dino



Link ai post degli anni precedenti:

-Sottocosta Kayak Camp 2023 - Gargano

-Sottocosta Kayak Camp 2021 - Argentario

-Sottocosta Kayak Camp 2019 - Gargano

venerdì 31 maggio 2024

ISKGA - Coastal Planning & Navigation a Lerici

L’aver superato l’esame Pagaia Azzurra - SK3 lo scorso mese mi ha sbloccato una serie di possibilità d'accesso alla disciplina del kayak da mare praticata ad un certo livello.

Così, quando ho visto pubblicato il bando di iscrizione al corso ISKGA - Coastal Planning & Navigation Module tenuto presso Santa Teresa a Lerici, la voglia mi è venuta.

Ora, sebbene ancora adesso non abbia ben capito come sia strutturata la formazione ISKGA (International Sea Kayak Guide Alliance), ho colto al volo l’occasione che si presentava golosa per alcuni motivi:
1- l’argomento di questo modulo mi appassiona molto ed interessa;
2- Santa Teresa: amo quel posto e ne sentivo la mancanza;
3- un corso con Guido Grugnola è sempre un corso con Guido Grugnola, torneresti a casa arricchito anche se l’argomento trattato fosse “come accendere la luce dell’aula corsi alla Scuola di Mare” (che detto così sembrerà anche semplice… ma voi avete mai provato a cercare dove diamine hanno nascosto quei dannati pulsanti?);
4- pur non avendo ben chiaro il funzionamento dell’ ISKGA, mi solleticava l’idea di mettere il naso in un percorso formativo ai massimi livelli di respiro internazionale, una sfida interessante.

Detto fatto, si parte per il Golfo dei Poeti. Il corso è strutturato in due giorni.
Il primo in aula ed il secondo…anche. Ma allora quando si va in kayak?
Di notte. Ovvio!

imbarco dopo il tramonto

In tutto eravamo 3 partecipanti, questi corsi ne prevedono un massimo di 4. Ho ritrovato Sergio, che ha fatto praticamente tutti i moduli, ed ho conosciuto Andrea di Vicenza il quale passa all’incirca metà anno a casa sua, sul Brenta, a fare la guida in raft e l’altra metà dell’anno - sempre a fare da guida - ma in Groenlandia. Ha raccontato di esperienze pazzesche pagaiando tra gli iceberg e lungo i ghiacciai rimasti. Ovviamente anche lui molto avanti nel percorso formativo.

Il primo giorno è stato davvero impegnativo con una filata incredibile di ore in aula a parlare di pianificazione, carteggio, calcoli di marea e relative correnti. Si toccano anche argomenti laterali ma comunque fondamentali quali il segnalamento marino, oceanografia e procedure VHF.

Guido ha usato questa occasione per un piccolo esperimento: ha inserito una parte dedicata alla navigazione astronomica. Una cosa davvero molto basilare, guardando le costellazioni principali con l’idea non certo di fare il punto, ma di riconoscere e trovare un allineamento utile da seguire per continuare a pagaiare nella notte senza dover ogni pochi minuti accendere la luce, controllare la bussola e spegnere la luce perdendo abbrivio.
Devo essere sincero: questa cosa delle stelle mi aveva lasciato un po’ scettico sia la sera precedente, quando mi era stato anticipato, che durante la lezione.

Poi quantitativi di esercizi su varie carte nautiche: rotte, distanze, correzioni di declinazione, compensazioni di deriva, rilievi, ricerca di allineamenti, valutazioni di varie ipotesi di percorso guardando correnti, batimetriche e segnali.
Si è lavorato dapprima con tutti gli strumenti da carteggio nautico, poi con un’attrezzatura sempre più minimale fino ad arrivare all’uso della sola bussola cartografica e relativo cordino.

In questa parte al tavolo da carteggio devo dire di essermela cavata molto bene; avere fatto un istituto tecnico aeronautico ed il brevetto di pilota privato di aeroplano mi ha aiutato davvero moltissimo. Erano tutte cose che fino alla maturità masticavo ad occhi chiusi, ed il mio cervello non ha fatto la minima fatica a rispolverare queste competenze. Tutto merito dell' insegnante di navigazione, era semplicemente un mito: l’ing. Hani.

Non mi viene in mente nessun altro professore che abbia lasciato in tutti i suoi allievi solo ricordi positivi. Tutti lo amavano e ne avevano grande rispetto ed ammirazione per i suoi metodi decisamente non convenzionali.
Ricordo addirittura che noi studenti dell’aeronautico ci facevamo chiamare “i discepoli di Hani”.
Due anni fa l’ing. è “volato più in alto” e mi ha fa davvero piacere poter sfruttare, anche se in un altro ambito, ciò che mi ha insegnato. Il migliore dei modi per tenere vivo il ricordo di un Grande Uomo ed un ottimo insegnante.

Ultimo esercizio della giornata: ognuno avrebbe dovuto fare la pianificazione per la navigazione di quella notte, come se dovesse guidare il gruppo per l’intera durata. Alla fine ci siamo confrontati ed - assieme - abbiamo tracciato le rotte definitive facendo un merge raccogliendo le idee migliori di tutti.
Prima di mangiare avevamo già preparato e consegnato alla Scuola di Mare il piano di navigazione e compilate le varie copie del piano di navigazione notturna che ogni kayaker deve tenere in coperta. 

Mentre ripassavamo le procedure night navigation la cena era pronta, poi meritata pausa in attesa del buio.

Navigazione suddivisa in 8 tratte, io ho guidato in 3: due cortissime ed una più lunga.

Alla prima ho fatto proprio una pessima figura: un banale attraversamento da fanale a fanale davvero cortissimo (0,25nm). Una cosa tranquillissima: dobbiamo andare da qui a li. Linea di fronte, nessun traffico in arrivo, prua alla base della luce e si parte. Ci abbiamo messo addirittura meno dei 5’ pianificati perché viaggiamo sopra ai 3kts prefissati. Una tratta così banale che nemmeno mi è venuto in mente di guardare la bussola. La marea era in diminuzione ed il Golfo dei Poeti si svuotava creando in questa strettoia della corrente, troppo poca per essere percepibile ma sufficiente perché all’arrivo la nostra bussola fosse modificata di quasi 10°. Non ho navigato, ho tenuto la prua inchiodata sul fanale e, di conseguenza, non mi sono nemmeno accorto che qualcosa ci portava in fuori.

Come partenza non proprio il massimo.

La tratta successiva verso un segnale speciale galleggiante non illuminato in direzione del mare aperto, fatta la prua con la bussola Guido ci ha indicato una stella (purtroppo non ricordo né il suo nome né la costellazione a cui appartiene) che combaciava con la nostra rotta. Ironia della sorte il primo tentativo con questa cosa delle stelle era toccato proprio a me che la ritenevo un po’ una boiata.

E’ stato un tratto breve, ma navigare nel silenzio della notte seguendo una stella mi ha emozionato.
Stai conducendo il tuo kayak in mare ma sei allineato con il cielo. Seguendo l'astro a circa ad un minuto dallo stimato ho individuato la silhouette della meda un po’ spostata a sinistra. Obiettivo raggiunto, guardando per aria. Fantastico!

L’ultima tratta che ho guidato è stata la più lunga delle tre, sempre verso il mare, alla ricerca di un punto segnato a matita sulla carta. Pura navigazione stimata. Si imposta la prua che - fortuna vuole- combaciava con le lucine di una nave ancorata a qualche miglio di distanza.

Ogni 4-5’ accendevo la lampada frontale rossa per verificare che, sempre puntando quelle luci, la rotta bussola non cambiasse. Non è successo, quindi non eravamo soggetti né a deriva né a scarroccio; non serviva compensare ma sicuramente rallentare un pochino. Ci siamo concessi una breve pausa dato che, nelle tratte precedenti, avevamo appurato di viaggiare sopra i 3 kts ed in più avevamo un leggero vento in poppa.

rilevamenti riportati sulla carta in navigazione

Percorsi i 20’ pianificati abbiamo fatto dei rilievi per capire se fossimo in target sfruttando il faro del Tino ed il fanale verde della bocca del porto. Eravamo in rotta ma ci mancava ancora un pochino. Abbiamo proseguito fino ad aggiustare il rilievo del Tino.

Raggiunto questo punto in mezzo al nulla la  guida è passata ad Andrea per raggiungere il fanale verde di Lerici. Questo segnale non era visibile dalla nostra posizione così, nuovamente, dopo aver messo la prua con la bussola  abbiamo prima guardato le stelle, poi degli allineamenti di edifici illuminati sulla costa. 

Da Lerici a Santa Teresa rientro costeggiando;  in un tratto di scogliera particolarmente buio la turbolenza creata dalle pagaie eccitava il plancton che si accendeva di bioluminescenza. La pala lasciava dietro di se una scia bianca piena di puntini luccicanti che risaltava sul mare perfettamente piatto e nero. Troppo debole per impressionare questa luce su foto o video, uno di quei ricordi che rimarranno solo nella memoria di chi c'era.

Pensavamo di fare una notturna che avesse solo aspetti prettamente tecnici e didattici; invece abbiamo anche inseguito le stelle e siamo scivolati su un tappeto fluido luminescente. Che navigazione magica!


L’indomani ancora in aula per un dettagliato debriefing della notturna ed altri aspetti teorici, principalmente cenni di meteorologia. Il corso si è concluso a metà pomeriggio.

Due giorni davvero intensi, da cui ho tratto grande soddisfazione. Sono stati resi evidenti alcuni miei limiti su cui lavorare: la percezione delle distanze in mare e velocità di crociera, la necessità di allenare l’occhio alla continua ricerca di allineamenti e l’utilità di sfruttare la bussola sempre, anche nelle navigazioni più banali per essere in ogni momento cosciente dell'essere o meno soggetto a deriva e/o scarroccio.
Ho poi  ricevuto conferma che di meteorologia non ricordo praticamente niente.

castello di Lerici

Insomma, ho imparato un sacco di cose e sono tornato a casa con delle abilità da sviluppare anche nelle pagaiate più semplici e rilassanti fuori dalla sede del CK90.

Non ho però soddisfatto il punto 4 dei motivi che mi avevano spinto ad iscrivermi a questo corso. Non so se il percorso ISKGA sia alla mia portata proprio perché la mia pregressa preparazione aeronautica mi ha facilitato non poco in questo particolare modulo incentrato sulla navigazione.
Ma sono sicurò troverò occasione di soddisfare questa curiosità in un altro modulo più prettamente canoistico o marinaresco.

Concentrazioneskimokayak 2024

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